Una disputa legale che coinvolge l’Università agraria di Sacrofano, il comune di Roma Capitale e la società Terna Rete Italia S.p.A. ha sollevato questioni cruciali riguardanti la destinazione dei terreni (zona Valle Muricana) e la tutela dell’ambiente. Il caso, affrontato dal Commissariato per gli Usi Civici nelle regioni Lazio, Umbria e Toscana, presenta una serie di complicazioni e sfide nel contesto della gestione del territorio e dei diritti civici.
Contesto Legale e Fatti
L’Università agraria di Sacrofano ha presentato un ricorso chiedendo il sequestro dei terreni oggetto di giudizio, poiché la società Terna prevedeva di eseguire indagini archeologiche su tali terre.
«Il progetto in questione è il Riassetto della rete elettrica AT/AAT nell’area metropolitana di Roma – Quadrante Sud-Ovest che consiste nella realizzazione di una nuova stazione di trasformazione 380/150 kV che sarà collegata in entra-esce alle attuali linee 380 kV mediante la realizzazione dei necessari raccordi e nella costruzione di nuovi elettrodotti ad alta e altissima tensione. La lunghezza complessiva dei nuovi elettrodotti è di circa 8,50 km per la linea a 380 kV, 4,90 km per la linea a 220kV e 21 km per la linea a 150 kV, mentre la lunghezza complessiva delle linee che dovranno essere demolite è di 29 km. L’opera nel suo complesso consentirà di migliorare la continuità e la qualità del servizio dell’area sud/ovest di Roma, in modo da far fronte anche all’aumento di domanda di energia elettrica». È quanto riferisce il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in merito al Riassetto della rete elettrica AT/AAT nell’area metropolitana di Roma – Quadrante Sud-Ovest.
Il Commissariato ha emesso un decreto di sequestro, ma la controversia è proseguita con il coinvolgimento del Comune di Roma Capitale, che ha contestato la propria legittimazione passiva.
La società Terna ha sostenuto la compatibilità delle sue attività con l’esercizio degli usi civici, mentre l’Università agraria di Sacrofano ha difeso la natura collettiva dei terreni in questione, trasferiti dalla comunità di Sacrofano all’Università stessa nel 1910. La mancata considerazione della natura collettiva dei terreni da parte del Ministero dell’Ambiente nella concessione dell’autorizzazione agli scavi ha sollevato ulteriori questioni legali.
Argomentazioni e Risultanze
L’Università agraria di Sacrofano ha argomentato che i terreni in questione mantengono la natura di terreni assoggettati ad uso civico, secondo la legge del 1927. Inoltre, il decreto ministeriale non ha tenuto conto della contrarietà espressa dalla comunità di Sacrofano rispetto alle opere pianificate.
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sottolineato che i beni collettivi non possono essere espropriati senza un provvedimento formale di demanializzazione, e che l’attività di esplorazione archeologica non può essere assimilata all’uso civico. La mancanza di considerazione della natura collettiva dei terreni nel decreto ministeriale ha reso il decreto stesso inidoneo a consentire l’accesso a tali terreni.
Decisione del Commissariato e Conclusioni
Il Commissariato per gli Usi Civici nelle regioni Lazio, Umbria e Toscana ha confermato il decreto di sequestro, riconoscendo la presenza dei requisiti del “fumus” e del “periculum”, ossia il rischio di pregiudizio per l’Università agraria di Sacrofano e l’ambiente circostante. Questa decisione rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti civici e della conservazione ambientale.
In conclusione, il caso del Commissariato per gli Usi Civici nel Lazio, Umbria e Toscana mette in evidenza le sfide e le complessità nella gestione del territorio e nella difesa dei diritti collettivi. La battaglia legale in corso ha implicazioni significative per la protezione del patrimonio collettivo e dell’ambiente, e rappresenta un banco di prova importante per il sistema giuridico italiano.