
Egregio Direttore,
la notizia di studenti che hanno rifiutato di sostenere l’orale dell’esame di maturità. Impensabile quando non esistevano crediti e non si poteva contare su un castelletto di precedenti risultati. Ma buon per loro.
Perché lo fanno? Difficile dare torto a Paolo Crepet: “Ci si accontenta di una vita da sei meno meno.” È quell’attitudine che porta a cercare il posto fisso di Checco Zalone per arrivare alla pensione senza stress o preoccupazioni. Verrebbe da dire “l’ambizione di una vita da Fantozzi”.
O forse è il frutto dell’attitudine italica del “prendi un pezzo di carta e poi trova un lavoro” che sentiamo ancora dire purtroppo spesso. Era ammissibile all’epoca dei nostri nonni, quando stabilità e impiego fisso esistevano. Nel mondo del lavoro di oggi non ci sono più. E nelle scuole si dovrebbe insegnare proprio questo. Ma, forse è pretendere troppo.
Ho cercato comunque di comprendere le ragioni alla base di questo rifiuto e, se da un lato verrebbe di far presente ai due ragazzi che difficilmente troveranno, in qualsiasi lavoro, chi al mattino gli chiede “come stai” prima di iniziare, oppure che l’ambiente non sia competitivo, dall’altro di deve provare a capire.
Per anni abbiamo si è tolto ai ragazzi ogni ostacolo, niente bocciature, ricorsi per valutazioni ritenute basse, aggressioni ai docenti. Ma si cresce senza ostacoli? E quando si incontrano quelli veri?
Riflettendo, da vecchio lettore di fumetti (anzi, di opere d’arte sotto forma di fumetto) ho poi ricordato con nostalgia due maestre che oggi valgono più di molti saggi pedagogici.
Miss Othmar e la signora Vermoni (Wormwood nell’originale). Sono la maestra di Linus nei Peanuts di Charles Schulz e quella di Calvin in Calvin e Hobbes di Bill Watterston.
Miss Othmar è una voce indistinta, sempre presente ma mai davvero incisiva; la Vermoni, una presenza che non accarezza, ma mette alla prova, e lo fa perché crede nei suoi alunni, anche quando li spinge al limite.
Linus si innamora della eterea Miss Othmar con cui parla e si confronta, quasi in tenera amicizia. Calvin cerca di fuggire dall’autorità della Vermoni che, comunque, lo riporta sui giusti binari.
Ho tenuto degli incontri nelle scuole e fatto interventi per parlare di cyberbullismo e ho trovato troppa Othmar e pochissima Vermoni.
Troppa indulgenza, poca guida. Troppa comprensione apparente, e poca fiducia vera nella capacità dei ragazzi di reggere, reagire, crescere. Sembra che ci sia paura di essere giudicati da loro; addirittura odiati. E quindi vengono lasciati fare. La prova, la troviamo in TikTok, quel social da giovanissimi dove, nei loro video, i ragazzi rivendicano la proprietà di uno spazio da cui invitano gli adulti a rimanere fuori. Fuori dalla loro comfort zone che è inconciliabile e incompatibile con la scuola.
È comunque vero. Serve una scuola che dica “ti capisco”, ma che sappia anche dire “non basta”. Una scuola che torni a educare, non solo ad accogliere. Forse quella del maestro Perboni?
Un’ultima osservazione. Proprio in questi giorni si celebra il trionfo a Wimbledon di Jannick Sinner. Io credo che Sinner vinca perché ha superato tutti i suoi esami e, piuttosto che saltarne uno, lo chiederebbe ancora più difficile.
Avv. Gianni Dell’Aiuto