
Una nuova tragedia del mare scuote le coste libiche. La Guardia Costiera ha confermato l’affondamento di un’imbarcazione adibita al trasporto clandestino di migranti, avvenuto la scorsa settimana al largo della costa di Umm Qahqiqih, a ovest di Tobruk. A bordo del natante viaggiavano circa 40 persone, secondo quanto riferito dall’unico sopravvissuto.
Si tratta di un giovane di nazionalità sudanese, che è riuscito a raggiungere la riva a nuoto e a lanciare l’allarme presso le autorità locali. Le sue parole hanno aperto il drammatico scenario: il barcone è affondato rapidamente, lasciando poche possibilità di salvezza agli altri occupanti.
Finora, i soccorritori hanno recuperato nove corpi. Le ricerche proseguono nella speranza di trovare altri superstiti, ma il bilancio rischia di aggravarsi ulteriormente, data la pericolosità della zona e il ritardo nella segnalazione dell’incidente.
Le autorità stanno cercando di verificare l’identità delle vittime e di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Non è chiaro se l’imbarcazione sia partita da un punto specifico lungo la costa libica o se provenisse da un’area più distante.
Questo nuovo naufragio mette ancora una volta in evidenza la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale, una delle più letali al mondo per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa in fuga da conflitti, povertà o persecuzioni.
Le autorità libiche hanno sottolineato l’urgenza di intensificare gli sforzi contro il traffico di esseri umani e di migliorare la cooperazione con le organizzazioni internazionali per gestire in modo più efficace i flussi migratori e salvare vite umane.