(AGENPARL) - Roma, 28 Agosto 2023(AGENPARL) – lun 28 agosto 2023 L’ex magistrato e attuale senatore Scampinato riassume in questo articolo alcuni dei più importanti passaggi giudiziari sul rapporto Stato-mafia…
** Una risposta di Roberto Scarpinato a chi vorrebbe sbarazzarsi dell’“antimafia nichilista”
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A proposito dell’antimafia della “fuffa”: il “gioco grande” tra passato e presente
Si sta pericolosamente diffondendo l’idea che chi denuncia le collusioni tra la mafia e le componenti neofasciste dello Stato lavori contro di esso. Le recenti dichiarazioni del professor Costantino Visconti rendono necessario un ripasso dei fatti accertati da più di mezzo secolo di atti giudiziari che ricostruiscono la rete e la portata dei rapporti Stato-mafia, andando ad osservare anche le strane simpatie di questo governo per personaggi legati al passato stragista di matrice fascista e mafiosa. Pubblichiamo un intervento di Roberto Scarpinato, ex magistrato e procuratore generale delle Corti di appello di Caltanissetta e di Palermo, che si è occupato di alcuni di più importanti processi di mafia degli ultimi decenni, attualmente senatore per il M5S.
“Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa”.
Honorè de Balzac
In una intervista pubblicata sul Foglio il 20 luglio 2023 Costantino Visconti, docente di diritto Penale all’Università di Palermo, ha auspicato che nelle scuole non vengano più invitati il magistrato Nino Di Matteo e il giornalista Saverio Lodato in quanto esponenti di una antimafia nichilista (ribattezzata “della fuffa” nella titolazione dell’intervista) che afferma che “lo stato è marcio”, “mette permanentemente in discussione i risultati che ottengono i corpi professionali dello stato nel contrasto a Cosa Nostra in nome di un inafferrabile oltre, di un sistema mafioso superiore e supremo che rimarrebbe sempre impunito” e “non da mai soddisfazione a chi lavora sul campo”. “Questo modo di intendere la mafia” – spiega Visconti – “nega la storia alle nuove generazioni… confonde le acque, punta inesorabilmente a celebrare l’invincibilità della mafia e dei suoi registi occulti”, mentre invece “bisogna insegnare bene la storia” raccontando che oggi “siamo arrivati
al punto in cui le mafie sono sotto pressione permanentemente. In questo modo dai la sensazione che qui l’identità forte è lo Stato, che nulla ha che vedere con la mafia”.
L’invito rivolto dal prof. Visconti è stato respinto al mittente da circa cento studenti di università e scuole di tutto il paese, sottoscrittori di una lunga lettera aperta che nel rivendicare il diritto di ascoltare e confrontarsi con magistrati come Di Matteo e giornalisti come Lodato, argomentano come e perché la rappresentazione della mafia e dei suoi rapporti con il potere proposta dal professore sia “totalmente fuorviante e antistorica”, assicurandogli “che i giovani e gli studenti conoscono la storia, ma quella vera, scomoda e fastidiosa: non la storia che ci viene propinata con concetti retorici ed astratti di legalità, o con passerelle istituzionali all’interno delle nostre scuole e università”.
Al di là delle considerazioni di merito formulate dagli studenti, la fatwa lanciata dal professor Visconti merita riflessione sotto altri profili.
Né Matteo, né Lodato, infatti, ha mai affermato che “lo Stato è marcio” né tantomeno ha messo “permanentemente in discussione i risultati che ottengono i corpi professionali dello stato nel contrasto a Cosa Nostra”.
Entrambi nella diversità dei propri ruoli hanno messo in luce una verità storica ormai consolidata a seguito di una messe significativa di sentenze e di acquisizioni documentali.
E cioè che all’interno dello Stato accanto a componenti fedeli alla legalità costituzionale e alla democrazia, hanno operato anche componenti infedeli, terminali di complesse reti istituzionali collegate a poteri extraistituzionali, che hanno depistato le indagini, hanno garantito protezioni e impunità ad esecutori di delitti, tenuto al riparo complici eccellenti, talora anche fornito supporto logistico alla consumazione dei reati.
Una fenomenologia che si è declinata soprattutto sui terreni che hanno intersecato la criminalità del potere – stragismo della destra eversiva, progetti di colpi di stato, delitti politici, omicidi e stragi di mafia – e che per la sua ininterrotta continuità nel tempo, per la rilevanza dei ruoli ricoperti dai suoi protagonisti negli apparati istituzionali, non può essere derubricata a mera sommatoria aritmetica di cadute e deviazioni individuali, disconnesse l’una dall’altra, ma appare piuttosto indicativa della perpetuazione nel tempo di tali componenti infedeli e della loro nefasta ed occulta azione illegale e antidemocratica. […]
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