
(AGENPARL) – mer 16 novembre 2022 CONFARTIGIANATO IMPRESE SARDEGNA
COMUNICATO STAMPA 16 NOVEMBRE 2022
EDILIZIA – Le costruzioni sarde si lasciano alle spalle la crisi
covid: cresce il valore aggiunto prodotto e 7 cantieri su 10 lavorano
con il Superbonus 110%. La mancanza di operai specializzati e la
crescita dei costi alla produzione rischiano di vanificare la
crescita. Lai e Meloni (Confartigianato Sardegna): “Situazione
favorevole e propizia ma preoccupati per ciò che potrà avvenire nei
prossimi mesi”.
L’edilizia sarda pare essersi lasciata alle spalle la crisi causata
dalla pandemia.
Lo dice il dossier sul valore aggiunto prodotto nell’Isola dalle
costruzioni, elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna, sui dati dell’Istituto Tagliacarne-Unioncamere nel periodo
2019-2021.
Secondo il dossier, sulla scia dei vari provvedimenti governativi,
tutte le 5 province sarde hanno lasciato alle spalle la crisi Covid
superando la ricchezza prodotta nel 2019, confermando così una netta
crescita del comparto che ha recuperato più velocemente le performance
pre virus.
La variazione percentuale del valore aggiunto tra il 2019 e 2021 dice
che il migliore tra i territori sardi per l’edilizia è il Sud Sardegna
con il 22,15% prodotto in più rispetto al 2019, occupando la 19esima
posizione nazionale; segue Sassari-Gallura con + 21,02% (22 esima),
Nuoro con +20,10% (26esima), Cagliari con 17,21% (34esima) e Oristano
con 15,27% (42esima). La classifica è aperta da Terni con un +41,94%
rispetto al 2019 e chiusa da Pordenone con -6.70% (107esima
posizione).
Inoltre, i dati sulla Sardegna sul Superbonus 110%, raffrontando il
2021 con il 2022, dicono come le percentuali degli investimenti
ammessi a detrazione siano passate dall’8,6% del 2021 al 69,1% del
2022. In pratica l’anno scorso meno di 1 cantiere aperto su 10
riguardava il superbonus, mentre oggi siamo a 7 cantieri su 10.
“Viviamo un momento particolarmente favorevole e propizio – commentano
Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Sardegna, e Giacomo
Meloni, Presidente degli edili artigiani – ma su ciò che potrà
avvenire al comparto nei prossimi mesi e anni ci sono tanti dubbi.
Infatti, a livello nazionale, si stanno registrando le prime frenate”.
E le preoccupazioni dei costruttori edili sono due: la mancanza di
figure professionali adeguate e l’impennata dei costi dei prezzi alla
produzione.
“Oltre alla mancanza di materiali e al loro costo ormai proibitivo –
continua la Presidente Lai – registriamo anche la carenza di
manodopera qualificata: dai pavimentisti agli intonacatori, sono
diverse le figure professionali di cui necessita il settore. Proprio
perché l’edilizia è rimasta bloccata per oltre dieci anni, non c’è
stato un adeguato ricambio generazionale di risorse umane”. “Inoltre
preoccupa la difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro –
prosegue – i dati rilevati dalle Agenzie per il lavoro dicono che le
imprese, per il 69,5% dei casi, faticano a trovare operai
specializzati. Il tema che si apre è come trovare tutto questo
personale, e non parlo solo di personale specializzato, ma sta
diventando difficile trovare anche personale in generale. Per quanta
fatica e sforzi si continui a fare per tenere in moto l’economia,
risulta difficile proseguire in tal senso se non si trova una
soluzione. Credo che sia compito nostro interrogarci e ottenere
risposte prima che le imprese si trovino bloccate per mancanza di tali
figure professionali, tanto da non poter più lavorare”.
L’altra preoccupazione arriva dalla crescita dei prezzi alla
produzione, che stanno mettendo in seria difficoltà le imprese e i
committenti, con il risultato di accordi commerciali sempre più
difficili.
Secondo le analisi ISTAT, i costi per la realizzazione degli edifici
residenziali in un solo mese di quest’anno, tra luglio e agosto, sono
cresciuti del 3,1%, mentre per le infrastrutture, sempre nel medesimo
arco di tempo, sono cresciuti del 3,4%. Se però si analizza il periodo
2019-2022, si nota che per il residenziale i costi sono aumentati
dell’8,1% mentre per la realizzazione di strade e ferrovie i costi
hanno subito una impennata dell’8,5%.
“Tutto è, ovviamente, dovuto all’aumento dei prezzi delle materie
prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti – sottolinea Giacomo
Meloni, Presidente di Confartigianato Edilizia – che costringe, tante
imprese, ad accettare appalti sotto costo: questo non è giusto e non
dobbiamo permetterlo. Perché questo fattore costituisce la
precondizione per il fallimento di tante piccole realtà del settore.
Su questo stiamo lavorando e lavoreremo anche con questo nuovo
Governo”.