
(AGENPARL) – Roma, 08 aprile 2022 – Nel 1973, dopo la guerra dello Yom Kippur tra Israele e una coalizione di paesi arabi, i produttori di petrolio del Medio Oriente avevano dichiarato un embargo sulle esportazioni di petrolio negli Stati Uniti come sanzione per il loro sostegno a Israele.
Quello che seguì fu una crisi energetica di proporzioni epiche.
Ora secondo Daniel Yergin, l’attuale crisi energetica potrebbe essere peggiore.
Nella crisi petrolifera degli anni ’70, il prezzo del petrolio è quadruplicato in tre mesi dopo l’embargo.
A quel tempo, gli Stati Uniti avevano pensato che la quota di mercato persa avrebbe danneggiato finanziariamente gli stati produttori.
Invece, quei produttori hanno compensato quella perdita di quota di mercato con prezzi notevolmente più alti.
I cittadini negli Stati Uniti, tuttavia, hanno subito un duro colpo sotto forma sia di scarsità di carburante che tramite le misure attuate per il risparmio energetico, poiché il consumo di petrolio del paese è cresciuto incessantemente per decenni grazie al petrolio mediorientale a buon mercato e questo vale oggi con il gas russo.
È interessante notare che, sebbene l’embargo non abbia coinvolto l’Europa, il continente ha subito un colpo ancora più grave a causa del modo in cui i prezzi sono aumentati in seguito al comportamento dei paesi produttori arabi.
È stato introdotto il razionamento del carburante e sono stati introdotti limiti di velocità nazionali per risparmiare carburante.
Quest’ultima misura, sui limiti di velocità, può suonare familiare a coloro che seguono le raccomandazioni dell’Agenzia internazionale dell’energia per il risparmio energetico: è uno dei dieci passaggi che l’AIE ha elencato come necessari per ridurre la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi.
Il fatto che la carenza di oggi coinvolga tutti i combustibili fossili piuttosto che solo il petrolio è uno dei motivi per cui questa crisi potrebbe essere peggiore di quella degli anni ’70, secondo Yergin, che ha commentato questa situazione in un’intervista pubblicata il 6 aprile su Bloomberg .
«Penso che questa sia potenzialmente peggio», ha detto l’esperto a Bloomberg. «Riguarda petrolio, gas naturale e carbone e coinvolge due paesi che sono delle superpotenze nucleari».
Lasciando da parte il comprensibile disagio che l’ultima parte della dichiarazione susciterebbe in Europa o in Nord America, la prima è eloquente.
L’Europa dipende dalla Russia per quasi la metà delle sue importazioni di carbone e gas naturale e per circa un quarto delle sue importazioni di petrolio greggio.
E l’UE ha appena deciso di vietare le importazioni di carbone russo nel tentativo di danneggiare l’economia russa come sanzione per le azioni della Russia in Ucraina.
Ecco cosa è successo dopo l’annuncio del divieto, che non è stato ancora approvato, tra l’altro.
L’Indonesia ha aumentato i propri prezzi del carbone del 42%, i minatori australiani hanno riferito di avere una capacità limitata di sostituire il carbone russo e i prezzi del carbone asiatico sono aumentati vertiginosamente a causa delle notizie secondo cui gli acquirenti europei stavano cercando carbone in sostituzione a quello russo.
Quello che sta succedendo nel carbone è più o meno ciò che accadrà nel petrolio e nel gas.
Come ha notato Yergin nella sua intervista con Bloomberg, il mercato globale del gas naturale è già piuttosto teso e non c’è un sostituto pronto per il gas russo se dovesse smettere di fluire.
Questo nonostante gli sforzi da parte dei produttori di GNL statunitensi per aumentare le esportazioni.
Un altro esperto di energia, David Blackmon, ha fatto un ulteriore passo avanti questa settimana sul podcast Energy Transition , affermando che gli Stati Uniti non avevano i mezzi fisici per mantenere la promessa fatta dal presidente Biden all’UE di fornire altri 15 miliardi di metri cubi di gas in sotto forma di GNL.
Blackmon ha fatto rilevare il tempo necessario per aumentare la produzione di gas ed espandere la capacità di liquefazione, nonché la flotta limitata di navi cisterna per GNL e gli impegni di esportazione di GNL già esistenti con altri acquirenti.
In tale contesto di scarsa offerta e la domanda di combustibili fossili che supera significativamente questa offerta, le cose sono già critiche senza embargo su petrolio o gas.
Embargo che potrebbe diventare ‘necessario’ ad un certo punto, come ha dichiarato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.
Ora come sappiamo il costo della vita è in aumento in tutto il continente europeo e i governi stanno lottando per tenerlo a freno.
E’ chiaro che se l’UE dovesse seguire la strada dell’embargo, i risultati potrebbero essere disastrosi e questo tutti gli analisti lo stanno dicendo da settimane.
L’Europa invia 20 milioni di euro al giorno alla Russia per il carbone ed 850 milioni al giorno per petrolio e gas.
Nel caso in cui venga proposto un embargo sul gas, l’Italia «sarà molto felice di seguirlo» se ciò rendesse possibile la pace. «Se il prezzo del gas può essere scambiato con la pace… cosa scegliamo? La pace? O per far funzionare l’aria condizionata in estate?» ha dichiarato il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, in conferenza stampa dopo il Cdm.
Pace o Condizionatori? Un dilemma non da poco conto.
Sul piatto della bilancia va anche messa «la pace o le 500 mila aziende in fallimento a causa del caro energetico?» ed anche «la pace o la perdita di ulteriori 500mila posti di lavoro?».
Tutte valutazioni – credo – legittime prima di prendere una posizione.
Penso che con i condizionatori spenti, con il fallimento delle aziende italiane e con la predita dei posti di lavoro non avremmo la Pace in Ucraina, ma solo l’impoverimento del tessuto sociale ed economico dell’Italia che causerà tensioni sociali nel Paese. E che l’Italia attualmente non si può permettere.
La domanda che mi pongo è «Cui prodest» tutto ciò?
Ultima riflessione.
L’articolo 93 della Costituzione italiana recita «Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica». Che cosa significa? Il Presidente del Consiglio e i ministri «prestano giuramento» utilizzando la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne fedelmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». E per Nazione intendo ovviamente l’Italia.
Secondo la dottrina, il giuramento coincide con l’inizio delle funzioni del Governo: il suo significato deve ritrovarsi nel fatto che, attraverso di esso, il Presidente del Consiglio e i ministri vincolano il proprio mandato al rispetto della Costituzione e al perseguimento dell’«interesse esclusivo» dello Stato italiano.
Ora la domanda è se il Governo italiano sta effettivamente perseguendo l’interesse esclusivo dello Stato italiano alla luce delle recenti affermazioni che potrebbero portare l’Italia ad una crisi energetica di proporzioni epiche.
Ah a saperlo…