
(AGENPARL) – Tue 15 July 2025 LA VITALITÀ
DELLA MATERIA
Leonetto Tintori
e la Scuola di Vainella
LA VITALITÀ DELLA MATERIA
Leonetto Tintori e la Scuola di Vainella
18 luglio – 7 settembre 2025
S. Quirico di Vernio
Oratorio di S. Niccolò e Galleria di Palazzo Bardi
Mostra promossa da
Comune di Vernio
Fondazione CDSE
Laboratorio per affresco “Elena e Leonetto Tintori”
Testi
Sergio La Porta, Laboratorio per affresco “Elena e Leonetto Tintori”
Le citazioni in corsivo nel catalogo sono tutte di Leonetto Tintori,
tratte da scritti inediti conservati nella sua Casa Museo a Vainella
Coordinamento organizzativo e redazionale
Alessia Cecconi, Moira Pierozzi
Progetto grafico
Baldassare Amodeo
Un ringraziamento particolare a tutti i prestatori delle opere
Fondazione CDSE
Centro di Documentazione Storico Etnografica Val di Bisenzio e Montemurlo
Vaiano (PO), via Mazzini 21
In copertina: Elena con la zazzera, olio su legno, 1926
In occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di
Leonetto Tintori, il Casone dei Bardi ospita una mostra dedicata a
celebrare la figura di un artista e restauratore straordinario, profondamente legato a Prato e alla Val di Bisenzio. L’iniziativa, fortemente
voluta dall’amministrazione comunale, nasce dalla collaborazione tra
la Casa Museo Leonetto Tintori, la Scuola di Vainella e la Fondazione
CDSE, realtà che da anni valorizzano il patrimonio culturale del territorio.
Tintori, originario di Prato, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico del Novecento, distinguendosi per la sua poliedricità:
pittore, scultore, mosaicista e restauratore di fama internazionale. Ha
diretto importanti interventi di restauro su opere di Giotto, Piero della
Francesca e Masaccio, sia in Italia che all’estero, contribuendo significativamente alla conservazione del patrimonio artistico mondiale.
La mostra al Casone dei Bardi evidenzia il profondo legame con il territorio, in particolare con l’area pratese, dove Tintori ha fondato nel
1983 il Laboratorio per Affresco di Vainella. Una scuola-laboratorio,
ispirata alle botteghe medievali, che continua a formare artisti nelle
tecniche della pittura murale e della ceramica artistica, mantenendo
viva la sua eredità.
A completamento dell’esposizione, una mostra degli allievi della
Scuola di Vainella a Cavarzano, grazie alla collaborazione della locale
Proloco, simbolo della continuità e dell’evoluzione dell’insegnamento
tintoriano. Non solo un omaggio al passato, ma anche uno sguardo
verso il futuro dell’arte nel nostro territorio.
L’Alta Valle conferma la sua vocazione culturale e artistica, offrendo
ai cittadini e ai visitatori un’occasione unica per riscoprire la figura di
Leonetto Tintori e il suo contributo al mondo dell’arte.
Maria Lucarini
Sindaca di Vernio
LEONETTO TINTORI
L’UOMO, L’ARTISTA, IL RESTAURATORE
Parlare di Leonetto Tintori artista e professionista del restauro
senza toccare la sfera umana e privata dell’uomo è davvero impossibile, come probabilmente accade per tutti i veri artisti. Vita e
sensibilità artistica in lui si sono intrecciate senza alcuna possibilità di poter separare l’una dall’altra. Le sue opere, prodotte con le
più varie tecniche, non hanno rappresentato un piacevole diversivo all’interno della sua giornata, ma un personale modo di intendere la vita e i sentimenti. In sostanza sono state gli elementi che
hanno dato un senso alla sua esistenza, trasformando le passioni
in ragioni di vita.
Non è fuori luogo dire che Tintori ha vissuto per l’arte, si
tratta semplicemente di prendere atto della
realtà: da quando aveva 16 anni
e fino alla morte, avvenuta nel
2000 alla veneranda età di 92
anni, ha incessantemente prodotto una molteplice varietà di opere d’arte, tutte caratterizzate da una spiccata predilezione per la
sperimentazione e da un gusto mai banale od omologato.
Molteplici le tecniche pittoriche sperimentate: l’affresco, la scagliola, il mosaico, la pittura a olio e a pastello, la tempera, ecc. Altrettanto numerosi i materiali utilizzati nella scultura: gesso, bronzo,
legno, cemento, ceramica e persino la cera. Quanto ai temi trattati,
la sua attenzione si concentrava prevalentemente sugli aspetti più
diffusi della vita quotidiana, sugli oggetti di uso comune, su figure
e personaggi incontrati casualmente nelle strade e nelle piazze.
Diceva lui stesso:
Non esistono ricette valide o sbagliate,
è tutto relativo alle materie che si adoperano, alla mano di chi le elabora, al
momento, alle circostanze, alla scelta
di partenza. Applicare un metodo in
modo identico senza valutare la varietà di situazioni presenti e le finalità
espressive volute, significa non aver capito nulla né di arte né del fare arte.
E questo suo modo di concepire
l’opera d’arte lo mise in atto anche
nel restauro. Tintori deve infatti la
sua fama mondiale principalmente
all’attività di restauratore, sia di pitture murali che su tavola. Gli affreschi
di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, il Camposanto
monumentale a Pisa, il ciclo di affreschi Le storie della vera Croce
di Piero della Francesca ad Arezzo, gli affreschi di F. Lippi nel Duomo di Prato, la SS. Trinità di Masaccio nella chiesa di S. Maria Novella a Firenze sono solo alcuni esempi del suo prestigioso lavoro.
Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Botticelli, Signorelli
e tanti altri sono gli artisti le cui opere Tintori ha trattato in più di
40 anni di professione, passando dal ripristino dei disastri causati
dalla 2° guerra mondiale a quelli dell’alluvione di Firenze nel 1966.
L’alta considerazione che godeva il suo operato lo ha portato a lavorare frequentemente anche all’estero; suoi interventi riguardano le piramidi in Egitto e i templi Maya in Messico. E di restauri si è
occupato in Sudan, Cina, India, Corea. Il tutto senza mai perdere di
vista l’espressività artistica dell’opera d’arte, in contrapposizione a
chi preferiva, e a tutt’oggi preferisce, un approccio al restauro di
tipo esclusivamente scientifico.
La sua natura, modesta e introversa, lontana da desideri di gloria
e di ricchezza, prevaleva anche sugli indirizzi artistici, dominando
ogni suo progetto. Il motore principale delle sue scelte sembrava
essere la perpetua curiosità di scoprire nuovi orizzonti e di cimentarsi in nuove sfide. Ed erano proprio le sfide, in primo luogo con
LEONETTO TINTORI
E LA SCUOLA DI VAINELLA
La Scuola di Vainella è una creatura di Leonetto Tintori, il suo testamento morale, l’incarnazione della sua mission al pari di un
figlio, che nella vita reale non ha mai avuto.
Nato nel 1983, il Laboratorio per l’affresco ha rappresentato l’essenza spirituale di Tintori, la testimonianza concreta del suo modo
di intendere l’arte e più in generale la vita e i sentimenti.
sé stesso e con i propri limiti, che lo emozionavano più di ogni altra cosa e lo rendevano determinato. Era questa sua ferrea determinatezza a farlo sembrare talvolta esigente e puntiglioso, perfino
autoritario. Ma poi subito prevaleva la semplicità e la schiettezza
con cui, nel bene e nel male, non riusciva a nascondere la vera
natura dei suoi sentimenti.
Generoso, umile e idealista oltre ogni limite, Tintori era infatti al
contempo anche irascibile e spigoloso. Le cronache raccontano di
sporadici, ma al tempo stesso furibondi, litigi con Elena, sua moglie e compagna di vita per 60 anni. Si erano conosciuti giovanissimi alla Scuola d’Arte Leonardo di Prato (lei era pittrice) e, seppur
uniti da un fortissimo legame che è durato fino alla fine delle loro
vite, avevano ambedue un temperamento molto marcato, che in
caso di dissapori sfociava nel lancio incrociato di vasi e servizi di
piatti. Ma così facilmente come era nata, la contesa tra i coniugi
presto si scioglieva in gesti di tenerezza e di affetto sincero.
Ed oggi, dopo aver scelto di essere cremati, riposano insieme
all’interno dell’Arca, opera d’arte costruita da Leonetto e divenuta
il simbolo della scuola di Vainella. Una scuola da lui fondata a scopi didattici nel 1981 per tramandare alle nuove generazioni tutte
le tecniche apprese in tanti anni d’intensa attività professionale.
Chiudo gli occhi e vedo scolorite macchie residue degli ultimi oggetti
guardati. Piano piano scompaiono in uno spazio infinito dove posso
collocare tutto quello che voglio. Vedo le buche che devo scavare per
aiutare i rosai, vedo sorgere la piccola scuola nel prato deserto sull’erba bruciata dal gelo. Ma tutto questo lo posso vedere anche senza
chiudere gli occhi. Gli oggetti reali scompaiono e sono libero di comporre, costruire, correggere, demolire. Spesso compaiono nell’infinito
degli occhi chiusi immagini che io non dirigo e le seguo confuso cercando di capire.
In queste parole, scritte nel 1975, c’è già l’idea della scuola, una struttura didattica incentrata sulle tecniche dell’affresco che nel suo
gettata e portata avanti al di là dei rigidi schemi imposti dall’uso
e dalla consuetudine.
E pure inconsuete furono le scelte operative che Tintori attuò
quali elementi costitutivi della nascita del Laboratorio.
Non solo fu insegnante e direttore, senza percepire alcun compenso, ma parte della sua casa fu dimora per gli studenti provenienti da paesi lontani e donò tutta la sua proprietà (parco adiacente, casa e opere d’arte in essa contenute) al Comune, perché
la città fosse elemento propulsore e soggetto fruitore della sua
creazione.
Da allora la scuola ha accolto migliaia di allievi provenienti da
44 paesi diversi e nel novembre 2009 sono stati inaugurati nuovi
ampi spazi didattici, senza intaccare la bellezza del paesaggio circostante.
Il Laboratorio per Affresco di Vainella prosegue, sulle orme del
suo fondatore, testimoniando la vitalità e contemporaneità delle
sue idee con la propria offerta culturale, specializzata in ambito
didattico-formativo e di ricerca scientifica.
progetto originario doveva essere all’antitesi del prototipo didattico-culturale a cui si rifaceva l’intera offerta formativa più diffusa.
La mia scuola dovrebbe avere per scopo e funzione il risanamento della particolare tecnica dell’affresco, trascurata negli ultimi tempi. La
necessità, sentita da alcuni artisti moderni, di un riavvicinamento alla
profonda conoscenza della pittura murale del passato è stata resa
sterile dall’uso limitato al quale è attualmente destinata.
Altra ragione di tentennamenti e rinunce deriva dal fatto che pochi o
punti affreschi realizzati all’aperto negli ultimi decenni hanno lunga
vita, mentre la natura di queste pitture dovrebbe offrire ampia garanzia. Restituire affidamento e funzionalità a quest’arte, che ha raggiunto in Italia nel passato livelli storicamente ed espressivamente altissimi, è un dovere da non trascurare.
La frequenza ai corsi di perfezionamento richiede partecipazione e ricerca di nuove soluzioni tecniche ed estetiche in maniera da formare
la capacità di continuo rinnovamento e costante sperimentazione, utile tanto ad artisti quanto a restauratori.
Parole che testimoniano un profondo amore per il significato più
intrinseco dell’espressione artistica, un’espressione pensata, pro6
LEONETTO TINTORI ED ELENA BERRUTI
In tutte le luci, con tutte le materie possibili, ho cercato me stesso in
Elena. Il gesso, la cera, il bronzo, il legno, mi sono serviti a fermare uno
stato d’animo od un aspetto del nostro tentativo di reciproco completamento.
Con iniziale modesta presenza sorgiva quale comunicazione di sentimenti tutti da scoprire e da rivelare (più desiderio di essere che sostanziale affermazione) prende avvio la serie dei ritratti della compagna,
sempre presente. Rivolo di percorso specchiante la vita, gli avvenimenti, le speranze, senza mai diventare torrente impetuoso e travolgente
neppure nei momenti più dolorosi e aspri.
Intimo rifugio di raccoglimento e di amore.
Il percorso umano ed artistico di Leonetto Tintori, come del resto
la sua vita, è indissolubilmente legato a quello della moglie Elena Berruti, anche lei pittrice e poi sua collaboratrice, conosciuta,
quando erano entrambi giovanissimi, alla Scuola Leonardo di Prato nel 1926. In quello stesso anno furono premiati come migliori
allievi della Scuola, lui per la sezione maschile e lei per la sezione
femminile, salvo poi essere ambedue espulsi dalla scuola per indisciplina l’anno seguente.
Nel 1935, l’anno del loro matrimonio, Leonetto ed Elena acquistarono una villa a Vainella risalente ai primi anni del ‘900, che
divenne la loro dimora e lo scenario della vita artistica e privata
fino alla morte.
Pur provenendo da famiglie di estrazione sociale molto diversa, insieme hanno trascorso più di 60 anni di intenso connubio umano
e professionale. Numerosi sono stati i viaggi di lavoro effettuati insieme, dal Sudan al Messico, dalla Corea al Giappone, da New York
all’India, ecc.
Elena muore nel 1987, Leonetto ci lascia nel 2000.
E oggi, dopo aver scelto di essere cremati, riposano insieme all’interno dell’Arca, opera d’arte costruita da Leonetto e divenuta il
simbolo della scuola di Vainella. Un simbolo di viaggio, di partenza verso una nuova dimensione ignota, come una nave pronta a
levare le ancore e a salpare verso terre non esplorate.
ELENA CON LA ZAZZERA
olio su legno, cm. 40,5 x 27, 1926
Timido pretesto di incontri da
autodidatta disinformato, questo primo ritratto di Elena voleva
essere dimostrazione di cognizioni e sentimenti fluttuanti. Ricerca
immatura di qualcosa esistente,
vissuto soltanto come struggente
desiderio.
LA FIDANZATA
gesso verniciato, cm. 30 x 22 x 22, 1932
ELENA GUARDA LONTANO
gesso, cm. 25 x 15 x 16, 1927
Tentativo di stile quale superamento di analitica adesione alla
sostanza tangibile. Alito sorpreso
sulla forma insistita nello scavare alla ricerca di sofferta felicità.
ELENA CON MAGLIA ROSSA
olio su tela, cm. 68,5 x 36, 1927
Nell’inconsueto clima tranquillo del salotto verde, è materializzato il sognante
approfondimento di visione e sentimento, coinvolgente nella penombra in tanta
e calda reciprocità.
Ritengo questo uno dei più riusciti ritratti di Elena. Innamorato
marcio, seguivo la fidanzata in
ogni suo spostamento con la famiglia. Superata ogni diffidenza,
i genitori mi ospitavano volentieri
ed anche la sorella mi era meno
ostile. Nel ’32 la famiglia passava le vacanze alla Cugna, nella
collina pistoiese, ed io non perdevo occasione per stare insieme
ad Elena. Portai della creta con
me e per giorni e giorni carezzai
l’immagine ormai compenetrata sensibile in profondità, fino a
raggiungere quanto il sentimento vedeva nella fragile materia.
Rischiai di perderla nel trasporto
a Prato ma l’impegno per salvarla aggiunse fascino all’opera.
ELENA IN SOTTOVESTE
affresco strappato, cm. 68 x 46, 1930
INVERNO A CORTONA
mosaico su cotto, cm. 32 x 21, 1938
Già molto interessato ai problemi della tecnica murale, volli
fare un esperimento di affresco
su cemento. Su intonaco normale di calce e sabbia stesi un
sottile strato di cemento bianco
e su questo dipinsi rapidamente il ritratto. In seguito volli tentarne il distacco che riuscì bene
come un affresco su calce.
Vivo in ogni momento. Il bisogno di espressione mi costringe
a raccogliere i cocci rotti nello
sterrato della fornace di vasi e
pentole. I migliori frammenti
sono quelli dei coperchi perché
hanno la superficie piana. Elena, modello sempre presente,
presta il suo infreddolito aspetto di esiliata al tentativo di evasione.
ELENA CHE LEGGE
bronzo, cm. 22 x 17 x 18, 1938
Nel bronzo, la cui fusione era
dono di un amico, traduco un’Elena che legge dal gesso precedentemente realizzato. Non ho
confidenza con questa nobile
materia ed il ritratto perde un
po’ della sua accorata gentilezza.
ELENA COL CAPPELLUCCIO
bronzo, cm. 31 x 21 x 20, 1941
Quasi una ripresa di contatto
con i ritratti di prima della guerra, rispecchia la diffidenza nei
valori precedentemente ritenuti
saldamente validi; è ancora forte l’impianto ma un po’ logorato da sofferenza e delusioni.
ELENA AL LAVORO
cera, cm. 44 x 32, 1938
ELENA PENSIEROSA
olio su legno, cm. 61 x 48, 1949
Nel sottochiesa del Gesù, dove
attendiamo al lavoro di restauro, colgo l’opportunità di
ritrarre Elena tutta impegnata
nella sua occupazione. La cera
è quella delle vecchie candele.
Sempre presente. Elena recita ogni parte nelle composizioni, dove oggetti e
spazio partecipano a creare il clima di calda disponibilità.
ELENA, RITRATTO FORMALE
bronzo, cm. 49 x 33 x 19, 1948
Elena, stanca di essere la modella, esige un ritratto il più
fedele possibile al suo aspetto
di questo momento. Sente che
non è più la solita calda creatura e che in seguito non sarà
neppure quello che è ora. Ne
scaturisce un modellato sensibile, ma fermo e fotografico
che mi spingerà in ricerche più
avventurose, critiche anche nel
suo aspetto.
ELENA DOPO LA GUERRA
legno, cm. 33 x 20 x 24, 1951
Indivisibile, legata nell’intimo più profondo, Elena
offre ancora esasperata
partecipazione alla vita nel
momento amaro della ricostruzione, il suo volto quale
specchio di avvenimenti incancellabili.
ELENA IN VAINELLA
affresco strappato, cm. 161 x 98, 1937
Dal 1936 in poi Vainella fa parte di
Elena quanto i suoi occhi o le sue
gambe. La mamma, la sorella e la
nipotina, servono solo di pretesto per
la composizione. I veri protagonisti
del quadro sono Elena ed il paesaggio. Vainella, rifugio e casa ospitale è
espressione fondamentale dei sentimenti di Elena.
AUTORITRATTO
olio su legno, cm. 39 x 28, 1925
ELENA SEDUTA
bronzo, cm. 109 x 41 x 100, 1931
Superata la voglia di impressionare
per l’imponente dimensione, con la
contenuta invadenza di questa figura seduta, volevo dimostrare anche
a me stesso quanto ogni materiale
apposto esterno possa influire sull’espressività dell’opera. Concetto nel
quale può essere incluso il superamento del reale attraverso l’esaltazione di questo e, senza ricorrere a
trasfigurazioni, giungere a dar significato a singole forme ed all’insieme.
NATURA MORTA CON SCULTURA
olio su tela, cm. 46,5 x 34,5, 1929
FIORENZA
olio su tela, cm. 40 x 31,5, 1932
MAMMA DI ELENA
affresco strappato, cm. 50 x 39, 1936
CASA TOGNOZZI, olio su legno, cm. 40 x 58, 1937
MONTE FERRATO, pastello su carta, cm. 60 x 40, 1971
IMPIANTITO ROSSO
scagliola, cm. 38 x 60, 1990
PIANTA GRASSA FIORITA
scagliola, cm. 50 x 70, 1996
PRIGIONE AZZURRA
scagliola, cm. 53 x 92, 1991
ALFABETO
scagliola,
cm. 65 x 50, 1992
FIORENZA
scagliola, cm. 33 x 38, 1998
CERAMICA
pastello, cm. 50 x 34, 1998
SOLE IN CAMERA
pastello, cm. 50 x 68, 1999
IL PITTORE
pastello, cm. 100 x 70, 1999
GIARDINO PENSILE
pastello, cm. 50 x 68, 1998
RIFUGIO
pastello, cm. 50 x 34, 1999
SCUOLA DI VAINELLA
Elenco degli espositori
ORATORIO DI S. NICCOLO’
e CHIOSTRO DI PALAZZO BARDI
Docente: BEGONA CABADA
“PITTURA”
Marina Baldini, Matteo Bandinelli, Sofia Compiani, Valentina Corsi, Tamara
Galeotti, Eva Gheri, Giacomo Guasti, Chiara Lanfranconi, Fabio Mosca,
Lucio Pagliarulo, Maria Cristina Panichi, Teresa Paoletti, Annalisa Saba,
Barbara Santi, Barbara Saura, Serenella Sereni, Ilo Verità, Elisabetta Vinci,
Lilia Zavattiero, Olivia Zheng, Caterina Ziyan Wang, Sofia Xixuan Wang.
AUTORIZZATA (all’austera economia
del prof. Bonsanti)
pastello, cm. 50 x 68, 1999
Docente: VALENTINA BATINI
“FORME E COLORI, tributo a Betty Woodman”
“GIOIELLI DI CERAMICA”
“DECORAZIONE SU CERAMICA”
Giacomo Guasti, Loriana Innocenti, Silvia Martini, Sonia Paladini, Selena
Papini, Carla Poli,, Carla Vestri.
Docente: LIA PECCHIOLI
“OMAGGIO A GUSTAV KLIMT”
“SCULTURE IN GESSO”
Marina Baldini, Nadia Bartolini, Chiara Bonechi, Sofia Fanti, Elena Giusti,
Giacomo Guasti, Chiara Lanfranconi, Sabrina Nucci, Carla Poli, Alessio
Vinattieri.
CAVARZANO – ORATORIO DELLA PARROCCHIA
Docente: BEGONA CABADA
“PITTURA AD ACQUERELLO / DISEGNO ARTISTICO”
corso tenuto presso il “Laboratorio del Tempo”
VASCHETTA DI PLASTICA
pastello, cm. 50 x 34, 1998
Maria Grazia Arrighetti, Editta Bargi, Maria Grazia Fallai, Emanuele Ibba,
Cristina Pratesi, Gabriele Stefani, Ilo Verità
LEONETTO TINTORI
PRINCIPALI OPERE IN VAL DI BISENZIO
SASSETA
SAN QUIRICO
DI VERNIO
Sasseta, Casa accoglienza anziani, Particolare della vita di
S. Francesco, 1980
Dialogo, Complesso
artistico contemporaneo di Luicciana,
1983-84
LUICCIANA
San Quirico, Opere di carità, 1983
VAIANO
Vaiano, Casa del Popolo,
Festa de L’Unità, 1982
Vaiano, Badia di S. Salvatore Badia di Vaiano, Cristo
Pantocratore, affresco
sulla facciata, 1938
Pietà, tempera a
calce, altare della
cappellina sinistra
del coro, 1938-39
Prato, Tabernacolo della Madonna della Tosse, visione d’insieme e
particolare, 1981
MADONNA DELLA TOSSE
Tetramorfo, affresco,
volta a crociera del
ciborio, 1938-39