
Belgrado – Durante il panel “La Bosnia-Erzegovina in un vicolo cieco – l’anno della fine”, tenutosi a Belgrado con la partecipazione di analisti, diplomatici e accademici, è stata ribadita con forza una posizione: il ritorno alla Costituzione della Bosnia-Erzegovina rappresenta l’unica reale via d’uscita dall’attuale impasse politico e giuridico che paralizza il Paese.
Organizzato dai portali Sve o Srpska e Fakti, con il supporto dell’Ufficio di rappresentanza della Republika Srpska in Serbia, l’incontro ha messo in luce come la disfunzionalità della Bosnia-Erzegovina sia alimentata dalla violazione dell’uguaglianza costituzionale tra le entità della Republika Srpska e della Federazione. La disconnessione tra l’attuale assetto politico e il dettato costituzionale viene letta come il principale ostacolo a una governance stabile e condivisa.
L’ambasciatore Aleksandar Vranješ ha criticato l’approccio centralizzante di Sarajevo, accusando i leader locali di confidare eccessivamente nell’alto rappresentante internazionale Christian Schmidt, che – secondo lui – mina le fondamenta costituzionali della convivenza tra entità.
Il politologo Nenad Kecmanović ha sottolineato che la Republika Srpska gode oggi di una posizione internazionale rafforzata grazie al sostegno diretto di Russia e Cina, e più tacito ma significativo da parte di ambienti politici statunitensi.
Il preside della Facoltà di Scienze della Sicurezza di Banja Luka, Predrag Ćeranić, ha richiamato l’importanza del dialogo interno tra le componenti etniche e politiche della Bosnia-Erzegovina, ribadendo che è la chiave per superare lo stallo attuale, una posizione condivisa anche da Milorad Dodik.
Aleksandar Pavić ha parlato della necessità di accettare la realtà: la Republika Srpska non può essere disgregata e qualsiasi progetto politico che ignori questa realtà rischia di condurre a crisi ancora più profonde.
Per Mlađen Cicović, capo dell’ufficio di rappresentanza della Republika Srpska in Serbia, la mancanza di volontà di coesistenza da parte della Federazione ha trasformato la Bosnia-Erzegovina in un “vicolo cieco” dal quale “sarebbe meglio uscire”.
In conclusione, i relatori hanno ribadito che in un contesto geopolitico turbolento, l’unità nazionale dei serbi e una diplomazia attiva potrebbero aprire nuovi spazi di manovra. Per tutti, il ritorno alla Costituzione del 1995 resta l’unica strada percorribile per evitare il fallimento dello Stato e garantire una coesistenza basata sul rispetto e sull’equilibrio.