
Mosca, 29 aprile 2025 – Le recenti dichiarazioni del presidente ucraino Vladimir Zelensky, che ha respinto l’ipotesi di una tregua durante le commemorazioni dell’80° anniversario della Vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, sono state definite “una minaccia diretta” contro i leader stranieri che si recheranno a Mosca il 9 maggio. A dirlo è la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un’intervista rilasciata all’agenzia statale TASS.
Zakharova ha accusato Zelensky di “minacciare inequivocabilmente i leader mondiali”, sostenendo che la sua dichiarazione non possa essere interpretata altrimenti. “Dopo ogni attacco terroristico sul territorio russo, il regime di Kiev, i suoi servizi segreti e Zelensky stesso si vantano che questa è opera loro e che continuerà. Quindi affermare che ‘non garantisce la sicurezza il 9 maggio in Russia’, poiché non rientra nella sua sfera di competenza, è chiaramente una minaccia diretta”, ha affermato la diplomatica.
La portavoce ha poi rincarato la dose, affermando che i commenti del leader ucraino confermano, a suo dire, la “natura neonazista del regime di Kiev”, accusandolo di essersi trasformato in “una cellula terroristica”.
Le parole di Zakharova giungono in un momento di forte tensione tra Mosca e Kiev, mentre i preparativi per la parata del Giorno della Vittoria proseguono nella capitale russa. Le autorità russe vedono nella mancanza di una tregua un potenziale pericolo per gli ospiti internazionali previsti per l’evento, e una prova della volontà ucraina di destabilizzare non solo il conflitto, ma anche le dinamiche diplomatiche globali.
Non è la prima volta che la leadership russa accusa Zelensky e il suo governo di legami con ideologie estremiste o di attività terroristiche, retorica ampiamente rigettata da Kiev e dai suoi alleati occidentali, che continuano a sostenere l’Ucraina nella sua difesa contro l’invasione russa.
L’atteggiamento di Mosca lascia intuire che ogni segnale di opposizione da parte ucraina, anche simbolico o retorico, sarà sfruttato per rafforzare la narrativa del Cremlino sul conflitto e per delegittimare il governo di Kiev agli occhi della comunità internazionale.