
“Abbiamo letto il comunicato della Camera penale di La Spezia e ci spiace che si siano sentiti chiamati in causa o che abbiano ritenuto di effettuare una difesa d’ufficio che ci lascia molto perplessi. Ci spiace anche rilevare che ci siano loro colleghi forti sostenitori del ‘processo mediatico’, ma non abbiamo mai visto la Camera penale di La Spezia dissociarsi da questi atteggiamenti e prese di posizioni pubbliche”. Sono le parole del Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni, dopo che il Tribunale della Spezia non ha convalidato l’arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale di un ventiseienne che aveva colpito con un pugno in pieno volto un poliziotto.
A seguito di una nota stampa del SAP, pubblicata nei giorni scorsi sulla vicenda, la Camera penale ha risposto, tra l’altro, che “definire ‘frustrante’ e ‘delegittimante’ una decisione giudiziale assunta da un Tribunale interpretandola come un attacco diretto, e personale, agli inquirenti appare, oltreché fuorviante, anche un pericoloso tentativo di inquinare la serenità del giudizio”.
Da parte sua, Paoloni ha precisato che: “Per quanto ci riguarda, il nostro intento non era ovviamente quello di voler condizionare alcunché anzi, da poliziotti abbiamo grande senso istituzionale e rispetto delle Istituzioni. Di certo non pensiamo che con un nostro comunicato la Magistratura possa essere condizionata e influenzata. Ci mancherebbe. Da rappresentanti sindacali, invece, ed è la qualità con cui abbiamo scritto il comunicato, abbiamo il dovere di operare affinché il nostro servizio in favore della collettività sia sempre più sicuro e tutelato. Per questo motivo diversi anni fa abbiamo lanciato la campagna ‘Chi difende i difensori’. Tale iniziativa ha lo scopo di far comprendere che, di sovente, non abbiamo gli strumenti giusti per garantire adeguata sicurezza alla collettività. Per questo abbiamo invocato l’uso del taser, chiesto l’utilizzo delle telecamere (per rendere sempre più trasparente il nostro agire), dotazioni e mezzi adeguati, formazione, tutela legale e norme specifiche”.
“La nostra denuncia – ha proseguito – non era relativa all’applicazione della legge, che certamente sarà stata corretta e nel nostro ordinamento sono presenti eventuali vagli e contrappesi. La nostra intenzione era finalizzata a far sì che l’opinione pubblica e la politica prendessero ulteriormente consapevolezza delle condizioni in cui agiamo e si comportassero di conseguenza”.
Il Segretario Generale del SAP ha quindi ricordato che “tra le richieste che da tempo invochiamo vi è anche quella di avere sanzioni più severe per chi usa violenza, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, soprattutto come strumento preventivo. La nostra denuncia era proprio finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica e, in particolare, la politica a far sì che comportamenti violenti nei confronti delle forze dell’ordine siano debitamente censurati, poiché la nostra è una funzione pubblica, svolta nell’interesse della collettività”.
“Non chiediamo – ha aggiunto Paoloni – come succede negli Stati Uniti, che solo toccando con un dito un agente si possa essere arrestati, chiaramente il nostro Paese ha una visione culturale differente, ma nemmeno riteniamo giusto che se durante un’attività di servizio un operatore viene colpito da un pugno in pieno volto con coscienza e volontà la persona debba ottenere l’immediata liberazione e non vi sia una immediata censura di questo comportamento”.
“Se durante un’udienza un imputato colpisce violentemente al volto voi, un vostro collega o addirittura un magistrato ritenete giusto che venga immediatamente liberato e non debba trascorrere nemmeno una notte in galera? Noi no, per questo continueremo la nostra campagna ‘Chi difende i difensori’ per cercare di rendere la nostra attività sempre più sicura e tutelata così da offrire ai cittadini sempre un servizio migliore”.
“In Parlamento – ha concluso – è in via di valutazione un provvedimento normativo che sanziona in modo più grave chi usa violenza e resistenza a pubblico ufficiale e l’auspicio è che venga presto approvato. Non si tratta di una rivendicazione corporativa ma solamente di poter avere le tutele e gli strumenti adeguati per poter dare al cittadino il miglior servizio e avere un Paese sempre più sicuro”.
Lo scorso 11 luglio, il Segretario provinciale del SAP di La Spezia, Alessandro Cariola, aveva ricordato che “questa delegittimazione dell’operato dei colleghi rischia di passare come un messaggio sbagliato, in quanto chiunque può pensare di prendersi la libertà di colpire un operatore di Polizia senza pagarne le giuste conseguenze”.