
(AGENPARL) – ven 10 maggio 2024 Aumentare la circolarità dell’economia
per sostenere la competitività e
accelerare la transizione ecologica
Edo Ronchi
Presidente, Fondazione per lo sviluppo sostenibile
Roma, 10 maggio 2024
Dal 1970 al 2023 la popolazione
mondiale è raddoppiata, da 4 a 8 mld e
il consumo di materiali è aumentato di
3,5 volte, da 30 a 106,6 Gt,
da 7,5 a 13,3 t/ab.
La circolarità dei materiali a livello
mondiale è diminuita dal 9,1% del
2018 al 7,2% del 2022
L’estrazione e la trasformazione dei
materiali sono responsabili del 50%
delle emissioni totali di gas serra e di
oltre il 90 % della perdita di
biodiversità
La crescita insostenibile del
consumo mondiale di materiali
Con il trend attuale l’estrazione
mondiale di materiali
aumenterebbe di un altro 60%
entro il 2060.
CONSUMO MONDIALE DI MATERIALI, 1970-2024 (GT)
Questo livello di crescita del
consumo di materiali
vanificherebbe gli obiettivi in
materia di clima, di biodiversità e di
inquinamento, ma anche le
possibilità di prosperità economica
e di benessere.
Fonte: Global Resources Outlook 2024 Report – IRP -International Resource Panel
Il flusso dei materiali nell’economia
europea nel 2022
Ogni anno nell’UE vengono
trasformati in energia o in prodotti
8,1 Gt di materiali, solo 0,8 Gt di
questi provengono dal riciclaggio.
DIAGRAMMA DI FLUSSO DEI MATERIALI IN EUROPA, 2022 (GT)
La percentuale di utilizzo di
materiali circolari nell’UE è
cresciuta progressivamente: nel
2021 era pari all’11,7%.
L’input di materiali nell’economia
della UE è diminuito del 2% dal
2000 al 2022.
In Europa vi sono potenzialità
significative di miglioramento,
soprattutto attraverso l’aumento
dell’uso dei materiali riciclati.
Fonte: Eurostat
La quota di materiali
importati dalla UE è
alta, in particolare
quelle dei combustibili
fossili e dei metalli.
Le percentuali dei
combustibili fossili e
delle biomasse
importate sono in
aumento.
QUOTA DELLE IMPORTAZIONI DI MATERIALI RISPETTO AL CONSUMO
INTERNO DI MATERIALI NELL’UE27, 2000-2022 (%)
Fonte: Istat – Eurostat
Fonte: Eurostat
Il nuovo Regolamento europeo, per una
circolarità piena, per le materie prime
critiche (Critical Raw Materials Act)
Delle 34 materie prime critiche, alcune
sono anche materie prime strategiche.
art.25: obbligo di adottare Programmi
nazionali contenenti misure per incentivare
il processo tecnologico per il risparmio e per
l’uso efficiente delle risorse, per aumentare il
tasso di riciclo e il riuso di prodotti, per
promuovere l’utilizzo dei materiali secondari.
misure urgenti: entro il 2030
l’approvvigionamento di almeno il 10% delle
materie prime strategiche dovrà derivare da
attività estrattive nella UE; il 40% delle materie
prime strategiche dovrà derivare
da attività di lavorazione nell’Unione; il 25% del
consumo annuale di materie prime
strategiche nell’UE dovrà essere
soddisfatto dal riciclaggio.
Il 6° Rapporto pubblica un focus, dell’ENEA, su
alcune materie prime critiche e strategiche:
le terre rare e rame
Le terre rare – materie prime critiche e strategiche che comprendono 17 elementi sono largamente impiegate per produrre superconduttori, magneti, catalizzatori, nel
settore delle rinnovabili, della mobilità elettrica e dell’elettronica in generale. Benché
siano presenti in quantità consistenti in giacimenti distribuiti in varie parti del mondo,
la loro separazione e il loro utilizzo richiedono processi impegnativi e costosi. L’85%
circa delle terre rare leggere e la totalità delle terre rare pesanti impiegate
dipendono dalle esportazioni cinesi.
Il rame è tra le materie prime critiche e
strategiche per il suo impiego crescente nelle
tecnologie chiave per l’elettrificazione.
La maggior concentrazione di riserve di minerali di rame si trova in un ristretto
numero di Paesi: Cile (31%), Perù (11%) e Repubblica Democratica del Congo (9%).
L’Europa ospita appena il 3% delle riserve globali.
Le 9 R delle azioni per aumentare la
circolarità dell’economia
PRIMA DELL’USO
con maggiore
sobrietà, l’acquisto di
un nuovo prodotto
se riparare o riutilizzare
un prodotto prima di
acquistarne un altro
(Accelerating the circular economy in Europe State and outlook 2024 – EEA Report)
il consumo di materiali nella
produzione, progettando e
realizzando prodotti di lunga
durata, riparabili, riciclabili e
fatti con materiale riciclato
Le 9 R delle azioni per aumentare la
circolarità dell’economia
DURANTE L’USO
utilizzare i prodotti
esistenti a lungo
i prodotti per
più utilizzi
(Accelerating the circular economy in Europe State and outlook 2024 – EEA Report)
i difetti dei prodotti
e riportali alla
funzionalità
originale
e ristrutturare,
aggiornare i prodotti
Le 9 R delle azioni per aumentare la
circolarità dell’economia
DOPO L’USO
trasformare i rifiuti in
materiali utili e di alta
qualità
(Accelerating the circular economy in Europe State and outlook 2024 – EEA Report)
nei cicli di produzione
le MPS sostituendo
materie prime vergini
6° Rapporto sull’Economia circolare 2024
Stato e trend della circolarità
dell’economa italiana
Una comparazione fra
i 5 principali Paesi europei
Utilizzando il nuovo set di indicatori della Comunicazione della
Commissione Europea «Su un quadro di monitoraggio riveduto per
l’economia circolare» del 15 maggio 2023
Il consumo di materiali in Italia
Nel 2022 sono stati utilizzati 810 Mt di materiali:
• 365,5 Mt (45%)
provengono da estrazione interna
• 321 Mt (40%)
da importazioni il resto, il 15%,
da riciclaggio e riempimento
• 445 Mt (55%)
sono state utilizzate per la
realizzazione dei prodotti
• 213,5 Mt(26%)
per produrre energia
• 151,5 Mt (19%)
sono esportati
Fonte: Eurostat
DIAGRAMMA DI FLUSSO DEI MATERIALI IN ITALIA, 2022 (MT)
Il consumo di
materiali pro-capite
in Italia nel 2022
è stato più basso
della media europea,
ma è in crescita
dell’8,5% rispetto
al 2018
In Italia nel 2022 il consumo di materiali pro-capite è
stato di 12,8 t/ab, minore della media europea (14,9 t/ab),
ma in crescita (+8,5%) rispetto al 2018.
Polonia, Germania e Francia consumano più materiali.
La Spagna con 9,8 t/ab è al di sotto del livello dell’Italia.
IMPRONTA DEL CONSUMO DEI MATERIALI
NEI CINQUE PRINCIPALI PAESI EUROPEI, 2018-2022 (T/AB)
Fonte: Eurostat
In Italia la
produttività delle
risorse è buona,
più alta della media
europea,
ma migliora molto
poco dal 2018
Nel 2022 la produttività delle risorse in Italia è stata pari
a 3,7 €/kg, in lieve miglioramento (+2,7%) rispetto al 2018.
Tre Paesi sono molto vicini, la Spagna è a 3,4 euro/kg,
la Francia a 3,2 euro/kg e la Germania è a 3 euro/kg,
mentre la Polonia è, ben più bassa, a 1,5 euro/kg, mentre
la media UE è di 2,5 euro/kg.
PRODUTTIVITÀ DELLE RISORSE NEI CINQUE PRINCIPALI PAESI EUROPEI,
2018-2022 (€/KG)
Fonte: Eurostat
Il tasso di riciclo dei rifiuti in Italia è superiore alla
media UE e migliore di quello di tutti i grandi Paesi.
Anche il tasso di riciclo dei rifiuti urbani è buono
Il tasso di riciclaggio di tutti i rifiuti
(esclusi gli inerti) nel 2020 in Italia è
stato del 72%, mentre la media UE è
stata pari al 58%.
TASSO DI RICICLAGGIO DEI RIFIUTI URBANI NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI,
2022 (%)
Il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani
in Italia negli ultimi 5 anni è cresciuto
del +3,4%. Nel 2022 è al 49,2%.
Confrontando le performance dei
cinque principali Paesi europei, a
fronte di una media UE del 48,6%,
solo la Germania si colloca al di sopra
dell’Italia, con il 69,1%.
Fonte: Eurostat e CONAI per l’Italia
Il livello italiano del riciclo degli imballaggi
è un’eccellenza in Europa
TASSO DI RICICLAGGIO DEI RIFIUTI COMPLESSIVI DI IMBALLAGGIO NEI PRINCIPALI
CINQUE PAESI EUROPEI, 2021 (%)
L’Italia ha raggiunto nel 2021 un
tasso di riciclo dei rifiuti di
imballaggio del 71,7%,
superiore di quasi 8 punti
percentuali alla media UE27
(64%), superiore all’obiettivo al
2030 e a quello degli altri
principali Paesi europei.
Fonte: Eurostat e CONAI per l’Italia
Il tasso di utilizzo
circolare di materia
in Italia è buono,
ben superiore alla
media europea,
ma non migliora
dal 2018
L’Italia, storicamente molto avanzata in questo campo,
conferma la sua posizione nel 2022 facendo segnare un
valore del tasso di utilizzo circolare di materie pari al
18,7%, di molto superiore alla media europea (11,5%).
La performance migliore tra i Paesi analizzati spetta alla
Francia (19,3%), nonostante un calo di 0,2 punti percentuali
rispetto al 2018. Più distanziate sono Germania (13%),
Polonia (8,4%) e Spagna (7,1%).
TASSO DI UTILIZZO CIRCOLARE DI MATERIA NEI PRINCIPALI CINQUE PAESI EUROPEI,
2018-2022 (%)
Fonte: Eurostat
In Italia sono buoni, e in miglioramento,
gli indicatori di alcune attività tipiche
per la circolarità dell’economia
(RICICLO, RIPARAZIONE, RIUTILIZZO, NOLEGGIO E LEASING)
Il valore aggiunto dell’intera Unione
europea nel 2021 è stato pari al 2,1% del
totale dell’economia; in Italia è stato
del 2,5% (43,6 Mld di euro), in
aumento rispetto al 2,1 % del 2017.
VALORE AGGIUNTO LORDO IN ALCUNE ATTIVITÀ TIPICHE PER LA
CIRCOLARITÀ DELL’ECONOMIA NEI PRINCIPALI CINQUE PAESI EUROPEI,
2017-2021 (% RISPETTO AL PIL)
Nel 2021 gli investimenti lordi
nell’UE27 sono stati pari allo 0,8% del
PIL. In Italia è stato pari allo 0,7% del
Nel 2021, nell’UE27, gli occupati
corrispondevano a 4,3 milioni, in Italia
613.000, seconda dopo la Germania
(785.000).
Fonte: Eurostat
In Italia le emissioni di gas serra delle attività
produttive sono inferiori a quelle europee, ma sono
diminuite poco, molto meno di quelle europee dal 2018
EMISSIONI DI GAS A EFFETTO SERRA DELLE ATTIVITÀ DI PRODUZIONE NEI
PRINCIPALI CINQUE PAESI EUROPEI, 2018-2022 (KG DI CO2/AB)
Nel 2022 le emissioni di gas serra
delle attività produttive pro capite
in Europa sono state pari a 6.481 kg
CO2eq, mentre in Italia sono state
5.432 kg CO2eq:
• significativamente inferiori alla
media europea
• inferiori di quelle di Polonia e
Germania
• superiori di quelle di Francia e
Spagna.
Fonte: Eurostat
In Italia la dipendenza dall’importazione di
materiali è molto elevata, più del doppio della
media europea, anche se in lieve calo dal 2018
DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI DI MATERIALI DEI CINQUE PRINCIPALI PAESI EUROPEI,
2018-2022 (%)
Nel 2022 la
dipendenza dalle
importazioni di
materiali dell’Italia
(46,8%) è più del
doppio della media
europea (22,4%).
Fonte: Eurostat
La somma dei
punteggi degli
indicatori di
circolarità conferma
l’Italia in prima
posizione fra i
principali Paesi
europei
L’Italia con 45 punti si conferma in prima posizione,
seguita dalla Germania con 38 punti, dalla Francia con 30
punti. Chiudono la classifica con 26 punti, Polonia e
Spagna.
L’alto punteggio dell’Italia deriva soprattutto dai buoni
risultati degli indicatori relativi alla gestione dei rifiuti,
che fanno totalizzare ben 18 punti.
CLASSIFICA COMPLESSIVA DI CIRCOLARITÀ DEI CINQUE PRINCIPALI PAESI
DELL’UNIONE EUROPEA NELL’ULTIMO ANNO DISPONIBILE
Fonte: Eurostat
Per il trend degli
indicatori di
circolarità, degli
ultimi 5 anni, l’Italia
resta in testa, ma di
molto poco: altri
grandi Paesi europei
stanno correndo di
più e noi stiamo
andando piano
La seconda classifica, che analizza i trend di circolarità
negli ultimi cinque anni, conferma l’Italia in prima
posizione con 41 punti.
Rispetto alla classifica precedente, i Paesi in seconda e in
terza posizione sono più vicini a quello di testa, infatti,
Germania e Spagna realizzano entrambi 40 punti.
Decisamente più staccate la Polonia e la Francia,
rispettivamente in quarta e quinta posizione con 25 e 21
punti.
CLASSIFICA COMPLESSIVA DEI TREND DI CIRCOLARITÀ DEI PRINCIPALI
CINQUE PAESI EUROPEI NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI
Fonte: Eurostat
6° Rapporto sull’Economia circolare 2024
Un focus sulla circolarità e
le piccole imprese
Pubblichiamo i risultati di un’indagine svolta da CNA in
collaborazione con il Circular Economy Network
sulle piccole imprese e l’economia circolare
Il 65% del campione delle piccole imprese
intervistate dichiara di mettere in atto
pratiche di economia circolare
IMPRESE CHE METTONO IN ATTO PRATICHE DI ECONOMIA CIRCOLARE
(RISPOSTE ESPRESSE IN QUOTE %, TOTALE CAMPIONE)
Data la grande importanza nel
tessuto produttivo italiano
delle piccole imprese, la
rilevanza attribuita alla
circolarità delle loro attività
andrebbe tenuta in maggiore
considerazione.
In particolare per fornire
maggiore supporto di
competenze, necessarie alle
piccole imprese per
aumentare la circolarità
delle loro attività.
Fonte: CNA
Il nuovo Regolamento europeo per aumentare la circolarità
degli imballaggi e della gestione dei rifiuti di imballaggio
Siamo stati in prima fila per migliorare la proposta della Commissione
UE, carente su non pochi punti
abbiamo contribuito ad emendamenti rilevanti, approvati nel testo
finale
ci siamo opposti all’affossamento di questo Regolamento per non
perdere un’occasione per fare ulteriori passi avanti
ora proponiamo di utilizzarlo bene per aumentare la circolarità
di un settore chiave, dove già abbiamo raggiunto risultati importanti
Per rafforzare la riciclabilità
degli imballaggi
Tutti gli imballaggi immessi sul mercato dovranno essere riciclabili
conformemente alle seguenti condizioni:
• progettati per essere riciclati
• oggetto di RD efficaci ed efficienti
• smistati in flussi definiti, senza compromettere la riciclabilità di altri
flussi
• essere riciclati producendo MPS in grado di sostituire materie prime
• essere riciclati su larga scala
La riciclabilita? degli imballaggi è espressa nelle classi di prestazione
di riciclabilita? A, B o C. Quando la classe è inferiore a C, l’imballaggio
dovrebbe essere considerato tecnicamente non riciclabile e la sua
immissione sul mercato dovrebbe essere limitata. A decorrere dal 1º
gennaio 2038 gli imballaggi dovrebbero essere conformi almeno alla
classe B per essere immessi sul mercato.
Per promuovere l’uso di
MPS anche negli imballaggi
in plastica
Dal 1º gennaio 2030 qualsiasi parte di plastica di un imballaggio immesso sul
mercato deve contere almeno una percentuale minima di MPS, calcolata come
media per impianto di produzione e su base annuale:
30% per gli imballaggi sensibili al contatto, ad eccezione delle bottiglie per
bevande monouso, realizzate con polietilene tereftalato (PET) come
componente principale;
10% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con materie plastiche
diversi dal PET, escluse le bottiglie per bevande in plastica monouso;
30% per le bottiglie di plastica per bevande monouso;
35% per gli imballaggi di plastica diversi.
Dal 1° gennaio 2040, 50% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con
PET, 25% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con materie plastiche
diversi dal PET e 65% per tutti gli altri.
I contributi finanziari versati dai produttori per rispettare gli obblighi di
responsabilità estesa del produttore di cui all’articolo 40 possono essere
modulati in base alla percentuale di contenuto riciclato utilizzato
nell’imballaggio.
Per gli imballaggi
compostabili
Art. 9 Imballaggi compostabili
Gli imballaggi immessi sul mercato e le etichette adesive apposte
sui prodotti ortofrutticoli sono compatibili con le norme di
compostaggio in condizioni di controllo industriale negli impianti
di trattamento dei rifiuti organici.
Gli Stati membri consentano che i rifiuti aventi analoghe proprietà
di biodegradabilità e compostabilità siano raccolti insieme ai
rifiuti organici ove siano disponibili sistemi di raccolta e
infrastrutture per il trattamento dei rifiuti adeguati per garantire
che gli imballaggi compostabili entrino nel flusso di gestione dei
rifiuti organici.
Entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento, la Commissione chiede alle organizzazioni europee
di normazione di preparare o aggiornare norme armonizzate che
stabiliscano le specifiche tecniche dettagliate delle prescrizioni
sugli imballaggi compostabili.
Per ridurre gli
imballaggi
e rafforzare il
contrasto
all’imballaggio
eccessivo
Riduzione al minimo degli imballaggi
Entro il 1° gennaio 2030 il fabbricante o
l’importatore provvede affinché l’imballaggio
immesso sul mercato sia progettato in modo
che il suo peso e il suo volume siano ridotti al
minimo necessario per garantirne la funzionalità,
tenendo conto della forma e del materiale di cui
è costituito.
Per ridurre gli
imballaggi
e rafforzare il
contrasto
all’imballaggio
eccessivo
Obbligo relativo all’imballaggio eccessivo
Entro il 1° gennaio 2030, gli operatori economici che
riempiono gli imballaggi in imballaggi multipli, per il
trasporto o per l’e-commerce, devono garantire che il
rapporto di spazio vuoto sia massimo del 50%.
Entro 3 anni dall’entrata in vigore del presente
regolamento, la Commissione ha il potere di adottare atti di
esecuzione per stabilire la metodologia per il calcolo della
percentuale di spazio vuoto.
Per restringere
l’uso di determinati
formati di
imballaggio
Dal 1° gennaio 2030 non potranno più essere
immessi nel mercato:
– Imballaggi in plastica monouso per alimenti e
bevande riempiti e consumati all’interno dei
locali del settore HORECA (Hotel- ristoranticaffè);
– Piccoli imballaggi monouso per cosmetici,
prodotti per l’igiene delle confezioni «cortesia»
destinati agli hotel.
Per rafforzare alcuni
riutilizzi, ma senza
forzature quando si
raggiunge un livello
elevato di riciclo o sono
di cartone
Obiettivi di riutilizzo
Dal 1° gennaio 2030 gli operatori economici che utilizzano imballaggi per il
trasporto o per la vendita dei prodotti (es. pallet, scatole di plastica pieghevoli,
cassette di plastica, fusti e taniche) devono garantire che almeno il 40% di tali
imballaggi sia riutilizzabile all’interno di un sistema per il riutilizzo.
Dal 1° gennaio 2040 gli operatori economici si impegnano ad utilizzare
almeno il 70% di tali imballaggi in un formato riutilizzabile.
Sono esclusi da tali obblighi di riutilizzo gli imballaggi in cartone, nel caso di
utilizzo di imballaggi raggruppati sotto forma di scatole.
Nel caso di confezioni di bevande alcoliche e analcoliche gli obiettivi di
riutilizzo sono rispettivamente del 10% al 2030 e del 40% al 2040.
Per rafforzare alcuni
riutilizzi, ma senza
forzature quando si
raggiunge un livello
elevato di riciclo o sono
di cartone
Obiettivi di riutilizzo
Lo Stato membro, per 5 anni prorogabili, può non applicare le predette
norme a condizione che:
abbia raggiunto 5 punti percentuali al di sopra degli obiettivi di
riciclaggio dei rifiuti di imballaggio per il materiale interessato;
possa dimostrare di aver raggiunto almeno il 3% di prevenzione dei
rifiuti entro il 2028 (ottenibile anche aumentando il riutilizzo) rispetto al
2018;
gli operatori economici abbiano adottato un piano di prevenzione e
riciclaggio dei rifiuti.
Per rafforzare alcuni
riutilizzi, ma senza
forzature quando si
raggiunge un livello
elevato di riciclo o
sono di cartone
offerta di riutilizzo per il settore degli alimenti e delle
bevande da asporto
Entro 3 anni il distributore finale che mette a disposizione
bevande fredde o calde o alimenti pronti destinati al
consumo immediato, offre ai consumatori l’opzione di
imballaggi riutilizzabili nell’ambito di un sistema di
riutilizzo.
Per rafforzare alcuni
riutilizzi, ma senza
forzature quando si
raggiunge un livello
elevato di riciclo o
sono di cartone
sistemi di deposito cauzionale e restituzione
Entro il 1° gennaio 2029, gli Stati membri adottano le misure
necessarie per garantire la raccolta differenziata del 90% delle
bottiglie per bevande in plastica monouso e dei contenitori
per bevande in metallo monouso con una capacità fino a 3 litri,
istituendo sistemi di restituzione con cauzione.
A meno che raggiungano tassi di raccolta differenziata
superiore all’80% in peso degli imballaggi immessi sul mercato
nel 2026.
Con queste modalità per il
riutilizzo il nuovo
Regolamento consente di
raggiungere, senza
stravolgere il sistema
italiano basato sul CONAI e
i Consorzi di filiera, alti tassi
di raccolta e di riciclo di
qualità e un aumento del
riutilizzo degli imballaggi
riutilizzabili.
Senza dover istituire un altro, equivalente e oneroso, sistema
nazionale di restituzione con deposito cauzionale, ma aumentando
il riutilizzo con sistemi di riutilizzo che variano in termini di tipologia
di imballaggio, dimensioni e copertura geografica, con sistemi locali
di dimensioni ridotte o con sistemi più grandi, che già utilizziamo,
anche senza depositi cauzionali.
Per rafforzare la
prevenzione della
produzione di rifiuti
di imballaggio
Con obiettivi di riduzione dei rifiuti di imballaggio, rispetto
ai livelli del 2018 del 5% al 2030, del 10% al 2035 e del 15%
per il 2040:
eliminando gli imballaggi eccessivi e l’uso di
determinati formati di imballaggio;
prolungando la durata di vita degli imballaggi;
riprogettando i prodotti in modo che sia possibile non
ricorrere agli imballaggi o usarne in quantità inferiori,
anche attraverso la vendita di prodotti sfusi;
passando da imballaggi monouso ad altri riutilizzabili.