
[lid] Intervista Dorian Forte, Assegnista di Ricerca Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Alma Mater Studiorum Istituto di Ematologia ‘L. e A. Seràgnoli’ IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna
Qual è l’importanza e il ruolo di AIL nel sostegno alla Ricerca Scientifica, motore di tutti gli avanzamenti fino ad oggi raggiunti nell’ambito delle malattie ematologiche, anche attraverso i lasciti solidali dei tanti sostenitori e benefattori?
L’impegno costante dell’AIL- Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma – nel sostenere la ricerca scientifica sulle malattie ematologiche è linfa per la ricerca e per noi giovani ricercatori. Direi che l’importanza e il ruolo di AIL si possono sintetizzare in una sola parola: “fondamentale”. Nel nostro sistema italiano i giovani ricercatori sono spesso penalizzati in questo lavoro in quanto il budget a loro disposizione per la ricerca è frequentemente assai ridotto e la possibilità di accedere ai fondi per l’acquisto di materiale e nuove strumentazioni è spesso limitata. Inoltre, per rispondere alle esigenze specifiche della pratica clinica, la ricerca scientifica è chiamata a dare risposte più rapide e più complete utilizzando strumenti aggiornati o di nuova generazione. AIL interviene laddove sono presenti queste criticità e i lasciti solidali consentono in alcuni casi di “attuare” i progetti dei ricercatori e l’Associazione ha un ruolo chiave in tutto questo.
AIL opera attraverso le sue 83 sezioni provinciali sostenendo progetti di ricerca in tutta Italia. Il legame fra AIL Bologna e l’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” dell’IRCCS (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico di Sant’Orsola) è fortissimo poiché ogni sezione AIL esiste per essere di sostegno all’attività di Assistenza e di Ricerca Scientifica dei Centri Ematologici degli ospedali italiani. La nascita della sezione bolognese di AIL è stata voluta dal Professor Sante Tura, faro dell’Ematologia italiana, fondatore e a lungo direttore dell’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” e, negli ultimi anni della sua vita, Presidente di AIL Bologna.
Da oltre 30 anni, l’interazione fra AIL e l’Ematologia bolognese crea un impatto estremamente positivo ed efficace sia nell’offerta di Servizi di Assistenza sociale ai Pazienti onco-ematologici e ai loro familiari e caregiver sia nel finanziamento della Ricerca Scientifica.
La vostra Ematologia ha vinto il Bando istituito da AIL Nazionale nel 2021 a seguito di un importante lascito con il progetto “Verso una nuova diagnosi per la leucemia acuta mieloide: biopsia liquida metabolica”. Qual è il razionale di questo studio?
La leucemia mieloide acuta è una malattia clonale del sangue che origina da una sottopopolazione di cellule staminali emopoietiche prodotte dal midollo osseo. A oggi uno degli ostacoli maggiori per questa malattia rimane l’elevato tasso di ricaduta e mortalità, spesso riconducibili alla cellula staminale leucemica che residua dopo (chemio)terapie. In questo scenario è emerso negli ultimi anni il ruolo del metabolismo della cellula maligna in grado di resistere alle diverse terapie. Come suggerito da diversi lavori, il ruolo del metabolismo nella patogenesi della leucemia acuta mieloide è ormai affermato e diverse strategie terapeutiche puntano proprio a colpire le interazioni cellulari da un punto di vista metabolico. Inoltre, emerge sempre più la necessità di elaborare un metodo accurato, affidabile e meno invasivo per studiare le leucemie in grado di monitorare precocemente l’evoluzione della malattia senza l’utilizzo di metodi invasivi come la biopsia midollare. Così da qualche tempo è cresciuto l’interesse verso la biopsia liquida come un potente strumento per ricercare precocemente tracce biomolecolari della leucemia, per una più precisa stratificazione dei pazienti alla diagnosi ma anche per il monitoraggio della risposta alla terapia. Se si riuscisse a trovare in circolo gli stessi segnali solitamente studiati nel midollo e questo venisse confermato, potremmo avere un quadro della patologia in tempo reale e molto più aggiornato. In questo contesto ci siamo chiesti, che ruolo potrebbe avere uno studio di biopsia liquida da un punto di vista metabolico.
Entriamo nel dettaglio della biopsia liquida ‘metabolica’. Di cosa si tratta? Come è strutturato lo studio e quanto durerà?
La biopsia liquida rappresenta un potente strumento per ricercare precocemente tracce biomolecolari di una malattia. Da un semplice prelievo di sangue è possibile eseguire analisi molecolari quando non è possibile disporre del tessuto tumorale. Così negli ultimi anni è emerso il ruolo chiave che può essere ricoperto dalle vescicole extracellulari. Queste nano-particelle sono rilasciate nel sangue da un’ampia varietà di cellule, differiscono tra loro per la bio-origine, le dimensioni e la loro composizione biomolecolare (acidi nucleici, lipidi e metaboliti) e si possono definire come le “parole” che utilizzano le cellule per comunicare tra loro. Le vescicole extracellulari vengono rilasciate dalle cellule in condizioni fisiologiche, tuttavia, un’aumentata quantità di vescicole extracellulari è stata osservata in diverse malattie ematologiche, inclusa la leucemia acuta mieloide. Quando insorge la malattia, il contenuto di queste vescicole può cambiare e possono diventare dei “pacchetti” in grado di veicolare dei segnali e dei biomarcatori rilevanti per la clinica. Andare a decodificare i segnali che sono contenuti nelle vescicole è molto intrigante e rappresenta un campo di ricerca in rapida crescita in diversi tumori. Quello che puntiamo a fare con il nostro progetto è proprio quello di andare ad esplorare nello specifico quei segnali (metabolici) che si scambiano le cellule leucemiche e di determinare il loro effetto sul metabolismo cellulare. Una parte dello studio verrà condotta in collaborazione con il Centro metabolomico svedese (Swedish Metabolomics Centre, SMC) per mettere appunto l’analisi dei metaboliti contenuti nelle vescicole extracellulari dei pazienti affetti da leucemia alla diagnosi. Naturalmente la ricerca è ancora nella fase preliminare di interpretazione di queste evidenze e va di pari passo con il lavoro clinico e sperimentale svolto dal Dott. Antonio Curti, responsabile del gruppo di ricerca per lo studio del microambiente leucemico. Lo studio è strutturato in tre fasi: la caratterizzazione dal punto di vista metabolico della componente cellulare direttamente dal sangue periferico, la caratterizzazione delle vescicole extracellulari e dei metaboliti contenuti in esse, l’effetto metabolico che hanno queste vescicole sulla componente cellulare leucemica. Per adesso sono stati arruolati più di 40 pazienti con malattia alla diagnosi e lo studio va avanti da un anno e proseguirà nei prossimi mesi.
Quali obiettivi si propone di raggiungere? Quali potranno essere gli sviluppi futuri legati a questo innovativo studio?
Un obiettivo che ci proponiamo è quello di scoprire delle vulnerabilità metaboliche nascoste nella componente cellulare leucemica e nelle vescicole extracellulari dei pazienti con leucemia acuta mieloide alla diagnosi. Questo studio è volto a fornire nuove informazioni in grado di aiutare il clinico nella scelta della terapia e a fornire un identikit metabolico cellulare ed extra-cellulare dopo terapia che permetta di valutare l’evoluzione della malattia da un punto di vista metabolico. Sicuramente auspichiamo che questo approccio con la biopsia liquida ‘metabolica’ possa un giorno essere introdotto o di supporto al consueto iter diagnostico delle leucemie. Infine, speriamo si possa costruire una piattaforma di lavoro orientata verso una medicina di precisione applicabile non solo ai pazienti con leucemia ma traslabile anche ad altre patologie.
