
(AGENPARL) – ven 05 agosto 2022 DOVE LA TERRA INCONTRA IL CIELO
Dedicato a Rubina Ciraci
a cura di:
Giulia Bortoluzzi
Opere di:
Pamela Diamante, Elise Eeraerts, Andrea Francolino, Luigi Ghirri, Carlo Guaita, Martinelli Venezia, Bea McMahon, Niamh O’Malley, Fabio Roncato
6 agosto – 4 settembre 2022
Trullo Rubina, Contrada Menzella, Ceglie Messapica
Coordinate: 40.684996, 17.454718
Inaugurazione: sabato 6 agosto 2022, dalle 21 alle 23
Il prossimo 6 agosto 2022 inaugura al pubblico NUCRÉ | Rassegna di arte contemporanea, una riflessione sui luoghi, sui paesaggi e sul patrimonio culturale e antropologico dell’intero territorio pugliese attraverso lo sguardo degli artisti contemporanei e il dialogo con la storia e la memoria collettiva.
Il Trullo Rubina in contrada Menzella a Ceglie Messapica ospita la mostra collettiva “DOVE LA TERRA INCONTRA IL CIELO”, un progetto dedicato a Rubina Ciraci, a cura di Giulia Bortoluzzi – una delle due esposizioni promosse dalla rassegna oltre a “FRAMMENTO ORNAMENTO” a cura di Roberto Lacarbonara presso il Castello Ducale ? Pinacoteca Emilio Notte.
Il progetto “DOVE LA TERRA INCONTRA IL CIELO”, a cura di Giulia Bortoluzzi, si propone come una riflessione sulla relazione tra la tradizionale vocazione agricola dei Trulli e l’importanza che l’osservazione e la conoscenza della natura, in particolare del cielo, da sempre caratterizzano il lavoro della terra. Queste antiche costruzioni, tipiche del territorio pugliese, sono infatti legate a origini contadine tanto nella loro forma architettonica quanto in un’accezione storico-antropologica ? i Trulli originariamente erano costruiti utilizzando materiali ricavati dallo spietramento del terreno per renderlo più facilmente coltivabile ed erano utilizzati per alloggiare contadini e animali. Con la loro forma quasi a cupola i Trulli si slanciano verso l’alto e spesso riportano segni e simboli, appartenenti a diverse culture (cristiana, ebraica, pagana etc.), che rimandano alla conoscenza dei regimi atmosferici, della natura del clima, e dell’osservazione delle stelle. La relazione tra terra e cielo emerge spontanea nell’incontro col territorio, ed è osservata sia dal punto di vista materico, nella sua architettura e artigianalità, sia da quello metaforico, legato a visioni cosmologiche ed esistenziali.
Con le loro opere, gli artisti coinvolti invitano a osservare l’architettura che li ospita e il paesaggio circostante in nuove relazioni capaci di attivare inediti significati e sensazioni. Pur non riferendosi didascalicamente alla natura del territorio dei Trulli, gli interventi esposti nel percorso artistico “DOVE LA TERRA INCONTRA IL CIELO”, a cura di Giulia Bortoluzzi, aprono un dialogo diretto con la specificità del luogo e invitano a osservarlo sotto diverse luci. Con l’opera Dalla terra al cemento alla terra al cemento (2018), Andrea Francolino (Bari, 1979) imprime una sostanza volatile ed effimera come la polvere che deriva dal suolo rendendola forma visibile e restante; il suo gesto è minimo nei confronti del fenomeno naturale che intercetta, mostrandone le inesauribili polarità inerenti: la polvere di terra, la polvere di cemento, sono all’origine delle costruzioni umane, e connettono il passato al presente così come la natura alla capacità tecnica, la terra al cielo. Questo incontro atavico tra zenit e nadir, tra scienze della terra e scienze del cielo, s’incarna nell’opera dell’artista Carlo Guaita (Palermo, 1954), anche studioso di geologia e astronomia. I suoi sono opposti in continuità, immagini della totalità emergenti nell’incontro tra scienza e mistica, come nel caso dei due trittici Senza titolo (Vulcani I) e Senza titolo (Vulcani II) (2015) realizzati con pigmenti su fogli di acetato, che appaiono spontaneamente dalle macchie di colore come paesaggi, senza un tempo e senza uno spazio definiti. L’idea di un’immagine imprendibile, sempre elusa dalla possibilità di coglierla visivamente nella sua completa unità, è condivisa dal video muto di Niamh O’Malley (Mayo, Irlanda, 1975) Nephin (2014). L’artista circumnaviga l’omonima montagna irlandese filmandola dal finestrino di un’auto nel tentativo di immortalarla nel suo insieme, ma oltre al piccolo puntino nero che offusca il vetro durante tutto il filmato anche la strada percorsa incontra curve, movimenti, o elementi del paesaggio che impediscono di vedere tutta la cima. Spingendo la crosta terrestre verso l’alto, montagne e vulcani sembrano quasi voler raggiungere il manto celeste. Utopia che si realizza, ad esempio, nel video di Fabio Roncato (Rimini, 1982), The star’s engine (2019), dove la spiaggia vulcanica di Maratea bagnata dalle onde del mare si trasforma in una linea circolare, pulsante come una stella nel buio cosmico o come una eclisse solare nell’universo. La dissolvenza della natura in se stessa avviene anche nel video di Elise Eeraerts (Mechelen, Belgio, 1986), Saint-Jean-Port-Joli (2022) che documenta la realizzazione dell’omonima scultura in neve compressa in Canada. L’architettura, costruita utilizzando nove volte lo stesso stampo e che ricorda la geometria di un prisma esagonale, è esposta alle condizioni climatiche che ne determinano la deformazione nel tempo, per infine farla sparire del tutto riportando la materia al suo stato originario. Nel bianco riflettente del paesaggio glaciale, la neve confonde il piano dell’orizzonte e la terra si confonde col cielo. Anche i cinque tavolini Inversioni (2022) del duo Martinelli Venezia (Carolina Martinelli, e Vittorio Venezia, 1980) portano “il cielo in terra” grazie a una superficie piana riflettente in acciaio-specchio, di due metri e mezzo di diametro e dalla forma irregolare. Questo grande cerchio, ancorato alla terra, è in comunicazione continua con il paesaggio che lo circonda. Ancora una volta, i saperi locali si legano alle più recenti scoperte tecniche che consentono all’uomo di guardare sempre più lontano o sempre più vicino, di allontanarsi, di spingersi verso le stelle per poi tornare e radicare quell’altezza sulla terra. Questo ricorda, ad esempio, l’albero ‘gonfiabile’ di cotone, dipinto con coloranti tratti da materiali vegetali, di Bea McMahon (Dublino, 1972) che si libera al vento nell’uliveto circostante la proprietà. Il suo An olive tree made visible by light from the Dog Star (2022) mostra alle stelle i colori assorbiti dal suolo del nostro pianeta allo stesso modo in cui gli ulivi pugliesi, ai quali s’ispira, da lunghissimi anni abitano la terra illuminati da una stessa stella, Sirio (Dog Star) la più luminosa durante il solstizio d’estate. La terra come potenza creatrice è protagonista anche dell’opera di Pamela Diamante, Aurora (2021), che presenta un collage di un frammento di Pietra Paesina, un calcare toscano formatosi cinquanta milioni di anni fa in particolari condizioni geologiche, con la frase di Friedrich Nietzsche: “Ci sono ancora tante aurore che devono risplendere”. L’immagine della pietra, scaturita dalla sedimentazione di minerali e dal passare del tempo, sembra rappresentare l’esatto momento che precede il giorno, quell’ultima fase dell’alba che avvolge il paesaggio con quel tipico chiarore di colorazione rosea o purpurea. Questa suggestione visiva unita alle parole del filosofo evoca l’idea di una temporalità circolare, l’attimo esatto dell’eterno ritorno che si manifesta attraverso la forza generatrice della natura. Infine, la fotografia inedita di Luigi Ghirri, Alberobello (1982) appare come un emblema dell’intero percorso: una signora anziana è ritratta mentre cammina nella pioggia, sotto all’ombrello, davanti ai trulli. Questo territorio, la Puglia, ha ispirato il fotografo per quasi dieci anni capace di catturarne un profondo senso di tranquillità, attraverso le luci del sole del Sud Italia. Durante la mostra, sarà presentato il catalogo Puglia. Tra albe e tramonti – Luigi Ghirri, incontro con Adele Ghirri, Gianni Leone e Anna d’Elia.
Un progetto di:
Rita Urso e Arechi Invernizzi (Rita Urso Artopiagallery)
Patrocinio:
Città di Ceglie Messapica







