
(AGENPARL) – mer 15 giugno 2022 EMERGENZA IDRICA
ANBI CHIEDE L’ATTIVAZIONE
DELLA CABINA DI REGIA PER IL BACINO DEL PO
FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI
“LA RESPONSABILITA’ DELLE SCELTE SIA CONDIVISA”
Si fa drammatica la situazione nel bacino padano, “giacimento” del “made in Italy” agroalimentare, ma
dove, nella perdurante assenza di piogge, si è ormai alla vigilia di scelte drastiche per garantire una
portata del fiume Po, sufficiente ai prelievi ad uso potabile ed a contrastare la risalita del cuneo salino,
che sta alterando gli equilibri ambientali nel delta, inaridendo i territori: dalla sorgente alla foce, non solo
i flussi in alveo sono largamente al di sotto di quanto registrato in anni recenti, ma a Pontelagoscuro, con
301,6 metri cubi al secondo, si è scesi abbondantemente sotto il precedente minimo storico, fissato a
mc./sec. 320.
“A fronte di tale emergenza, chiediamo l’immediata attivazione di una cabina di regia, che ricomprenda
i principali organi tecnici e politici, per valutare, nel rispetto delle priorità di legge, tutte le possibili
soluzioni e conseguenti azioni in materia di rilasci e prelievi idrici in alveo, governando le inevitabili
problematiche, che ne seguiranno” dichiara Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale
dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Attorno al tavolo, coordinato dalla Protezione Civile, dovrebbero sedere, oltre ad ANBI, le 4 Regioni
interessate (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto), le Autorità di bacino distrettuale del fiume
Po e delle Alpi Orientali, i rappresentanti dei gestori elettrici e dei principali “stakeholders” .
“Le eventuali scelte da assumere – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – non possono,
infatti, ricadere su un unico portatore d’interesse, ma devono essere frutto di scelte responsabilmente
assunte in maniera collegiale, nell’assoluta sicurezza che ciascuno faccia la propria parte e che quanto
deciso raggiunga gli obbiettivi prefissati. E’ inaccettabile, infatti, penalizzare idricamente l’economia di un
territorio senza la ragionevole certezza di un effettivo ristoro utile per aumentare i livelli in alveo.”
Le prossime settimane saranno le più critiche per le colture in campo ed uno stress idrico ne
pregiudicherebbe la resa o potrebbe addirittura causare, in alcuni territori, la perdita parziale o totale della
produzione; per questo, ANBI richiama la necessità di non limitare le valutazioni a semplici considerazioni
idro-meteorologiche, ma di analizzare anche la condizione idrica complessiva dei territori e soprattutto lo
stato fenologico delle colture, considerato pure l’obbiettivo strategico di aumentare l’autosufficienza
alimentare del Paese.
“Auspichiamo – conclude Vincenzi – che la gravità della situazione e l’evidenza dell’emergenza in atto
induca urgentemente ad avviare la necessaria infrastrutturazione del territorio, ad iniziare da nuovi
bacini per trattenere le acque di pioggia e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici,
aumentando la resilienza delle comunità.”
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