
(AGENPARL) – Thu 16 October 2025 Un team di ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ha dimostrato il potenziale di un trattamento terapeutico all’avanguardia che, attraverso la combinazione tra biomateriali intelligenti e cellule staminali, riduce i livelli infiammatori dell’articolazione e rigenera il tessuto cartilagineo
Rigenerare la cartilagine: uno studio italiano apre scenari innovativi per la cura dell’osteoartrosi
A questo link è possibile scaricare alcune foto legate allo studio: https://we.tl/t-m0nc3ycpdV (fonte: Scuola Superiore Sant’Anna)
Video con l’intervista a Leonardo Ricotti, responsabile dello studio, a questo link: https://youtube.com/shorts/piWNtCzHghY
PISA/BOLOGNA, 16 ottobre. Una nuova speranza nella lotta contro l’osteoartrosi, una delle malattie articolari più diffuse e invalidanti al mondo. Un team di ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, in collaborazione con centri di ricerca e aziende Europee, ha compiuto un passo promettente verso lo sviluppo di terapie rigenerative capaci di restituire funzionalità e benessere alle articolazioni danneggiate.
Già un anno fa il gruppo di ricerca aveva ottenuto risultati incoraggianti in vitro utilizzando cellule umane in laboratorio. Oggi i ricercatori hanno dimostrato in modelli preclinici che un biomateriale iniettabile caricato con cellule staminali e nanomateriali intelligenti, unito a una stimolazione a ultrasuoni controllata, favorisce la rigenerazione del tessuto artrosico danneggiato e un miglioramento complessivo della salute dell’articolazione del ginocchio.
“È un risultato entusiasmante, che conferma il potenziale della ricerca italiana nel campo delle tecnologie per la medicina rigenerativa – commenta il Prof. Leonardo Ricotti della Scuola Superiore Sant’Anna – I risultati ottenuti in questo studio hanno confermato l’efficacia di questo paradigma terapeutico, e aprono speranze per la futura cura dei pazienti con osteoartrosi. Allo stesso tempo, è importante sottolineare che serviranno ancora anni di studi e nuovi finanziamenti prima che queste scoperte possano tradursi in terapie concrete per i pazienti.”