
(AGENPARL) – Fri 18 July 2025 GUARDIA DI FINANZA
Comando Provinciale Torino
COMUNICATO STAMPA
18/07/2025
GDF TORINO: OPERAZIONE A CONTRASTO DELL’USURA, AGGRAVATA DAL METODO
MAFIOSO. ESEGUITO SEQUESTRO PREVENTIVO DEL PATRIMONIO ILLECITAMENTE
ACCUMULATO.
Usura aggravata dal metodo mafioso: sequestrato dalla Guardia di Finanza di Torino un patrimonio
illecitamente accumulato per € 600.000 oltre a disponibilità su conti correnti, buoni postali, un compendio
immobiliare e 4 veicoli.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Torino hanno dato esecuzione, sotto il
coordinamento della Procura della Repubblica di Torino – DDA, a un provvedimento di sequestro preventivo
emesso dal G.I.P. del locale Tribunale nei confronti di un soggetto, già sottoposto per i medesimi fatti a custodia
cautelare in carcere, gravemente indiziato dei reati di usura, estorsione e rapina, aggravati dal metodo mafioso.
L’operazione, svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, costituisce l’epilogo di articolati
approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare – in ipotesi d’accusa – la consumazione di
sistematiche condotte usurarie praticate da un soggetto di origine calabrese residente a Torino nei confronti di un
imprenditore in difficoltà finanziarie e in stato di bisogno.
In particolare, le investigazioni – sviluppate mediante intercettazioni telefoniche, consultazione delle banche dati,
analisi dei flussi finanziari ed estese attività di osservazione e pedinamento – hanno consentito l’acquisizione di
un corposo quadro indiziario, risultato funzionale alla puntuale ricostruzione delle condotte illecite e delle
responsabilità dell’indagato. Nello specifico, quest’ultimo avrebbe ricevuto dal predetto imprenditore, a fronte di
un prestito iniziale di 154.000 euro, una somma complessiva di 600.000 euro in un arco temporale di 15 anni, a
titolo di interessi o altri vantaggi usurari, con applicazione di un tasso d’interesse di circa il 10% mensile (120%
annuo) e con la promessa di pagamento di ulteriori 620.000 euro come “piano di rientro” della provvista
“prestata” e degli interessi usurari residui.
Nel corso delle indagini è emerso come l’imprenditore fosse stato fatto oggetto di minacce di morte dirette anche
alla sua famiglia ed effettuate anche attraverso l’esibizione di strumenti atti a offendere.
Le richieste di denaro sono divenute nel tempo sempre più incessanti, con la minaccia di incendiare l’auto della
persona offesa se non avesse restituito la somma prestata maggiorata degli interessi ovvero con l’intimazione a
vendere l’unico immobile di sua proprietà.
A fronte di alcuni tentativi della vittima di sottrarsi ai pagamenti pattuiti o di dilazionarli l’indagato ha esternato
che le somme dategli a prestito provenivano in realtà da importanti esponenti della criminalità organizzata
‘ndranghentista e che, pertanto, non poteva permettersi di “sgarrare”, trattandosi di “gente di peso e pericolosa”,
priva di scrupoli.
I militari operanti nel corso delle attività di indagine sono tra l’altro riusciti a monitorare un episodio di scambio
di denaro tra la persona offesa e l’indagato, il quale è stato nell’occasione fermato e arrestato in flagranza di
reato mentre riceveva una busta contenente del denaro contante.
A seguito delle ulteriori investigazioni svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino – G.I.C.O.,
finalizzate a ricostruire il patrimonio illecitamente accumulato dall’indagato attraverso le proprie attività
criminose, il G.I.P. del Tribunale di Torino, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha da
ultimo disposto – riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso – l’applicazione del sequestro preventivo in
ordine al profitto riveniente dai reati di usura, estorsione e rapina nonché alle disponibilità patrimoniali
dell’indagato (per € 600.000 a titolo di introiti usurari oltre a disponibilità su conti correnti, buoni postali, un
compendio immobiliare e 4 veicoli).
Si precisa che i provvedimenti cautelari personali e reali richiamati sono stati adottati nell’ambito delle indagini
preliminari in corso, di talché le persone coinvolte sono da ritenersi innocenti sino all’emissione di eventuale
sentenza definitiva di condanna.
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