
(AGENPARL) – Mon 14 July 2025 Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro
Gruppo di Milano
I Carabinieri del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano hanno dato esecuzione ad un decreto di
“amministrazione giudiziaria” emesso dal Tribunale di Milano – Sez. Misure di Prevenzione su richiesta
della Procura della Repubblica di Milano a carico di una azienda operante nel settore dell’alta moda in
quanto sarebbe ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito
del ciclo produttivo non avendo messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative
ovvero delle capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti
raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato.
In tale contesto, si è potuto accertare che la casa di moda affidi la realizzazione di capi di abbigliamento (tra cui
giacche in cashmere) ad una società, senza alcuna capacità produttiva, la quale esternalizza il processo produttivo ad
un’altra azienda che, a sua volta, al fine di abbattere i costi, ne affida la produzione ad opifici cinesi.
L’azienda committente provvede unicamente alla prototipazione dei manufatti mentre per la
riproduzione su scala industriale può competere sul mercato solo esternalizzando le commesse ad opifici
gestiti da cittadini cinesi, i quali anche mediante il ricorso a sub appalti non autorizzati riescono ad
abbattere i costi ricorrendo al sistematico impiego di manodopera irregolare e clandestina in condizioni
di sfruttamento.
Tale sistema consente di realizzare una massimizzazione dei profitti inducendo l’opificio cinese che
produce effettivamente i manufatti ad abbattere i costi da lavoro (contributivi, assicurativi e imposte dirette)
facendo ricorso a manovalanza “in nero” e clandestina, non osservando le norme relative alla salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro nonché non rispettando i Contratti Collettivi Nazionali Lavoro di settore
riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie.
Nel caso di specie, che si pone in continuità rispetto ad analoghi provvedimenti notificati ad altre aziende di
alta moda nei mesi precedenti, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano e quelli del Nucleo
Operativo del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano, a partire da maggio 2025 a seguito di una
denuncia presentata da un lavoratore di etnia cinese per sfruttamento e lesioni (era stato aggredito da parte del
proprio datore di lavoro connazionale poiché aveva chiesto il pagamento degli stipendi arretrati, riportando lesioni con
prognosi di 45 giorni), hanno effettuato accertamenti sulle modalità di produzione, confezionamento e
commercializzazione dei capi di abbigliamento procedendo al controllo dei soggetti affidatari delle forniture,
dei sub affidatari non autorizzati, costituiti esclusivamente da opifici gestiti da cittadini cinesi nella provincia
di Milano, e di una ulteriore società “cartiera” (priva di lavoratori) costituita ad hoc per effettuare una
produzione occulta (nel senso che effettuerebbe una produzione solo cartolare emettendo anche le relative fatture a
favore della committenza con lo scopo di schermare la produzione effettuata in regime di sfruttamento da parte della
società appaltatrice). Pertanto è stata individuata anche una fatturazione per operazioni inesistenti a carico della
ditta sub-appaltatrice.
In particolare, nelle verifiche presso alcuni opifici nel milanese, sono stati identificati 21 lavoratori, di cui 10
occupati in “nero” tutti di etnia cinese (7 erano anche clandestini sul territorio nazionale). Negli stabilimenti di
produzione effettiva è stato riscontrato che la lavorazione avveniva in condizione di sfruttamento (pagamento
sotto soglia, orario di lavoro non conforme, ambienti di lavoro insalubri ecc.), in presenza di gravi violazioni in
materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omessa sorveglianza sanitaria, omessa formazione e informazione ecc.)
nonché ospitando la manodopera in dormitori realizzati abusivamente ed in condizioni igienico sanitarie
sotto minimo etico.
Sono stati deferiti all’A.G. a vario titolo per caporalato e altro N.2 cittadini cinesi titolari, di diritto o di fatto,
di altrettante aziende (uno di essi, quello querelato dal lavoratore dipendente sfruttato, era stato tratto in
arresto in flagranza di reato), N.7 lavoratori non in regola con la permanenza e il soggiorno sul territorio
nazionale, nonchè N.2 titolari dell’azienda sub-affidataria (cittadini italiani) per violazioni della normativa
sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Infine sono state comminate ammende pari a 181.482,79 euro e sanzioni amministrative pari a 59.750,00
euro e per i 2 opifici cinesi è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di
sicurezza e per utilizzo di lavoro “nero”.
Si evidenzia che il procedimento penale per caporalato si trova nella fase delle indagini preliminari e che
le responsabilità in merito saranno definitivamente accertate solo ove intervenga una sentenza
irrevocabile di condanna.
Milano, 14 luglio 2025
Comando Carabinieri per la “Tutela del Lavoro”
Gruppo di Milano