
(AGENPARL) – Sat 31 May 2025 *Comunicato Stampa*
*Martedì 3 giugno lo sciopero nazionale di Cgil e Uil in Poste Italia. In
Veneto la manifestazione sarà a Mestre sotto la sede di Via Torino*
Martedì 3 Giugno la Slc Cgil e la Uil Poste, hanno proclamato una giornata
di sciopero per tutte le lavoratrici e i lavoratori di Poste Italiane. A
livello regionale, la manifestazione vedrà un presidio unitario sotto la
sede di Poste Italia di Mestre in via Torino. Si tratta di una decisione
che giunge dopo che nel novembre del 2024, l’azienda ha estromesso
arbitrariamente dai tavoli di contrattazione le due sigle sindacali, perché
considerate poco accomodanti, sottoscrivendo, con le quattro Organizzazioni
Sindacali rimaste, ossia SLP Cisl, Ugl, Failp e Confsal, due
riorganizzazioni aziendali, su recapito e mercato privati, decisamente al
ribasso.
“Uno sciopero inevitabile – dice Stefano Gallo della Slc Cgil Veneto – dopo
che sul recapito i vertici di Poste hanno optato a tavolino per un taglio
complessivo, a livello nazionale, di 3500 zone di recapito. Un taglio
deciso senza nessun confronto con le amministrazioni dei territori e
introducendo la cosiddetta ‘RETE CORRIERE’, ossia dei portalettere che
lavoreranno per 39 ore a settimana prevalentemente su fasce pomeridiane,
con possibilità di lavorare domenica e festivi e senza nessun limite. Una
decisione che aumenterà i problemi di sicurezza perché all’interno dei
centri di recapito non ci sono spazi, c’è mancanza di mezzi e soprattutto
per i portalettere classici, i cosiddetti “area di base”, ciò comporterà un
maggiore carico di lavoro. Questo perché con l’ampliamento delle zone da
coprire, dove non arriverà la rete corriere, spetterà a loro smaltire tutto
il recapito dei pacchi. Una modalità lavorativa dettata da un algoritmo che
non è stato contrattato e che non calcola le prestazioni che i portalettere
svolgono già. Il risultato è quindi che a parità di salario, aumenteranno i
carichi di lavoro. Una cosa semplicemente ingiusta”.
“E non parliamo degli stabilimenti – attacca il rappresentante della Slc
Cgil Veneto – dove tanti lavoratori assunti con contratti part-time a 3 ore
al giorno sono in attesa di un passaggio al full time. Bisognerebbe dire
loro la verità e cioè che i numeri relativi alle assunzioni previsti da
questi accordi non riguardano tutti e bisognerebbe essere molto chiari
anche per ciò che attiene le condizioni di sicurezza all’interno degli
stabilimenti dove la mancanza di spazi e strumentazioni e personale, mette
a rischio quotidianamente la salute di lavoratrici e lavoratori”.
“Riduzione del personale – prosegue Gallo – che riguarda anche il settore
‘mercati privati’: basti pensare che per la sola provincia di Padova
l’azienda e le quattro organizzazioni sindacali, precedentemente nominate,
hanno sottoscritto che si potrà lavorare con meno 170 operatori di
sportello perché secondo i dati aziendali la clientela non entra più in
ufficio postale. Peccato che ad oggi i tempi di attesa medi sono sui 20
minuti e con questo taglio e con l’aumento di incombenze che si potranno
fare allo sportello, le tempistiche saranno destinate ad aumentare. Una
prospettiva inevitabile data anche la chiusura nei territori di molti
uffici postali alle prese con i lavori di rinnovamento. Inoltre i vertici
aziendali hanno anche deciso di diminuire le sale di consulenza creando,
quindi, ulteriore disagio per i cittadini ma continuando a fare pressioni
sui dipendenti per il raggiungimento dei propri obiettivi commerciali”.
“Voglio ricordare – conclude il sindacalista – che Poste Italia è
un’azienda che matura utili per circa 2,5 miliardi. Un risultato dovuto, in
gran parte, attraverso una riduzione del costo del lavoro, tagliando
personale e assumendo tantissimi contratti a termine. La verità è che Poste
crea lavoro di bassa qualità, basti pensare che l’anno scorso, a livello
nazionale, ha utilizzato 6500 CTD (Contratti a Tempo Determinato). Una
cifra che dovrebbe far riflettere, a maggior ragione se la paragoniamo con
quanto avviene a casa nostra, nel Nord Est, dove Poste si vanta di aver
dato lavoro a 2700 persone: sarebbe interessante capire con quali contratti
sono stati assunti (a tempo determinato, part time ecc.) anche se
conoscendo la politica contrattuale di Poste non abbiamo molti dubbi che si
tratti di contratti precari”.