
(AGENPARL) – ven 07 marzo 2025 Comunicato Stampa n. 5
del 7 marzo 2025
Il valore aggiunto dell’agricoltura nel 2024 non recupera il tracollo del 2023 e conferma la crisi
Roma 7 Mar. 2025 – Roma 7 Mar. 2025 – La crescita del valore aggiunto dell’agricoltura del 2% nel 2024 rispetto all’anno precedente misurato dall’Istat è un dato che non solo non porta il settore primario fuori dalla crisi profonda nel quale si trova da tempo, ma la conferma pienamente e certo non diminuisce la sofferenza delle piccole e medie imprese agricole e della pesca che dal Nord al Sud del Paese chiedono la dichiarazione dello stato di crisi del settore e misure straordinarie per uscire dal baratro dell’indebitamento di sistema.
È questa la posizione di Altragricoltura sui dati di contabilità nazionale sull’andamento del Prodotto Interno Lordo e del valore aggiunto per settori diffusi il 3 marzo scorso dall’Istat.
Il Pil – calcolato in volume, quindi al netto delle dinamiche inflazionistiche – cresce secondo l’istituto di statistica nel 2024 sul 2023 dello 0,7%. Lo sviluppo è stato stimolato sia da un contributo positivo della domanda nazionale al netto delle scorte (+0,5%) sia della domanda estera netta (+0,4%), mentre è stato lievemente negativo il contributo della variazione delle scorte (-0,1%).
A tale crescita ha dato un contributo il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dove il valore aggiunto calcolato ai prezzi base segnala un +2% nel 2024 rispetto all’anno precedente, portandosi a 31 miliardi e 841 milioni di euro.
“Si tratta di un dato che non porta il settore primario fuori dalla crisi profonda nella quale si trova e invece la conferma pienamente – afferma Gianni Fabbris, segretario generale nazionale di Altragricoltura – si tratta solo di un timidissimo passo in avanti rispetto al 2023, che si era chiuso sul valore di 31miliardi e 230 milioni di euro e che aveva però conosciuto un vero tracollo sul 2022 (-5,3%), quando invece il valore aggiunto aveva raggiunto i 32 miliardi e 963 milioni di euro”.
Fabbris inoltre sottolinea: “A ben vedere quelli del 2024 incrementi del valore aggiunto tutt’altro che clamorosi, cifre sulle quali il buon esito delle campagne di poche aziende ben posizionate può ben compensare l’andamento negativo di tantissime piccole e medie realtà produttive”.
“E come se non bastasse, il dato del valore aggiunto agricolo del 2024 risulta ancora inferiore rispetto all’anno base di riferimento, il 2020, quando aveva raggiunto i 32 miliardi e 198 milioni di euro – conclude Fabbris.
Il settore agricolo in pratica nel 2024 avrebbe recuperato solo parte del valore aggiunto bruciato nel 2023, anno bersagliato da una molteplicità di eventi estremi, a partire dall’alluvione in Emilia Romagna, Marche e Toscana e dai primi sostanziosi effetti della siccità al Sud, specie in Sicilia e Puglia. Il condizionale è d’obbligo, poiché si tratta in ogni caso di dati e relativi incrementi che Istat considera ancora provvisori, con riguardo ai valori degli anni 2023 e 2024.
“Questa dinamica, in realtà, segnala la fragilità del nostro sistema produttivo delle piccole e medie imprese dell’agricoltura, della pesca e della piccola trasformazione artigiana prevedibilmente esposte agli impatti di crisi ambientali e da fattori internazionali che influenzeranno le dinamiche di mercato in ragione della nuova fase geopolitica mondiale, nonostante le attenzioni che il Governo Nazionale e quelli Regionali stanno riservando all’agroalimentare italiano. La tutela e il rafforzamento di quel tessuto produttivo deve essere il centro di una forte iniziativa politica del Paese che deve considerare prioritario l’obiettivo di rafforzare, reinsediare e rilanciare le attività produttive su territori sempre più desertificate di attività di cura produttive e, quindi, indeboliti socialmente ed economicamente”