Mercoledì la Conferenza dei Repubblicani della Camera ha nominato ufficialmente il deputato Mike Johnson (R-LA) come Presidente della Camera, rinnovandogli la fiducia per continuare a guidare i lavori della Camera dei Rappresentanti. Johnson, che ha conquistato la nomina senza opposizione, ha ottenuto un supporto unanime tramite un voto a voce, segnando una tappa significativa nel suo percorso politico e consolidando la sua leadership nel gruppo repubblicano.
Un voto di unità per Johnson
La scelta di nominare Johnson senza contestazioni rappresenta un momento di compattezza per i repubblicani alla Camera, nonostante le tensioni presenti nel partito. La decisione di procedere con un voto a voce è stata appoggiata dalla maggioranza, ma ha trovato alcune riserve tra i conservatori che avrebbero preferito un voto registrato. Johnson, però, ha saputo conquistare la fiducia della Conferenza, compattando i repubblicani attorno alla sua candidatura.
Johnson, che sarà formalmente proposto all’intera Camera per la votazione di conferma il prossimo 3 gennaio, avrà bisogno di ottenere una maggioranza semplice per mantenere il suo ruolo di Speaker. Questa procedura rappresenta un passo necessario dopo il suo travagliato insediamento l’anno scorso, successivo alla rimozione dell’ex Speaker Kevin McCarthy (R-CA).
Il sostegno di Trump come trampolino di lancio
Un elemento chiave che ha favorito la candidatura di Johnson è stato il sostegno ricevuto dal presidente eletto Donald Trump, che ha dichiarato di “sostenere Johnson fino in fondo” durante un incontro con i deputati repubblicani, secondo quanto riportato da una fonte a The Hill . Il supporto di Trump non solo ha dato maggiore legittimità alla candidatura di Johnson, ma ha anche consolidato il sostegno di quella parte del partito fortemente allineata con l’ex presidente, rafforzando la sua posizione alla guida della Camera.
Johnson ha espresso fiducia nella sua capacità di ottenere l’appoggio di quasi tutti i colleghi repubblicani, dichiarandosi ottimista riguardo al voto ufficiale di gennaio.
Critiche e sfide dai conservatori
Nonostante il voto unanime della Conferenza, Johnson deve affrontare alcune critiche dai membri più conservatori, in particolare dall’House Freedom Caucus. Le principali critiche riguardano il sostegno di Johnson agli aiuti per l’Ucraina e la sua posizione sulla Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), che alcuni conservatori dovranno eccessivamente intrusiva. Alcuni, inoltre, hanno espresso deluso per il sostegno dato a una legge approvata insieme ai democratici, considerata da alcuni come un compromesso contrario ai principi conservatori.
La deputata Marjorie Taylor Greene (R-GA), una delle voci più critiche e leader di un tentativo di rimozione di Johnson nell’ultima legislatura, ha comunque mantenuto una posizione cauta e non ha escluso di votare per lui come Presidente. “Chiunque sia al comando qui alla Camera, il suo compito è approvare il programma del Presidente Trump,” ha dichiarato Greene, mostrando una certa apertura verso Johnson.
Il rappresentante Eli Crane (R-AZ), che in passato aveva anche critico Johnson, ha affermato che alla fine dell’obiettivo è sostenere il presidente Trump e permettergli di lavorare con il team che ritiene più adatto.
Un programma ambizioso e la sfida dell’unità repubblicana
Come nuovo Speaker, Mike Johnson si troverà a bilanciare le esigenze della base conservatrice con quelle dell’establishment repubblicano, cercando di avanzare l’agenda di Trump alla Camera. La sfida principale per Johnson manterrà l’unità all’interno di una conferenza che spesso si divide su questioni centrali come la spesa pubblica, la politica estera ei diritti civili.
Se Johnson riuscirà a ottenere il voto di conferma di gennaio, la sua leadership potrebbe segnare una nuova fase di coesione tra i repubblicani della Camera, favorendo un programma legislativo in linea con le priorità della Casa Bianca. Tuttavia, le critiche provenienti dall’ala più conservatrice indicano che la sua guida potrebbe essere costantemente sotto esame.