
(AGENPARL) – ven 13 settembre 2024 Prot. n.______ Federico Marini
MODA – La sofferenza del fashion made in Sardegna: in 6 anni perse 62
realtà. Il ritardo della ripresa post Covid. Meloni e Serra (Confartigianato
Sardegna): “Le imprese combattono la standardizzazione con personalizzazione,
originalità, qualità e buon gusto”.
Associazioni Nell’Isola il settore della moda soffre ancora per il ritardo nella ripresa post-
Territoriali Covid. La domanda mondiale debole, infatti, sta influendo negativamente anche sulle 338
Sud Sardegna
micro e piccole imprese, di cui 268 artigiane (il 79,3%), che operano in Sardegna nei
Cagliari settori tessile, abbigliamento, calzatura, sartoria, occhialeria, gioielleria e
Via Riva Villasanta 241
abiti, calzature e accessori d’abbigliamento. Solo 6 anni fa le attività sarde del
Oristano
Via Campanelli, 41 settore erano circa 400. Del totale delle attività produttive artigiane di oggi, 105 sono
Nuoro artigiani sui 798 complessivi nel settore.
Via Brig.Sassari, 37 Sono questi i numeri più recenti, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato
Sardegna nel dossier “Il ritardo della ripresa della Moda nell’Isola”, su dati ISTAT,
Sassari che confermano la vocazione artigiana del comparto.
Via Alghero, 30
Sardegna 41 con 64 dipendenti, a Oristano 36 per 82 lavoratori, nel nuorese 60
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 realtà per 84 impiegati e nel nord Sardegna 106 realtà con 269 addetti.
il 61,5% del totale del settore. Le 34mila imprese artigiane attive danno lavoro a 139 mila
addetti, pari al 30,6% dell’occupazione della moda.
“Simbolo del Made in Italy nel mondo, la moda è il fiore all’occhiello della
tradizione manifatturiera artigiana sarda e italiana – affermano Giacomo Meloni e
Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna –
tantissime creazioni sartoriali dal taglio perfetto, calzature in materiali di alta qualità e
accessori su misura. Pezzi veramente unici che il mondo ci invidia”. “Non dobbiamo,
però, nascondere come la sartoria artigiana, negli ultimi vent’anni, sia stata
abbandonata a se stessa, sacrificata sull’altare di prodotti di massa e delle griffe
internazionali – proseguono Presidente e Segretario – per fortuna la globalizzazione, la
massificazione e l’omologazione hanno scatenato un fenomeno di pari forza ma opposto:
la voglia di personalizzazione, originalità, qualità e buon gusto”. “Quella attuale è una
situazione difficile ma che si registra da tempo e che negli ultimi mesi si è aggravata per
tutto il settore TAC (tessile, abbigliamento, calzature) – rimarcano Meloni e Serra – i
problemi più gravi lamentati dalle imprese sono: il costo del lavoro, il calo degli
ordinativi, i costi delle materie prime e dell’energia ma le nostre imprese restano
ottimiste e provano a reagire, incrementando le azioni promozionali e cercando di essere
più presenti sul mercato”. “Inoltre la frammentazione delle commesse e l’incertezza della
programmazione stanno attivando una spirale pericolosa che richiede interventi
Confartigianato Imprese Sardegna
immediati – sottolineano e concludono – per questo servono subito interventi strutturali
per rilanciare il settore di punta del made in Italy nel mondo, ad alta vocazione
artigiana. la necessità di misure per rilanciare i consumi interni di moda made in Italy e
per accompagnare le imprese a riposizionarsi sui mercati internazionali in una logica di
filiera. Le nostre imprese hanno necessità di un sostegno, anche in forma di
decontribuzione, per far fronte ai costi legati a ricerca e sviluppo, alla digitalizzazione
delle collezioni, alla formazione del personale”.
La situazione nazionale.
Nel primo trimestre del 2024 la produzione manifatturiera scende dello 0,9%
rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno
precedente. La moda è il settore del made in Italy che segna la performance peggiore, con
la produzione del tessile, abbigliamento e pelli che segna un calo congiunturale del 3,5%
e dell’8,8% su base annua, con una grave accentuazione (-9,3%) a marzo del 2024. Nel
dettaglio per settore, il calo della produzione del 4,8% registrata nel comparto del tessile
si amplifica al -8,9% per l’abbigliamento e arriva alla doppia cifra (-14,8%) per la pelle.
Nel 2023 nella moda il fatturato è pari a 97,5 miliardi di euro. Nel primo bimestre
del 2024 il valore dei ricavi nel tessile, abbigliamento e pelli scende del 5,1% su base
annua: sulla base di questo andamento si calcola una perdita di ricavi pari di 15 milioni di
euro al giorno.
Una analisi territoriale evidenzia che nel 2023 tra le maggiori regioni, i cali più
ampi delle esportazioni per tessile, abbigliamento e pelli si osservano in Toscana con -9,
Lazio con -5,1% e Veneto con -3,2%. Tra le maggiori province – con almeno un miliardo
di euro di export della moda – si registrano cali a doppia cifra per Bologna con -11,7% e
Firenze con -11,4%. Segno negativo anche per Verona con -8%, Vicenza con -6,7%,
Prato con -5,8%, Treviso con -4%, Varese con -2,6% e Como con -2,1%.
Nel 2024 la moda perde ricavi per 23 milioni di euro al giorno – Nel 2023 nella
moda il fatturato è stimato pari a 97,5 miliardi di euro. Nei primi cinque mesi del 2024 il
valore dei ricavi nel tessile, abbigliamento e pelli scende dell’8,2% su base annua. Sulla
base di questo andamento e incrociando i dati strutturali sul livello del fatturato resi
disponibili da Eurostat e l’indice mensile del fatturato dell’Istat, si calcola che nei primi
cinque mesi del 2024 le imprese della moda hanno registrato una perdita di ricavi pari a
23 milioni di euro al giorno.
A luglio 2024 peggiorano le attese sugli ordini delle imprese della moda (saldo a –
9,7 da -3,5 di giugno), con una marcata accentuazione rispetto alla media del
manifatturiero (-2,7 da +1,0 di giugno).
Lavoro e le carenze di competenze – Nel trimestre luglio-settembre 2024 calano
del 10,3% rispetto un anno prima le previsioni di assunzione delle imprese tessili,
dell’abbigliamento e delle calzature monitorate dal Sistema Informativo Excelsior di
Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
A luglio 2024 peggiorano le attese sull’occupazione delle imprese della moda
(saldo a -9,6 da -6,4 di giugno), con una maggiore criticità per le pelli (-16,6 da -9,4 di
giugno).
A luglio 2024 la moda è il secondo settore per difficoltà nel reperimento di
Confartigianato Imprese Sardegna
personale, fenomeno che interessa il 64% delle figure lavorative previste in entrata e
supera di oltre quindici punti percentuali il 48,4% indicato dal totale delle imprese.
Alta esposizione della moda made in Italy alla contraffazione – Ad aggravare la
situazione delle imprese della moda contribuisce l’elevata esposizione alla contraffazione:
sulla base dei dati Euipo, l’Italia è uno dei paesi più colpiti dalla contraffazione nel
settore dell’abbigliamento, con 1,7 miliardi di euro di mancate vendite e 19 mila posti di
lavoro persi ogni anno.
Inoltre, l’offerta di prodotti contraffatti spiazza le vendite al dettaglio. I prodotti
della moda registrano un valore delle vendite al dettaglio che nel 2024 (ultimi dodici mesi
a giugno) risulta inferiore al livello del 2019, con un ritardo dell’1,4% per abbigliamento
e pellicce e del 2,7% per calzature, articoli in pelle e da viaggio, mentre nel quadriennio
in esame il totale delle vendite al dettaglio segna un aumento del 10,4%.
Nel 2023 la spesa per consumi per vestiario e calzature, valutata a prezzi costanti
nei conti nazionali, scende del 5,9% su base annua, a fronte del calo dell’1,1% della spesa
per beni.
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