Introduzione
A CURA DI: Borghese Alessandra, Gucciardo Alfonso, Natale Paola Francesca, Patturelli Cristina.
In un mondo sempre più eterogeneo contornato dal combinarsi delle più variegate culture, unite dalla passione per il canto lirico, nasce la curiosità da parte degli studiosi di analizzare, da un punto vista esclusivamente clinico, il differenziarsi di tecniche e di strategie applicate sul campo… dal cantante. È proprio sulla base di queste osservazioni cliniche che, in ambito riabilitativo-performativo, si cerca di “fare scuola” di tecnica vocale, non per stabilire un metodo valido per tutti, ma per adattare la “lezione di canto” alle caratteristiche anatomo-fisiologiche del paziente/allievo.
E’ stato possibile verificare, in base ad anni di esperienza di lavoro in ambito foniatrico-logopedico, come, soprattutto nell’ambito del canto lirico, si manifestino differenze performative tra le varie culture, istintive quanto tecniche, che hanno portato foniatri, logopedisti ed insegnanti di canto ad approcciare in toto l’allievo, analizzandone e migliorandone nel corso della pratica clinica le caratteristiche fisiche vocali, respiratorie, posturali, muscolari, articolatorie-verbali e del sistema delle risonanze.
La corretta tecnica vocale esiste, e non può prescindere né dalle conoscenze dell’ambito musicale ne’ da quelle anatomo-fisiologiche descritte dalla medicina. Nessun metodo viaggia da solo, poiché il limite di un metodo è quello di essere di per se stesso un metodo, autodefinendosi, spesso, come “l’unico scientificamente validato”, standardizzato e incanalato in binari che ne definiscono le caratteristiche essenziali, con conseguente penalizzazione e riduzione delle possibilità di diversificazione, creatività, adattabilità, flessibilità.
Interventi abilitativi-riabilitativi specifici per l’uso corretto della voce hanno “modificato” in maniera naturale la resa finale dell’allievo/artista, il quale, portando con se’ il proprio bagaglio culturale e l’esperienza tecnica attiva sul campo, ha avuto modo di migliorare se stesso (nelle sue componenti percettive ed espressive), divenendo il protagonista sulla scena e non il semplice studioso di opera lirica.
Grazie alla diagnostica medica foniatrica per l’inquadramento clinico, all’intervento logopedico per l’allestimento dei provvedimenti terapeutici e all’intervento fondamentale del docente di canto lirico nel percorso di crescita formativa dell’artista, nasce, ogni giorno, nutrendosi di passione, il meraviglioso progetto-guida per gli esperti di canto e recitazione.
Metodologia applicata
In seguito alle ultime esperienze con artisti provenienti da occidente e da oriente, è stato utile osservare caratteristiche emergenti e differenti tra due categorie di cantanti approcciati nella pratica clinica: un gruppo di cantanti italiani ed uno di cantanti cinesi. Ci si è posto l’interrogativo: “Che cosa differenzia una cultura dall’altra anche in base al canto?”.
Sono stati analizzati 46 allievi, di cui 33 provenienti da varie scuole di Italia e 13 provenienti dalla Cina, curiosi di studiare anche in Europa.
Tabella I/A per sesso – Soggetti esaminati: 46
26 Maschi 57% |
20 Femmine 43% |
Tabella I/B per nazionalità
13 | Cinesi | 28% |
33 | Italiani | 72% |
Tabella II – Età
23-25 anni
21,7%
26-30 anni
52,2%
> 30 anni
26,1%
Analizzando entrambi i gruppi (cantanti italiani e cantanti cinesi), costituiti sia da uomini che da donne, in una fascia d’età compresa tra i 23 e 30 anni, sono emerse diverse considerazioni tecniche. A livello anamnestico abbiamo cercato di evidenziare l’eventuale presenza di alcuni fattori in grado di influenzare in misura più o meno considerevole la produzione di una buona voce.
In tema di Respirazione, rispetto a ciò che “la tecnica occidentale” suggerirebbe, è stato possibile osservare che la “dinamica orientale” è molto basata sui concetti di “spinta” e di “pressione costante”, favorendo un’attività muscolare improntata per lo più sui muscoli retti, in fase di quasi costante tensione, con ridotta dinamicità.
Tabella III – Respirazione
Cantanti cinesi
Dinamica respiratoria più rigida, con spinta verticale forte e costante. Tendenza all’uso dei muscoli retti.
Cantanti italiani
Dinamica respiratoria poco rappresentata, focalizzata maggiormente a livello addomino-diaframmatico e sterno-costale. Utilizzo dei muscoli obliqui.
In considerazione dell’aspetto propriamente vocale, la ricerca della frequenza fondamentale (F0) ha evidenziato che nel 100% dei pazienti professionisti della voce, tale parametro risultava nei limiti della norma; così come, l’estensione della voce, valutata attraverso il computo del numero delle armoniche, risultava oltre i 4000 Hz. In termini di Posizione/Proiezione del suono, è emersa (nei cantanti cinesi), una maggiore impronta posteriore, velare, dei suoni, che sfiorano il palato molle per poi essere successivamente proiettati verso alto, e non in avanti, rispetto al vocal tract sopraglottico… contrariamente a quanto emerge dall’analisi del gruppo di artisti occidentali.
Tabella IV – Proiezione del suono e sistema delle risonanze
Cantanti cinesi
Posizione posteriore del suono con tendenza a “ingolare la voce”. A seconda delle variazioni progressive di tonalità e intensità della voce, emerge successivamente la tendenza a “puntare in alto” il suono con focus verticale e risonanza nasale.
Cantanti italiani
Posizione del suono più anteriore, talvolta la voce viene prima proiettata in alto e poi in avanti, fuori dalla bocca.
In base all’Articolazione-verbale-fonatoria, in contesto orientale, emerge maggiore attenzione verso la pronuncia delle vocali inserite nelle parole, piuttosto che per le consonanti. Alcune di queste sono quasi del tutto assenti, come nel caso del fonema /R/, che viene reso uvulare; di conseguenza, la lingua vien poco innalzata e/o lasciata vibrare
Tabella V – Articolazione
Cantanti cinesi | Maggiore considerazione nell’uso delle vocali. Consonanti poco considerate. Alcuni fonemi risultano assenti. |
Cantanti italiani | Attenzione maggiore nei movimenti articolatori del parlato, rispettati nella loro essenzialità funzionale. Talvolta, presenti attacchi duri in presenza di fonemi occlusivi. |
Prendendo in considerazione l’uso della muscolatura oro-facciale, si potrebbe dire che se Richard Wagner sosteneva che “La musica è la lingua della passione”, la lingua (intesa in questo caso come organo) nella articolazione del linguaggio cantato, in ambito orientale, è considerata quasi assente; non c’è percezione ne’ utilizzo; non c’è controllo della sua dinamicità e flessibilità, della sua compartecipazione alla riduzione o all’allargamento dello spazio intraorale ove far viaggiare la voce, arricchendola di armonici. La lingua “oscilla” insieme alla voce come un corpo rigido, non conduce i suoni più in alto o più in basso, avanti o indietro; segue soltanto l’andamento di apertura e chiusura della bocca. La mandibola appare quasi come ancorata, limitata nei suoi movimenti; è piuttosto rigida, in atteggiamento di ipertono; è anatomicamente ridotta di dimensioni ed ha una base meno larga nella sua estensione orizzontale.
Tabella VI – Muscolatura orofacciale
Cantanti cinesi | Lingua ipertonica, con scarsa percezione delle zone apice, dorso, radice. Mandibola anatomicamente ristretta, funzionalmente rigida e ipomobile. Muscoli mimici poco rappresentativi. |
Cantanti italiani | Maggiore consapevolezza nell’utilizzo della mimica facciale, con uso adeguato del concetto settecentesco di “riso” & di “pianto-sbadiglio”, intese come forme opposte dell’interpretazione. Scarsa dinamicità nell’uso disinvolto della muscolatura orofacciale. Si riscontra qualche rigidità eccessiva. Lingua per lo più in posizione bassa. |
Tabella VII – Postura e Tono muscolare
Cantanti cinesi | Contrazione muscolare quasi costante nella zona dei retti addominali e dei muscoli del collo, che limitano la dinamica performativa. Eccessivo manierismo nel mantenimento della postura, che genera rigidità e scarsa flessibilità. |
Cantanti italiani | Baricentro attenzionale maggiormente localizzato sulla componente diaframmatico addominale. Rigidità non estesa a tutto il corpo, ma maggiormente presente nelle zone del collo e delle spalle. |
Obiettivo della trattazione (discussione)
Il campo delle classificazioni delle diverse culture anche nell’uso della voce artistica è estremamente vario e vasto, tanto da indurci a considerare infruttuoso e dispersivo un qualsiasi tentativo di elencare e mettere a confronto i diversi criteri e i conseguenti quadri proposti per classificare le diverse forme di tecnica vocale, in riferimento al paese e alla cultura di provenienza.
L’analisi clinica non si è limitata alla sola laringoscopia ma è stata accompagnata a un giudizio critico valutativo delle caratteristiche generali della produzione verbale del paziente, coinvolgenti gli aspetti respiratori, fonatori e articolatori-verbali, risuonatori, muscolari, posturali.
Gli stessi “cantanti italiani”, provenienti da un percorso pregresso in foniatria, logopedia e canto presso le nostre sedi, hanno sperimentato le differenti “modalità di approccio alla voce cantata” dei colleghi artisti cinesi, per cui è stato interessante osservare come gli autoctoni stimolassero i compagni orientali al raggiungimento di diverse sensazioni ed espressioni, in termini di corporeità e voce.
Considerazioni conclusive
La vocalita’ orientale incontra il melodrama: considerazioni e problemi riscontrati negli allievi (P.F.Natale, docente di canto).
Tuttavia, molti di loro, presentavano non poche particolarità fisiologiche, frutto di una cultura millenarian, profondamente diversa dalla nostra occidentale.
Una delle prime caratteristiche riscontrate, è sicuramente, la modalità di emissione, unitamente all’assenza di alcuni suoni. L’assenza di alcuni suoni consonantici nel loro alfabeto, rende l’approccio al testo di un brano da camera o d’opera, certo più difficile. In particolare, la difficoltà di produzione di alcune consonanti, come la “R”, rappresenta uno dei molteplici ostacoli nell’esecuzione di un’aria. Altra peculiarità rilevata è il diverso atteggiamento verso l’utilizzo dell’apparato respiratorio: la componente addomino-diaframmatica della dinamica respiratoria risulta poco “sfruttata”; i muscoli addominali bassi sono poco sollecitati nell’espansione e nell’anteriorizzazione: ne consegue, spesso, un eccessivo utilizzo dei muscoli retti, con conseguente “apicalizzazione” della dinamica respiratoria. Da qui un suono più spinto e spesso privo di dinamica. Si evince anche una rigidità muscolare a carico dei muscoli del collo, che determina un’ulteriore ipomobilità della laringe. Ciò è stato riscontrato in circa il 60/65% dei miei allievi.
Un’altra caratteristica fisiologica riscontrata, è sicuramente la scarsa duttilità nell’utilizzo della lingua. I soggetti presi in esame tendono spesso a non distenderla, o in alcuni casi ad arretrarla di posizione.Vedi, ad esempio, le cosidette consonanti “retroflesse”, che si producono arrotolando la lingua e avvicinando il lato inferiore della punta della stessa nella zona immediatamente posteriore gli alveoli. E’ noto che ogni muscolo del corpo umano, ha una sua “memoria”, pertanto non è facile intaccare o scalfire alcune modalita’ di emissione. In questi casi, nello specifico, personalmente lavoro molto sulla sillabazione del testo, estrapolandolo dal contesto vocale, ed usandolo solo come esercizio di lettura e di articolazione. Per fortuna, il lavoro di rilassamento sulla mobilita’ e la rieducazione della lingua, negli ultimi anni e’ affidato a professionisti, logopedisti, foniatri, etc; da qui la necessita’ di affiancare un docente di canto ad un “tecnico” Un’ ultima considerazione viene dal confronto tra voci maschili (tenori, baritoni e bassi) e femminili (soprani, mezzosoprani e contralti). Ho notato,tra esse, infatti, una lieve differenza di produzione del suono. Le prime appaiono piu’ sicure, piu’ proiettate, rispetto alle seconde; queste ultime sembrerebbero quasi in embrione, afflitte da una sorta di pudore nell’emissione.
Si tratta, dunque, di un atteggiamento di carattere psicologico, forse retaggio della loro cultura(?)… Operando soprattutto sul rilassamento del corpo e della mandibola con un accurato lavoro sulla presa di coscienza della maschera e di conseguenza del “Vocal Focus”, esse si aprono con voci interessanti, proiettate e ricche di calde sfumature”.
E’ stato sottoposto, a fine percorso, un questionario agli allievi di differente nazionalità, al fine di porre in evidenza anche l’indice di gradimento degli studenti in relazione ai loro progressi e ai tempi effettivi di studio svolto.
Summary
The Authors report 46 cases of international students from Italy and China belong to a group of lyrical singers. The purpose Is to show the main differences about the vocal technique between Chinese artists and Italian-Melodramma performers. Phoniatry, Speech therapy and Singing teaching represent three pillars of one texture: the body and the soul of singers.
Biografia
Borghese M. “Prevenzione e trattamento dei disturbi della voce parlata, cantata e recitata”. VM Edizioni, 1994.
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