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Giovedì, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione storica che designa l’11 luglio come “Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica del 1995”. La risoluzione, guidata dalla Germania e patrocinata da oltre 40 paesi, è stata adottata con 84 voti favorevoli, 19 contrari e 68 astensioni.
La risoluzione condanna fermamente la negazione del genocidio di Srebrenica e l’esaltazione dei crimini contro l’umanità, del genocidio e dei criminali di guerra. Sottolinea l’importanza degli sforzi continui per l’identificazione delle vittime e il recupero dei corpi, e richiama la necessità di assicurare alla giustizia tutti i colpevoli.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha criticato la risoluzione, definendola “altamente politicizzata” e sostenendo che non contribuirà alla stabilità e all’unità della Bosnia-Erzegovina o della regione, ma aumenterà invece le divisioni. Vucic ha accusato la Germania di minacciare i paesi che non sostengono la risoluzione, sollevando dubbi sui valori democratici europei.
Nonostante non siano giuridicamente vincolanti, le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno un peso politico significativo e inviano un messaggio forte alla comunità internazionale. La decisione dell’ONU è un riconoscimento ufficiale delle atrocità commesse a Srebrenica e un passo importante verso la memoria e la giustizia per le vittime.
Il genocidio di Srebrenica è uno degli episodi più tragici del conflitto bosniaco. Nel luglio 1995, nonostante la presenza delle truppe olandesi di mantenimento della pace, le forze serbe guidate dal generale Ratko Mladic invasero la “zona sicura” dichiarata dall’ONU, uccidendo circa 8.000 uomini e ragazzi musulmani bosniaci. Le truppe olandesi non riuscirono a prevenire il massacro, che è stato successivamente riconosciuto come genocidio dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia nel 2007.
I corpi delle vittime sono stati ritrovati in 570 località sparse nel paese, un macabro testimone della brutalità delle forze serbe. Questo riconoscimento formale da parte dell’ONU è un tributo alle vittime e un monito alla comunità internazionale sull’importanza di prevenire simili atrocità in futuro.
L’Assemblea Generale osserva un momento di silenzio per la morte del presidente iraniano
In apertura della sessione, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha osservato un momento di silenzio in memoria del presidente iraniano Ebrahim Raisi e di alti funzionari governativi, deceduti in un incidente in elicottero. Il tragico evento è avvenuto nella provincia montuosa dell’Azerbaijan orientale, nel nord-ovest dell’Iran, causando la morte di Raisi, del ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e di altri alti funzionari.
Questo gesto di rispetto ha visto tutti i membri dell’Assemblea Generale alzarsi in piedi, riflettendo la gravità della perdita per l’Iran e la comunità internazionale.