
[lid] – Vi ricordate i comunicati stampa con le relative prese di posizione da parte dei dipendenti, del cdr del Giornale dell’Umbria sugli ammortizzatori sociali?
Di seguito alcune prese di posizione.
Partiamo dalla FNSI e del relativo comunicato pubblicato il 19 gennaio 2016 sulla sua pagina dal titolo «Giornale dell’Umbria” in liquidazione, dipendenti ancora in sciopero» secondo la quale «Giornalisti e poligrafici del “Giornale dell’Umbria” ancora in sciopero, anche se nel frattempo l’azienda ha dato formale comunicazione di aver avviato le procedure di messa in liquidazione della società editrice. Il 21 gennaio il liquidatore assumerà l’incarico e poi si aspetterà da parte sua una solerte (auspicano i dipendenti) convocazione dei rappresentanti sindacali per parlare di stipendi arretrati e ammortizzatori sociali».
Anche Perugia Today pubblicava un articolo dal titolo «Giornale dell’Umbria verso l’ultimo capitolo: nominato dall’azienda il liquidatore» secondo il quale «l’assemblea del personale – scrivono dal Cdr – a seguito di ampia discussione ha deliberato a maggioranza la prosecuzione dello sciopero fino alla convocazione del Cdr, del rappresentante Rsa e delle organizzazioni sindacali da parte del liquidatore stesso. Convocazione che si auspica avvenga in tempi brevissimi per poter discutere del mancato pagamento dello stipendio di dicembre, delle pratiche di attivazione degli ammortizzatori sociali, nonché di ogni eventuale indicazioni sulle determinazioni che il liquidatore vorrà prendere in merito alla testata giornalistica».
And last but non least arriva il 14 febbraio 2016 anche la Regione Umbria che prende posizione contro il liquidatore del Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl, dottor Luigi Camilloni, con un comunicato dal titolo «ammortizzatori sociali giornale dell’umbria: grave che vengano penalizzati i lavoratori dell’informazione» secondo la quale «È molto grave che la gestione liquidatoria della società che editava il “Giornale dell’Umbria” abbia intimato i licenziamenti dei dipendenti della società, giornalisti e poligrafici, senza dare il suo consenso alla sottoscrizione della richiesta per la cassa integrazione straordinaria che, come previsto da specifiche norme di legge, compete ai dipendenti delle imprese del settore. È quanto si afferma in una nota della Regione Umbria nella quale si aggiunge che si tratta di una decisone maturata dopo quasi sei ore di confronto nella riunione del tavolo tecnico di crisi che si è svolta venerdì scorso negli uffici della Regione».
«Un atteggiamento questo – sottolinea la nota della Regione Umbria- mai avuto da nessuna parte datoriale nel contesto delle difficili e a volte aspre riunioni dei tavoli di crisi».
«Nello stigmatizzare le scelte della società, continua la nota regionale, non si può non rilevare la peculiarità della situazione di un’imprese editoriale che quattro mesi dopo essere stata rilevata viene messa in liquidazione motivando, tra l’altro, tale scelta con l’atteggiamento ostile dei dipendenti, presunte irregolarità contabili e così via».
«Ora, sottolinea la Regione, il tavolo di confronto si sposta presso la FIEG – Federazione italiana Editori Giornali, dove si auspica i lavoratori potranno trovare riconoscimento delle proprie ragioni.
La Regione, nel manifestare la propria totale disponibilità ad essere il luogo di composizione della controversia tra la liquidazione della società e i dipendenti, ha comunque informato dalla situazione la Presidenza del Consiglio dei Ministri» conclude la nota della Regione.
Non ho notizia se la Presidenza del Consiglio dei Ministri abbia risposto alla Regione Umbria, al contrario conosco per certo che il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha risposto alla mia richiesta di parere sul trattamento straordinario di integrazione salariale per cessazione di attività.
«Ai sensi dell’articolo 35, comma 3, legge 416/81 e s.m.i. il trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) può essere erogato ai dipendenti delle imprese editrici o stampatrici di giornali quotidiani e di agenzie di stampa in tutti i casi di crisi aziendale nei quali si renda necessaria una riduzione di personale ai fini del risanamento dell’impresa e, nei casi di cessazione dell’attività aziendale, anche in costanza di fallimento».
E qui la chicca da parte del Ministero «nel caso di specie, tuttavia, la Società GEU 1819 srl, avendo già provveduto al licenziamento dei propri dipendenti, non risulta essere più in possesso del requisito generale fondamentale per richiedere il trattamento in oggetto, ossia la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, pertanto si ritiene che i lavoratori in questione potranno essere salvaguardati mediante il ricorso ad altre forme di tutela previste dalla normativa vigente».
Non era meglio un silenzio sensato che scrivere parole senza senso?
Per quanto mi riguarda vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Alla prossima puntata.