(AGENPARL) – ven 05 agosto 2022 Arte, Biennale dello Scarto a Vetulonia
Sabato 6 agosto, alle ore 18 e 30. Ingresso libero
L’arte contemporanea incontra l’archeologia: sabato 6 agosto, alle 18 e 30, la Biennale dello Scarto di Rodolfo Lacquaniti fa tappa a Vetulonia con l’inaugurazione dell’opera “Il fiore della vita”, nell’area adiacente alla tomba della Pietrera.
Interverranno: Susanna Lorenzini, assessore al Turismo del Comune di Castiglione della Pescaia, Simona Rafanelli, direttrice del Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi di Vetulonia, Rodolfo Lacquaniti, bio-architetto e artista.
“L’arte è un potente mezzo per parlare all’uomo di ecologia e ambiente – afferma Rodolfo Lacquaniti- con la Biennale dello Scarto uniremo in un unico racconto tutta la meraviglia della Maremma, la sua storia millenaria, i siti archeologici, i personaggi, i musei, i parchi minerari e la natura e parleremo di quanto sia importante impegnarsi affinché questa bellezza incontaminata possa essere difesa”.
La Biennale dello Scarto in Maremma è una mostra diffusa che abbraccia i comuni di Grosseto e Castiglione della Pescaia, dove sono state collocate installazioni giganti, realizzate dall’artista Lacquaniti con materiale riciclato e dislocate in suggestive location. Le opere dialogheranno con il paesaggio naturale e urbano per aiutarci a riflettere sulla tematica ambientale come focus del progetto.
“Il Comune di Castiglione della Pescaia ha sostenuto e accolto con interesse il progetto di Lacquaniti sin dall’inizio – afferma Susanna Lorenzini, assessore comunale al Turismo – nella convinzione che sia importante mantenere alta l’attenzione sulla tematica ambientale. Farlo attraverso l’arte e con un artista come Rodolfo Lacquaniti che da anni opera nel nostro comune, dove ha realizzato il meraviglioso giardino d’arte ‘Viaggio di Ritorno’ è una doppia soddisfazione”.
“L’opera Il fiore della vita di Lacquaniti è stata collocata nella città dei morti di Vetulonia- spiega Simona Rafanelli, direttrice del museo civico di Vetulonia – dove sono sepolti i grandi principi del periodo di maggior splendore della civiltà etrusca, il settimo secolo avanti cristo. Una scelta che ha prima di tutto un valore semantico: gli etruschi credevano in una vita ultraterrena dopo la morte del corpo e quindi il fiore della vita rappresenta la rinascita. E poi c’è un collegamento iconografico: l’artista ha creato l’opera ispirandosi al grande fiore a stella che si trova sullo scudo rotondo del guerriero, rappresentato sulla famosa stele funeraria di Auvele Felùske conservata nel nostro museo.”
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