
REGGIO CALABRIA L’associazione creatasi intorno a Cimarosa non mancava di confrontarsi, talvolta con una ruvida contrapposizione, alle altre attive sul territorio, attraverso una rivalità che si traduceva nel desiderio di acquisire fette di mercato sempre più ampie a discapito dei concorrenti. Questi, per imporre le proprie regole e per suscitare diffusa intimidazione sul territorio, si avvaleva – oltre che della fama della cosca di appartenenza – anche di un generalizzato ricorso alla violenza, di cui non mancava di gloriarsi con l’interlocutore di turno. L’indagato faceva presente di non avere remore a contrapporsi a chicchessia nell’area di Scilla: anche chi poteva godere della vicinanza con esponenti di altre frange della locale criminalità organizzata, non sarebbe rimasto immune dai suoi raid punitivi. Violenza che veniva esercitata nei limiti in cui era consentita dal galateo della ndrangheta ed in modo da non incorrere nella perdita del “rispetto della famiglia”. (News&Com)