
(AGENPARL) – Wed 25 June 2025 Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro
Gruppo di Palermo
Palermo, 25 giugno 2025
COMUNICATO
SEI INDAGATI TRA I CAPORALI CINESI CHE SFRUTTANO ANCHE GLI ITALIANI
I LAVORATORI ERANO COSTRETTI A SOSTENERE TURNI DI LAVORO
ESTENUANTI CON PAGHE DA FAME
Sfruttavano in maniera sistematica, nell’azienda da loro gestita, svariati lavoratori, quasi tutti di
nazionalità italiana, approfittando del loro stato di bisogno e ricorrendo anche a implicite minacce
di licenziamento nei confronti di alcuni di essi.
Sei cittadini cinopopolari, gestori di una società di Palermo operante nel settore della vendita di
prodotti non alimentari, sono stati denunciati per caporalato. Nei loro confronti il Giudice per le
Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura di Palermo, ha anche
emesso la “misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di impresa o di ricoprire uffici
direttivi delle persone giuridiche e delle attività ad esse inerenti per la durata di mesi dodici”.
Le misure di che trattasi, sono giunte a coronamento di una complessa indagine coordinata
dalla Procura della Repubblica di Palermo e scaturita da un accesso ispettivo effettuato nel
settembre del 2023, nel corso di una campagna di controlli anticaporalato, dai militari del Nucleo
Operativo del Gruppo Tutela Lavoro e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Palermo,
congiuntamente a personale del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo.
I Carabinieri hanno portato alla luce un sistema illecito, fondato sullo sfruttamento della
manodopera, all’interno del quale i 30 dipendenti dell’azienda (27 dei quali senza contratto) erano
costretti a svolgere le loro mansioni nei negozi gestiti dalla medesima per 12-13 ore al giorno per
sette giorni alla settimana per una paga oraria irrisoria, senza poter fruire di riposi e ferie, in un
ambiente di lavoro insicuro e insalubre e sotto il continuo controllo dei loro “datori di lavoro”
attraverso un impianto di videosorveglianza installato all’interno degli esercizi.
Agli stessi indagati sono state anche contestate svariate violazioni delle norme in materia
giuslavoristica e in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, per un totale di circa 200.000,00 euro.
È obbligo rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur
gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero
iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna
passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.