
(AGENPARL) – Thu 19 June 2025 COMUNICATO STAMPA n. 72/25
Lussemburgo, 19 giugno 2025
Conclusioni dell’avvocata generale nella causa C-738/22 P | Google e Alphabet/Commissione
L’avvocata generale Kokott propone alla Corte, nella causa Google
Android, di respingere l’impugnazione di Google e, pertanto, di confermare
la nuova ammenda di EUR 4,124 miliardi fissata dal Tribunale
Con decisione del 18 luglio 2018 1 la Commissione ha inflitto a Google un’ammenda di quasi EUR 4,343 miliardi 2 .
Google ha abusato della sua posizione dominante imponendo restrizioni contrattuali anticoncorrenziali ai
produttori di dispositivi mobili e agli operatori di reti mobili, in parte sin dal 1° gennaio 2011:
I produttori potevano ottenere una licenza per «Play Store», l’App Store di Google, solo se preinstallavano la
sua applicazione di ricerca generale «Google Search» e il suo browser «Chrome» («pacchetto»).
Inoltre, al fine di ottenere una licenza per Play Store e per Google Search, essi dovevano impegnarsi a non
vendere dispositivi equipaggiati con versioni del sistema operativo Android non approvate da Google
(«antiframmentazione»);
Infine, Google vincolava la partecipazione dei produttori e degli operatori di rete agli introiti pubblicitari alla
condizione che non preinstallassero un altro serv izio di ricerca generale su un portafoglio determinato di
dispositivi («ripartizione dei ricavi»).
Secondo la Commissione, con tutte queste restrizioni, Google perseguiva l’obiettivo di proteggere e di rafforzare la
sua posizione dominante in materia di servizi di ricerca generale e, pertanto, i suoi introiti derivanti da annunci
pubblicitari collegati a tali ricerche, e ciò in un momento in cui l’importanza di Internet mobile stava aumentando in
modo significativo. A motivo del loro obiettivo comune e della loro interdipendenza, la Commissione ha qualificato
tali restrizioni come infrazione unica e continuata.
Google ha contestato la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale dell’Unione europea, con un successo
limitato: con sentenza del 14 settembre 2022 il Tribunale ha annullato la decisione (unicamente) per quanto
riguarda il regime di ripartizione dei ricavi e ha fissato nuovamente l’ammenda in EUR 4,124 miliardi 3 .
Google ha quindi proposto impugnazione dinanzi alla Corte.
Nelle sue conclusioni presentate in data odierna, l’avvocata generale Juliane Kokott propone alla Corte di
respingere l’impugnazione di Google e, pertanto, di confermare la sentenza del Tribunale.
Ella afferma, da un lato, che la valutazione dei fatti e degli elementi di prov a da parte del Tribunale non può, in linea
di principio, essere contestata dinanzi alla Corte e dall’altro, che gli argomenti giuridici invocati da Google sono
inoperanti.
Per quanto riguarda, in particolare, il pacchetto di Play Store, Google Search e Chrome, contrariamente a quanto
sostiene Google, il Tribunale non doveva esigere che la Commissione, per dimostrare l’esistenza di un abuso,
analizzasse la situazione concorrenziale in assenza del comportamento censurato (analisi cosiddetta controfattuale).
il Tribunale poteva limitarsi a constatare che la decisione degli utenti di utilizzare Google Search e Chrome e non
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applicazioni concorrenti era influenzata in modo discriminatorio dal lo «status quo bias (pregiudizio dello status
quo)» collegato alla loro preinstallazione, che i concorrenti non potevano contrastare.
Inoltre, il Tribunale non era tenuto ad esaminare, oltre alla capacità del pacchetto di restringere la concorrenza, se
tale comportamento fosse idoneo a escludere specificamente concorrenti altrettanto efficienti di Google.
Infatti, non sarebbe realistico, nel caso di specie, confrontare la situazione di Google con quella di un ipotetico
concorrente altrettanto efficiente. Google deteneva una posizione dominante in diversi mercati dell’ecosistema
Android e beneficiava quindi di effetti di rete che le consentivano di fare in modo che gli utenti utilizzassero Google
Search. In tal modo, Google aveva accesso a dati che le consentivano a sua volta di migliorare i suoi servizi. Nessun
ipotetico concorrente altrettanto efficiente avrebbe potuto trovarsi in una situazione del genere.
A parere dell’avvocata generale Kokott, il Tribunale ha altresì correttamente ritenuto che nonostante l’annullamento
della decisione della Commissione per quanto riguarda la ripartizione dei ricavi, sussistesse ancora un’infrazione
unica e continuata. Indipendentemente da tale annullamento parziale, esisteva una strategia complessiva volta ad
anticipare lo sviluppo di Internet sui dispositivi mobili, preservando al contempo il modello economico di Google, il
quale si basava essenzialmente sui redditi che essa ricavava dall’utilizzo del suo servizio di ricerca generale.
Infine, secondo l’avvocata generale, il Tribunale non ha neppure commesso errori nel ricalcolare l’importo
dell’ammenda.
IMPORTANTE: Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia. Il compito dell’avvocato
generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è
stato designato. I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata
in una data successiva.
IMPORTANTE: Avverso le sentenze o ordinanze del Tribunale può essere presentata impugnazione alla Corte di
giustizia, limitatamente alle questioni di diritto. In linea di principio, l’impugnazione non ha effetti sospensivi. Se essa
è ricevibile e fondata, la Corte annulla la decisione del Tribunale. Nel caso in cui la causa sia matura per essere
decisa, la Corte stessa può pronunciarsi definitivamente sulla controversia. In caso contrario, essa rinvia la causa al
Tribunale, che è vincolato alla decisione resa dalla Corte in sede d’impugnazione.
Documento non ufficiale ad uso degli organi d’informazione che non impegna la Corte di giustizia .
Il testo integrale delle conclusioni è pubblicato sul sito CURIA il giorno della lettura.
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Decisione del 18 luglio 2018, relativa a un procedimento a norma dell’articolo 102 TFUE e dell’articolo 54 dell’accordo SEE ( caso AT.40099 – Google
Android); sintesi in GU 2019, C 402, pag. 19. Si veda il comunicato stampa della Commissione. Si tratta dell’ammenda più elevata mai inflitta in Europa
da un’autorità di vigilanza sulla concorrenza.
Di cui quasi EUR 1,922 miliardi in solido con la Alphabet, società madre di Google.
La Alphabet è responsabile in solido per quasi EUR 1,521 miliardi. Si veda la sentenza del Tribunale del 14 settembre 2022, Google e
Alphabet/Commissione (Google Android), T-604/18. Si veda anche il comunicato stampa No 147/22.
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