
Il presidente dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska, Nenad Stevandić, ha elogiato il presidente serbo Aleksandar Vučić per la decisione di rientrare in Serbia dagli Stati Uniti a causa di problemi di salute e curarsi nel proprio Paese, definendola una “mossa da statista”.
In un post pubblicato sul social network X, Stevandić ha affermato:
“È paradossale che tutti gli oppositori appassionati, gli oppositori e i bloccanti, altrimenti atei e sputacchiere del Patriarca serbo, preghino Dio che egli non sopravviva. Per questo Dio sarà dalla sua parte.”
Stevandić ha inoltre criticato parte della società serba che, secondo lui, non è in grado di comprendere l’importanza del ruolo di Vučić a causa dell’influenza negativa dei media e di una coscienza nazionale poco sviluppata:
“Una parte delle generazioni, avvelenata da tempo dai media e in modo antipatriottico, senza una sviluppata coscienza nazionale e storica, non riesce a capirlo.”
Secondo Stevandić, tuttavia, la maggioranza dei cittadini serbi comprende la gravità del momento e il significato delle scelte del presidente, e sarà capace – come in passato – di resistere e vincere. Ha poi rivolto dure parole contro una “minoranza aggressiva e non statale” che, a suo dire, ostacola il progresso nazionale:
“Purtroppo, una piccola, passionale e aggressiva minoranza non statale che cerca di soffocare il progresso del suo Paese assecondando i suoi nemici sta diventando una costante che deve essere tollerata quotidianamente o ridotta a un limite e trattata rigorosamente dalla legge.”
Le dichiarazioni di Stevandić si inseriscono in un clima di forte mobilitazione politica e patriottica, a seguito del recente malore del presidente Vučić e del suo rientro anticipato da una visita ufficiale negli Stati Uniti. Il leader serbo è stato ricoverato presso l’Accademia Medica Militare (VMA) e dimesso con una terapia prescritta, mentre resta incerta la sua partecipazione alla Parata della Vittoria del 9 maggio a Mosca, che egli stesso aveva indicato come una priorità, salvo “eventi imprevisti o minacce alla Serbia”.