
Banja Luka – La Bosnia-Erzegovina è oggi al centro di una grave crisi istituzionale e politica, secondo quanto denuncia il 33° rapporto ufficiale della Republika Srpska presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Al centro dell’accusa figura Christian Schmidt, Alto rappresentante internazionale per la Bosnia-Erzegovina, definito nel documento come un “burocrate tedesco in pensione” che avrebbe usurpato poteri dittatoriali, violando apertamente l’ordine costituzionale stabilito dagli Accordi di Dayton.
La denuncia del governo della Republika Srpska
Il rapporto afferma che le azioni di Schmidt sono la principale causa della crisi politica in atto, e che il suo comportamento rappresenta “un attacco scioccante alla democrazia e allo stato di diritto”. Il documento accusa Schmidt di aver imposto leggi senza alcuna legittimazione giuridica, agendo al di fuori del controllo parlamentare e senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come previsto dall’allegato 10 dell’accordo di pace del 1995.
In particolare, viene condannata la decisione di perseguire il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, per aver rifiutato di pubblicare decisioni dell’Alto rappresentante nella Gazzetta ufficiale dell’entità. Tali decisioni sono considerate da Banja Luka “illegittime” e “non vincolanti”.
Un processo “politico”, secondo Banja Luka
Nel rapporto si afferma che Dodik non è stato condannato sulla base di leggi approvate democraticamente, ma per aver sfidato un “decreto illegale” imposto da Schmidt. Il presidente della Republika Srpska è stato condannato a un anno di prigione e a sei anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza, secondo il governo dell’entità serba, sarebbe il risultato di un processo “farsa”, celebrato da un giudice con un passato nell’esercito bosniaco durante il conflitto.
Il documento denuncia inoltre la richiesta, poi respinta da Interpol e UE, di emettere mandati di arresto internazionali contro Dodik, il premier Radovan Višković e il presidente dell’Assemblea nazionale Nenad Stevandić.
Accuse contro il Comitato di Pace
Un’altra questione centrale è la contestazione della legittimità stessa di Schmidt come Alto rappresentante. La Republika Srpska sottolinea come la sua nomina non sia mai stata formalmente approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e come il cosiddetto Comitato direttivo del Consiglio per l’attuazione della pace (PIC), che ha sostenuto Schmidt, “non possieda alcuna autorità legale”.
Appello alla comunità internazionale
Il governo della Republika Srpska invita tutti gli Stati membri dell’ONU a condannare le azioni di Schmidt e a sostenere il rispetto dell’ordinamento costituzionale della Bosnia-Erzegovina. “Permettere a Schmidt di continuare a governare con decreti illegali equivarrebbe a una rinuncia collettiva ai principi democratici”, si legge nel documento.
L’escalation politica culminerà martedì 6 maggio alle 16:00, quando il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà per il consueto dibattito semestrale sulla situazione in Bosnia-Erzegovina. La seduta si annuncia particolarmente tesa, con la possibilità che emergano profonde divisioni tra i membri del Consiglio sulle responsabilità della crisi e sulla futura presenza dell’Alto rappresentante.