
(AGENPARL) – mar 19 marzo 2024 https://www.aduc.it/articolo/contrastare+effetti+della+chemioterapia+nebbia_37325.php
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Contrastare gli effetti della chemioterapia. La nebbia dentro il cervello
“Hai la nebbia nel cervello”. Si dice di una persona che non riesce a organizzarsi, perde concentrazione e memoria, non trova le parole giuste e ha difficoltà ad effettuare lavori. Insomma, si perde di fronte a problemi che in situazioni normali affronterebbe senza difficoltà.
Questo stato confusionale si trova anche nelle persone soggette a chemioterapia cerebrale.
Prove crescenti indicano che i trattamenti antitumorali causano numerosi effetti deleteri, tra cui la tossicità al Sistema nervoso centrale (SNC). Gli effetti collaterali causati dalla chemioterapia comprendono cambiamenti nella funzione cognitiva, nella memoria e nell’attenzione. Gli agenti chemioterapici citotossici inducono danni ossidativi al DNA, influenzano i processi molecolari nel cervello e possono essere associati a processi di invecchiamento cerebrale.
I pazienti affetti da cancro, sottoposti a chemioterapia, oltre al deterioramento cognitivo, subiscono anche una condizione neurologica ad esso correlata definita “nebbia cerebrale”.
Questo stato si chiama “chemio-cervello”.
Non tutte le persone trattate con chemioterapia reagiscono allo stesso modo. L’incidenza, oltre all’età, è dovuta anche a fattori ambientali quali la dieta, l’attività fisica, l’uso di droghe o a uno stato precedente di alterazione dell’attività cerebrale. E’ del tutto evidente, comunque, che un trattamento chemioterapico agisce negativamente anche sulle cellule neuronali sane, inducendo una serie di effetti collaterali tra i quali troviamo, appunto, il “chemio cervello”.
Scoperte recenti suggeriscono che il “chemio-cervello” condivide diverse caratteristiche con le malattie degenerative, tra cui la neuroinfiammazione cronica, il danno al Dna e la perdita sinaptica, cioè dei siti di contatto funzionale tra due cellule nervose.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine, riporta che il trattamento con luce lampeggiante o suono pulsante ha effetti positivi sulla funzione cognitiva di modelli murini e ha favorito la sopravvivenza delle cellule cerebrali che proteggono quelle nervose con apposite guaine. Questo trattamento è basato sulla convinzione che i neuroni con funzione di attenzione e memoria operano a una frequenza di 40 Hertz e quindi rispondono alla luce e al suono con la stessa frequenza. E’ dimostrato che stimoli sensoriali risultano efficaci nell’alleviare patologie immunitarie e sinaptiche e sono utili nel trattamento del “chemio-cervello” indotto da diversi agenti chemioterapici. L’induzione è risultata più efficace se fornita nel corso della chemioterapia i cui effetti permangono oltre 100 giorni, suggerendo la possibilità di benefici a lungo termine.
Insomma, una terapia audiovisiva non invasiva aiuta a…schiarire le idee.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 19 Marzo 2024)
Primo Matrantoni, presidente comitato scientifico Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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