
(AGENPARL) – mar 12 settembre 2023 “Il celibato ecclesiastico, la ‘fulgida gemma’ che la Chiesa Cattolica
Romana non vuol gettare via” di Davide Romano
Come ribadì papa Paolo VI: «Il celibato sacerdotale, che la Chiesa
custodisce da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche
nel nostro tempo». La Chiesa cattolica riconosce che teoricamente si
potrebbe cambiare questa disciplina della Chiesa latina, della quale alcuni
individui e gruppi chiedono l’abolizione o la modifica, ma della quale i
recenti papi hanno sottolineato l’alto valore.
Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) intervenne più volte in difesa del
celibato dichiarando che sarebbe stato una positiva soluzione al calo delle
vocazioni. Giovanni Paolo II elencò anche una serie di motivi perché un
sacerdote debba essere celibe, quali: maggior tempo da dedicare alla
parrocchia e alla comunità, un prete non deve pensare ai beni terreni e
questo nell’ottica di avere un figlio sarebbe ingiusto. Tra i suoi discorsi
sul celibato da notare quello del 9 novembre 1978 al clero di Roma.
Papa Benedetto XVI (2005-2013) nella *Sacramentum Caritatis* afferma: «Il
fatto che Cristo stesso, sacerdote in eterno, abbia vissuto la sua missione
fino al sacrificio della croce nello stato di verginità costituisce il
punto di riferimento sicuro per cogliere il senso della tradizione della
Chiesa latina a questo proposito».
Il celibato ecclesiastico, o la pratica del voto di castità per i membri
del clero cattolico romano, è infatti un tema dibattuto da secoli. Alcuni
critici vedono questa pratica come obsoleta, mentre altri la considerano
fondamentale per la vita religiosa. In questo articolo, esploreremo alcune
delle ragioni per cui il celibato ecclesiastico rimane una parte importante
della tradizione cattolica e difenderemo questa scelta sacra.
Il celibato ecclesiastico ha radici profonde nella tradizione apostolica.
Gesù stesso ha parlato dell’importanza della castità e del lasciare tutto
per seguirlo. Gli apostoli, che sono stati i primi vescovi e sacerdoti
della Chiesa, hanno abbracciato questa chiamata, scegliendo di vivere una
vita di celibato per dedicarsi completamente al servizio di Dio e della
comunità cristiana. Questa tradizione si è trasferita attraverso i secoli e
rimane un segno di continuità con gli insegnamenti degli apostoli.
Il celibato ecclesiastico consente ai sacerdoti di concentrarsi
completamente sul loro ministero spirituale e sul servizio alla comunità.
Senza le responsabilità della famiglia, i sacerdoti possono essere più
disponibili per le necessità dei fedeli. Possono dedicare più tempo alla
preghiera, alla meditazione e allo studio delle Sacre Scritture, il che
arricchisce il loro insegnamento e la loro guida spirituale.
Il celibato ecclesiastico aiuta a evitare situazioni in cui il sacerdote
potrebbe essere influenzato da questioni familiari o interessi personali
nelle sue decisioni pastorali. Evita anche il rischio di eredità
ecclesiastiche, in cui posizioni di potere e autorità vengono trasmesse da
una generazione all’altra all’interno delle famiglie dei sacerdoti. Ciò
contribuisce a garantire una maggiore trasparenza e integrità
nell’amministrazione delle parrocchie e delle diocesi.
Il celibato ecclesiastico è considerato un atto di consacrazione totale a
Dio. I sacerdoti rinunciano volontariamente alle relazioni romantiche e
familiari per essere più vicini a Dio e alla sua chiamata. Questa scelta
rappresenta un impegno profondo e un segno di sacrificio personale, che è
altamente stimato nella tradizione religiosa.
In conclusione, il celibato ecclesiastico è una pratica che ha profonde
radici nella tradizione apostolica e che continua a svolgere un ruolo
importante nella Chiesa cattolica. Questa scelta sacra offre numerosi
vantaggi, tra cui la dedizione al servizio spirituale, l’evitare potenziali
conflitti di interesse e il segno di una consacrazione totale a Dio. Mentre
il dibattito sul celibato ecclesiastico può continuare, è importante
riconoscere il suo significato nella vita religiosa e il ruolo che svolge
nell’approfondire la fede e la dedizione dei sacerdoti cattolici. È curioso
che chi lo contesta, battendosi per un sacerdozio uxorato, ovvero chi vuole
preti con mogli e figli, è spesso lo stesso che, al momento
dell’ordinazione sacerdotale, lo ha accettato senza alcuno scrupolo morale.
Ci ha solo ripensato dopo quando magari ha incontrato l’amore carnale negli
occhi di una donna (o di un altro uomo). Troppo comodo.