(AGENPARL) - Roma, 16 Novembre 2025Dopo le pressioni provenienti dai partiti della cosiddetta “Troika” di Sarajevo, anche il vicepresidente della Republika Srpska, Ćamil Duraković, ha annunciato che inviterà i bosniaci a partecipare alle elezioni presidenziali anticipate dell’entità. Un invito che non si limita alla semplice partecipazione, ma che – secondo molti osservatori – contiene anche un messaggio implicito su chi non dovrebbe ricevere il loro sostegno: il candidato dell’SNSD.
Duraković ha dichiarato che i bosniaci dovrebbero scegliere “il male minore”, suggerendo che l’opposizione serba sarebbe più incline a una politica costruttiva rispetto al partito di governo. Secondo il vicepresidente, il voto bosniaco potrebbe risultare decisivo in una competizione già molto tesa.
L’SNSD ha reagito duramente, sostenendo che l’ingerenza dei partiti di Sarajevo e dello stesso Duraković non è affatto sorprendente. Il delegato Radovan Kovačević ha accusato la “Troika” e i partiti bosniaci di tentare di influenzare l’elezione del nuovo presidente della Republika Srpska, non per rafforzare l’entità, ma per installare un candidato disposto a “rinunciare alla difesa della Republika Srpska”.
Il caso ricorda l’elezione del 2014, quando Mladen Ivanić vinse la corsa per la presidenza serba grazie, in parte, ai voti provenienti da elettori bosniaci. Una dinamica che l’SNSD sostiene si stia ripetendo anche questa volta.
Diversamente da Duraković, l’altro vicepresidente dell’entità, Davor Pranjić, di origine croata, ha preso le distanze da qualsiasi interferenza politica. Ha ribadito che non intende guidare o suggerire scelte ai suoi connazionali, affermando che ogni popolo deve essere libero di eleggere il proprio rappresentante legittimo.
Gli analisti politici sottolineano che l’appoggio dei partiti bosniaci potrebbe essere un’arma a doppio taglio: se da un lato incrementa la base elettorale dell’opposizione, dall’altro potrebbe alienare parte dell’elettorato serbo, spesso diffidente verso qualsiasi appoggio proveniente da Sarajevo. Secondo il politologo Filip Matić, il candidato dell’opposizione potrebbe persino decidere di prendere le distanze da questo sostegno per evitare ripercussioni negative.
L’opposizione, tuttavia, non sembra intenzionata a rifiutare l’appoggio, nonostante molti dei partiti bosniaci sostengano visioni politiche che implicano un ridimensionamento delle competenze della Republika Srpska: dalla registrazione dei beni dell’entità come proprietà statale alla centralizzazione delle istituzioni, fino all’indebolimento dei confini interni stabiliti dagli Accordi di Dayton.
In questo contesto complesso, è evidente che le elezioni anticipate si stanno trasformando in un terreno di scontro che va ben oltre i confini della Republika Srpska, coinvolgendo dinamiche politiche regionali e tensioni etniche mai del tutto sopite.