
(AGENPARL) – Tue 21 October 2025 COMANDO PROVINCIALE CARABINIERI DI LECCE
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Colpo durissimo alla criminalità organizzata del Salento.
16 arresti in una maxi operazione dei Carabinieri
Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone indagate, a vario titolo, per
associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di
spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni
personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo
mafioso.
Questa mattina, nei comuni di Gallipoli, Nardò, Galatone, Sannicola e Seclì nonché presso
la Casa Circondariale di Lecce, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno
portato a termine una vasta operazione contro un’associazione finalizzata al traffico di
stupefacenti operante nella parte ionica del Salento. L’intervento ha mobilitato 120 militari,
supportati dai comandi territoriali, dal 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, dallo Squadrone
Eliportato Cacciatori “Puglia”, dal Nucleo Cinofili di Modugno (Ba), nonché dai militari
dell’11° Reggimento “Puglia”.
Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta
della Procura Distrettuale Antimafia, sono state eseguite misure cautelari di cui 7 in carcere
e 9 ai domiciliari su un totale di 51 indagati. Gli arrestati sono gravemente indiziati di
associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di
spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni
personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo
mafioso.
Tutto comincia nel giugno del 2020, con l’arresto in flagranza, per spaccio di stupefacenti
avvenuto a Galatone di un giovane cl. 1999. I successivi approfondimenti investigativi avviati
dai militari dell’Arma consentivano di individuare l’esistenza di due filoni paralleli, in
costante contatto, che si spartivano le due principali aree di spaccio della parte ionica del
Salento, suddivise tra i centri di Nardò – comprensiva delle due marine Santa Caterina e
Santa Maria al Bagno e Gallipoli – comprendente Galatone e Sannicola.
Quello che sembrava un’attività di P.G. apparentemente isolata si è rivelata ben presto la
punta dell’iceberg di due strutture criminali ramificate, ben suddivise sui “rispettivi territori”,
capaci di piazzare ingenti quantitativi di stupefacente. In particolare, l’organizzazione
operante sull’area di Nardò è caratterizzata da struttura verticistica in grado di gestire una
sistematica attività di spaccio di stupefacenti aggravata dal tipico ricorso alla violenza, in
perfetto stile mafioso, anche mediante l’utilizzo di armi, finalizzata tanto al recupero dei
crediti derivanti dalle cessioni di stupefacente, quanto al controllo del territorio ed al
conseguente riconoscimento del proprio potere sull’intera piazza neretina.
A riguardo, alcuni episodi hanno destato l’attenzione degli inquirenti. Un caso eclatante è
stato quando dopo un prelievo di denaro presso un bancomat, una vittima veniva avvicinata
da alcuni individui armati che, con violenza e minaccia, la costringevano a cedere il controllo
della propria autovettura.
Durante il tragitto, la vittima veniva colpita con schiaffi e minacciata con una pistola, puntata
alla gamba destra e al volto, fino a essere condotta in un luogo isolato, dove i malviventi la
derubavano di una somma in contanti di 350 euro e delle chiavi dell’auto.
Uno degli aggressori esplodeva successivamente due colpi d’arma da fuoco in direzione
dell’automobile, uno dei quali colpiva lo sportello dal lato del conducente.
In un’altra circostanza invece, nei pressi di un bar di Nardò, una vittima è stata aggredita da
uno dei sodali in modo violento, colpendola reiteratamente con una violenza inaudita e
sproporzionata anche dopo che la stessa era caduta al suolo, con calci e pugni al volto,
abbandonandolo per terra, causandogli la deformazione e lo sfregio permanente del viso.
Per mesi i Carabinieri hanno seguito le tracce delle due strutture criminose, intrecciando
intercettazioni, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree. Un lavoro
paziente che ha svelato un traffico continuo di cocaina, eroina, marijuana e hashish,
smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona.
Nell’organizzazione, un ruolo primario è stato rivestito anche dalle donne di famiglia. Infatti,
alcune avevano ruoli centrali, quali referenti dediti tanto al rifornimento dei pusher quanto
allo spaccio al dettaglio. Altre gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllavano
gli approvvigionamenti e le consegne, alcune avvenute anche alla presenza del figlio minore
di una delle sodali. Spesso, utilizzavano autovetture di terzi soggetti estranei alla compagine
criminale con il compito di “apripista”, agevolando così lo spostamento dello stupefacente.
Un’altra donna, vicina al capo, gestiva per conto suo i contatti telefonici, organizzava gli
incontri con le altre figure di spicco dell’organizzazione e svolgeva, di fatto, il ruolo di
“telefonista”. In tali circostanze, adottava cautele particolari al fine di eludere il controllo
delle forze dell’ordine, quali l’utilizzo di chat dedicate create su piattaforme multimediali di
difficile captazione (WhatsApp e Telegram).
Infatti, nell’azione delle due strutture, determinante è stato l’uso della tecnologia e l’ampio
ricorso ai sistemi di messaggistica istantanea da parte dei fruitori finali, che contattavano i
loro pusher di riferimento per “ordinare” le dosi. In alcuni casi, gli stessi pusher, per
assicurarsi della qualità del “prodotto” ceduto, ricontattavano i “clienti” per acquisire una
“recensione” sullo stupefacente e quindi fidelizzare il cliente.
La droga, chiamata in codice con i più disparati appellativi richiamanti cibi o bevande come
ad es. “birra” o “pane fatto in casa”, veniva prelevata da nascondigli sicuri, “predisposta” in
piccole dosi e smerciata ai pusher per la diffusione sul territorio.
Un sistema collaudato che ha permesso alle due frange di accumulare ingenti profitti, sulla
parte ionica del Salento, fino all’intervento risolutivo di oggi.
Il bilancio complessivo dell’operazione è eloquente: dieci arresti in flagranza, il sequestro di
quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana, che avrebbero potuto inondare il territorio
con quasi 5.000 dosi da piazzare al dettaglio.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi
investigativi acquisiti dai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, ha condiviso
l’impostazione accusatoria della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, emettendo
dunque l’ordinanza di custodia cautelare a cui il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce
ha dato esecuzione nella mattinata odierna.
È obbligo rilevare che gli odierni indagati e destinatari della misura restrittiva, sono, allo
stato, indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente
vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in
ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.
Lecce, 21 ottobre 2025
Reparto Operativo
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