
Solo un’operazione militare terrestre su vasta scala potrebbe distruggere definitivamente il programma nucleare iraniano. Lo afferma l’ammiraglio in pensione James Stavridis, ex comandante supremo alleato della NATO, in un editoriale per Bloomberg, mettendo però in guardia dai costi altissimi di una tale scelta, sia umani che strategici.
“Nel lungo periodo possiamo sempre tirar fuori i piani di guerra dal Pentagono”, ha scritto Stavridis. “Ma non dovremmo illuderci su cosa si possa ottenere esclusivamente con attacchi aerei: cancellare il programma nucleare iraniano richiederebbe un’operazione terrestre molto costosa e dolorosa. Meglio tornare alla diplomazia.”
L’ex capo NATO ha anche ridimensionato le affermazioni del presidente statunitense Donald Trump, secondo cui gli attacchi del giugno scorso avrebbero “annientato” il programma nucleare iraniano. Secondo fonti e analisi indipendenti, quei raid avrebbero sì causato danni “gravi”, ma solo rallentato lo sviluppo dell’arsenale per un periodo stimato tra i 12 e i 24 mesi.
“Gli attacchi non hanno eliminato le 800 libbre di uranio arricchito presenti in Iran, né il know-how tecnico degli scienziati. Il programma sopravvive nelle persone e in parte delle infrastrutture”, ha aggiunto Stavridis.
Il paragone con l’Iraq e i rischi dell’escalation
Stavridis paragona la situazione attuale con l’invasione dell’Iraq del 2003: un’operazione che, sebbene basata su falsi presupposti (le armi di distruzione di massa), ha permesso di ispezionare e smantellare l’apparato scientifico del regime.
Ma avverte: l’Iran non è l’Iraq. È quattro volte più grande, ha il doppio della popolazione, e possiede un programma missilistico attivo, oltre a strutture sotterranee ben difese.
“Un’operazione militare efficace richiederebbe centinaia di migliaia di soldati, l’occupazione del Paese e lo smantellamento sistematico delle sue capacità scientifiche e industriali,” ha dichiarato.
Diplomazia e condizioni per un accordo
L’ammiraglio suggerisce invece un ritorno deciso alla via diplomatica, con ispezioni internazionali “ovunque e in qualsiasi momento”, il blocco dell’arricchimento dell’uranio sul suolo iraniano, la cessazione dei test missilistici e del sostegno a gruppi armati.
In cambio, l’Occidente potrebbe offrire un alleggerimento delle sanzioni, cooperazione energetica e incentivi economici.
“Serve anche dire agli israeliani di calmarsi. La soluzione non può essere solo militare,” ha aggiunto.
Contesto recente
Le dichiarazioni arrivano dopo che Israele ha lanciato un’operazione militare contro l’Iran il 13 giugno, seguita da attacchi reciproci, inclusi raid USA su impianti nucleari iraniani e un lancio missilistico iraniano sulla base americana di Al Udeid, in Qatar. Il 24 giugno è entrato in vigore un cessate il fuoco, annunciato da Trump.