
(AGENPARL) – Fri 11 July 2025 **Carcere, oltre 2.100 detenuti coinvolti in progetti di inclusione sociale
e lavorativa**
Al convegno regionale “Carcere, inclusione, sociale, comunità” il
bilancio delle azioni della Regione. L’assessora Spinelli: “Le notizie
drammatiche dal mondo del carcere ci confermano che servono interventi
strutturali e quotidiani, non solo risposte all’emergenza”
/Scritto da Antonio Cannata, venerdì 11 luglio 2025/
Oltre 2100 persone detenute o in uscita dal carcere coinvolte in percorsi
di inclusione sociale, lavorativa e giustizia riparativa in tutta la
Toscana.
Sono i numeri che raccontano l’impegno concreto portato avanti dalla
Regione insieme a Comuni, istituzioni, mondo dell’associazionismo e del
Terzo Settore per costruire opportunità di reinserimento e migliorare le
condizioni di vita dentro e fuori dagli istituti penitenziari.
Il bilancio è stato tracciato oggi a Firenze, al termine del convegno
regionale “Carcere, inclusione, sociale, comunità”, organizzato dalla
Regione Toscana e da Anci Toscana, che ha visto tre giorni di confronto tra
istituzioni, esperti e realtà sociali.
A concludere i lavori, la lectio magistralis della Presidente della Corte
di Cassazione, Margherita Cassano.
I progetti, finanziati attraverso il Fondo Sociale Europeo e il Fondo di
Sviluppo e Coesione, si sono svolti su tutto il territorio regionale e
hanno previsto servizi di accompagnamento sociale, percorsi di giustizia
riparativa, attività di orientamento e formazione al lavoro, tirocini di
inclusione sociale.
“Dal mondo del carcere arrivano notizie sempre più drammatiche, però
c’è bisogno di interventi strutturali e di un sistema che parte dal
carcere ma sia capace di coinvolgere tutta la comunità, non possiamo
limitarci a rincorrere l’emergenza – ha dichiarato l’assessora regionale
alle politiche sociali Serena Spinelli, tirando le somme del convegno
appena concluso.
“Abbiamo voluto questa tre giorni – ha spiegato – per fare il punto sul
percorso compiuto in questi anni che è stato incentrato su una presa in
carico multidisciplinare delle persone, perché questa è la strada per
attuare il principio costituzionale della rieducazione dei detenuti e dare
gambe a un modello sociale inclusivo e per i diritti di tutti e tutte”.