
Dibattito tra urologi in Sicilia: circa l’80% di anziani fragili in Italia soffre di incontinenza, investire su terapie e diagnosi precoci per migliorare la qualità di vita e ridurre la spesa sanitaria
Ci sono patologie che incidono sulla salute dei pazienti e sul piano sociale. Una tra queste è l’incontinenza urinaria che impatta sulla qualità della vita e che in Italia incide significativamente sui costi della sanità pubblica. Questo uno dei temi caldi di urologia funzionale al centro del confronto dinamico e della formazione di alto livello che si è svolto in Sicilia con l’aggiornamento scientifico dal titolo “L’urologia funzionale, mettiamola in pratica” sabato 14 giugno a Cefalù (PA). Il dibattito ha coinvolto urologi, specialisti in formazione, professionisti interessati ad approfondire con metodi efficaci e stimolanti i meccanismi disfunzionali del basso apparato urinario, con una visione clinicamente concreta e specialistica. La tappa, organizzata da idipharma, è stata articolata in una formula innovativa e interattiva, ha fornito strumenti clinici, tecnici e decisionali.
Dal dolore pelvico alle cure per le infezioni, dalle terapie per l’incontinenza urinaria a quelle per la ritenzione, fino alle condizioni più complesse come quelle di origine neurologica. Sono stati molteplici i casi reali presentati agli specialisti sotto forma di un certamen: per ogni sessione è stata posta una domanda clinica chiave a due relatori che – sostenendo tesi opposte in merito alla strategia diagnostica o terapeutica più adeguata – hanno aperto il dibattito tra professionisti coinvolgendoli in un dialogo costruttivo tra riflessioni, esperienze e punti di vista diversi.
Dai lavori è emerso che l’incontinenza urinaria è una delle patologie urologiche con elevata diffusione nella popolazione italiana. «Basti pensare – ha spiegato neuro-urologoRoberto Carone,presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza – che, considerando il solo sesso femminile, il più colpito, la prevalenza dell’incontinenza urinaria si attesta intorno al 20% della intera popolazione indipendentemente dalla età. Nel maschio le percentuali si aggirano intorno alla metà, ma in entrambi i sessi, con l’avanzare dell’età, i numeri crescono fino a raggiungere il 50%, superando anche l’80% tra gli anziani fragili istituzionalizzati».
«La spesa complessiva a carico del Sistema Sanitario Nazionale si aggira intorno ai 2 miliardi di euro l’anno. Di fronte a questi dati – ha affermato Alessandro Giammò, responsabile Neuro-Urologia della “Città della Salute e della Scienza” di Torino e presidente della Società Italiana di Urodinamica – diventa fondamentale sensibilizzare non solo la classe medica, ma soprattutto la popolazione: una buona percentuale dei casi di incontinenza può essere curata o comunque gestita efficacemente con percorsi terapeutici adeguati».
L’elevata diffusione dell’incontinenza incide sui costi sanitari del Paese, è tra le patologie con capitoli di spesa più rilevanti per le Regioni d’Italia, non solo per la diagnosi e il trattamento, ma soprattutto per le forniture di dispositivi medici monouso, come pannoloni e cateteri. Le patologie legate alla prostatite – sottolinea Ferdinando Fusco, direttore dell’UOC di Urologia dell’Ospedale San Anna e San Sebastiano di Caserta e professore associato di Urologia all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” – in Europa, hanno un’incidenza che si aggira intorno al 10-15% della popolazione maschile. Purtroppo, attualmente gli specialisti sono spesso costretti a ricorrere a farmaci mutuati da altre patologie: esiste infatti un importante gap farmacologico in questo ambito che ancora non è stato colmato. Oggi le linee guida riconoscono a pieno titolo la nutraceutica come valida alternativa terapeutica, grazie a molecole di origine vegetale che dimostrano una buona efficacia. Questi prodotti colmano un vuoto rilevante, ma è fondamentale compiere scelte diagnostiche e terapeutiche ponderate. Noi medici siamo quotidianamente esposti a un’ampia offerta di soluzioni, molte delle quali non supportate da una letteratura scientifica solida. Esiste una “nutraceutica di serie A” – sostenuta da evidenze e da pubblicazioni di rilievo – e una nutraceutica che promette risultati, ma non mantiene, proponendosi come ‘salva prostata’ senza offrire strumenti realmente efficaci nelle mani del clinico. Occorre mettere in luce approcci terapeutici innovativi e condivisi, utili a colmare il vuoto farmacologico che ancora oggi caratterizza la gestione di patologie come la prostatite cronica».
«Il nostro impegno nella ricerca e nel promuovere il confronto scientifico concreto è continuo – spiega Alessandro Bottino, amministratore unico di idipharma – creiamo queste occasioni di dialogo tra esperti per favorire lo scambio e l’aggiornamento basato su casi clinici reali e approcci terapeutici efficaci».




