
(AGENPARL) – Tue 13 May 2025 La Chiesa al servizio della società, così è nato l’8×1000. Il Convegno all’Università Cattolica
Nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica, gli esperti
di Diritto canonico fanno il punto sulla norma italiana che «ha influenzato la Chiesa universale». Due giorni per celebrare i quarant’anni
della Legge 222 del 1985 che ha inventato l’8×1000,
con i protagonisti che la crearono
Piacenza, 13 maggio 2025 – A quarant’anni esatti dalla firma della Legge 222 del 1985 che ha inaugurato il sistema di finanziamento pubblico alla Chiesa Cattolica attraverso l’8×1000, poi esteso alle altre confessioni religiose che hanno stipulato intese con lo Stato, il convegno di studi “La Chiesa al servizio della società” ha portato nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore docenti ed esperti di Diritto canonico e di Diritto ecclesiastico da tutta l’Italia. E lo ha fatto in un momento particolarmente importante, all’indomani dell’elezione al soglio pontificio del Cardinale Robert Francis Prevost. Due giorni di lavori, ideati da Antonio Chizzoniti, ordinario di Diritto canonico e di Diritto ecclesiastico nella Facoltà di Economia e Giurisprudenza, insieme ad Anna Gianfreda e a Giulia Mazzoni, nei quali sono stati coinvolti anche molti giovani studenti del campus piacentino.
«È stata un’occasione unica riuscire ad ascoltare, dalla voce diretta dei protagonisti che l’hanno creata, come si è sviluppata una norma nata per l’ordinamento italiano che ha influenzato la Chiesa universale» spiega il professor Chizzoniti. «La Legge 222 del 1985 nasce infatti con l’occhio all’Italia, ma i suoi contenuti hanno finito per attuare il Codice di Diritto canonico del 1983 che riguardano tutta la Chiesa». Del resto, come sottolinea Anna Gianfreda, docente di Diritto canonico e di Diritto ecclesiastico, «la possibilità per la Chiesa cattolica italiana e per le altre confessioni di avere dei flussi finanziari pubblici consente loro di porsi al servizio della società», perché «attraverso i canali dell’8×1000 tanto la Chiesa cattolica quanto le altre confessioni religiose svolgono una serie di azioni a sostegno non solo del culto ma anche di altri enti che operano per il bene della società».
Nel suo saluto, Antonella Sciarrone Alibrandi, giudice della Corte Costituzionale, già sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, ha notato che «è molto bello che questa iniziativa si tenga proprio all’Università Cattolica, che è sempre stato un luogo nel quale le discipline ecclesiasticistiche e canonistiche rivestono un ruolo molto importante, in una dimensione dialogica tra loro e con gli studiosi degli altri atenei, ma anche in un’ottica interdisciplinare con le altre materie di studio. Studiare questa legge è importante anche in prospettiva futura, perché ci sono molti temi che possono aprire nuovi modi di guardare alle relazioni tra Stato e Chiesa nel pieno rispetto del principio di laicità previsto dal nostro ordinamento» ha spiegato la professoressa Sciarrone Alibrandi. «E poi non può non colpire che siamo all’indomani dell’habemus papam. Ero a Roma, al suono delle campane ho potuto recarmi in piazza San Pietro, ed è stata un’emozione indicibile».
«Per noi canonisti è una grande soddisfazione immaginare che il nuovo Papa abbia anche, tra le sue molte skills, la conoscenza e la pratica quotidiana del Diritto canonico» commenta Chizzoniti. «È importante ribadire che il diritto è uno strumento al servizio dell’uomo, non è un fine. E anche per il nuovo Pontefice sarà uno strumento utile per realizzare gli scopi propri della Chiesa». «Ed è bello pensare che il nuovo Papa possa avere un’attenzione particolare a questo settore importante dell’ordinamento giuridico» aggiunge Gianfreda. «Il Diritto canonico non riguarda solo la vita della Chiesa ma anche i rapporti della Chiesa con e nella società civile. Papa Francesco ha innescato degli importanti processi di riforma del Diritto canonico che vanno sperimentati e probabilmente messi a punto. Speriamo che il nuovo Pontefice lo possa fare. Anche in questo senso, la scelta del nome Leone XIV è importante, ricordando la figura di Leone XIII e la sua grande attenzione per i movimenti cattolici».