
Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha rilasciato forti dichiarazioni in un’intervista a Večernje Novosti, affermando che i servizi britannici avrebbero tentato di “liquidarlo” seguendo una logica mafiosa, mascherando l’operazione con la scusa di una sua presunta resistenza all’arresto.
“Mi è stato detto da un Primo Ministro e da tre presidenti di Paesi europei che un’unità britannica di circa quaranta uomini è stata trasferita in Bosnia-Erzegovina con l’ordine non di arrestarmi, ma di picchiarmi, con la scusa che avevo opposto resistenza”, ha rivelato Dodik.
“L’idea era semplice: se non c’è l’uomo, non c’è il problema. Eppure nessuno si è assunto la responsabilità, e ora tutti tacciono.”
“Non mi nascondo, né mi fermerò”
Dodik ha respinto con fermezza l’idea di nascondersi, nonostante – a suo dire – siano giunti persino da Bruxelles suggerimenti in tal senso.
“Non mi nasconderò, nemmeno se verrà la NATO ad arrestarmi”, ha affermato, aggiungendo di non sentirsi isolato e di continuare a muoversi liberamente.
Il presidente della Republika Srpska ha parlato anche del ruolo della polizia della Srpska e delle minacce ricevute.
“Nessuno deve farsi male. Chiedo a tutti di essere razionali. Ma se pensano di poter fare qualcosa nel territorio della Srpska, si sbagliano di grosso.”
Attacco diretto a Christian Schmidt e alla magistratura
Dodik ha ribadito la sua opposizione all’Alto rappresentante internazionale Christian Schmidt, che definisce “il falso Schmidt”, accusandolo di violare il diritto internazionale con il sostegno della leadership bosgnacca.
“Schmidt non è legittimo. Io sono stato eletto dal popolo. Non l’ho mai riconosciuto e non lo farò mai”, ha dichiarato.
“Questo è un processo politico mascherato da giustizia.”
In merito alle accuse legali che lo coinvolgono, ha affermato di aver intrapreso un’azione legale presso la Corte Costituzionale della Bosnia-Erzegovina per dimostrare che si tratta di persecuzione politica. Dodik ha citato l’Interpol a conferma del suo punto di vista, sottolineando che le azioni della Srpska stanno rompendo il precedente schema secondo cui “gli Stati Uniti impongono sanzioni e l’Europa segue automaticamente”.
Appoggio popolare e accuse all’opposizione
Dodik ha dichiarato di godere ancora di forte sostegno popolare: secondo un recente sondaggio, il 62% dei cittadini lo sosterrebbe, il 40% l’SNSD, il partito che guida, e il 50% i partner di coalizione.
“Non sono la Republika Srpska, ma la rappresento secondo la Costituzione. Sono stato eletto dal mio popolo”, ha affermato.
“L’opposizione, invece, segue le direttive di Sarajevo e lotta solo per le poltrone.”
Il leader dell’SNSD ha infine accusato la magistratura bosniaca di doppi standard, ricordando casi controversi come l’assoluzione di Naser Orić o i lunghi ritardi nel processo a Atif Dudaković.
“Mentre si lasciano impuniti crimini contro i serbi, io vengo perseguitato politicamente. Contano sul fatto che, se mi escludono, la Srpska perderà la sua forza istituzionale.”
Una linea di resistenza
Dodik ha concluso affermando che, finché avrà il sostegno del popolo, continuerà a lottare per la Republika Srpska. E in merito alla narrazione internazionale, ha aggiunto:
“Sono riusciti a far passare l’idea che chi difende la Costituzione è nemico dell’accordo di Dayton. Ma non c’è niente di più falso.”
Il presidente della Republika Srpska ha lasciato intendere che la tensione istituzionale e politica con Sarajevo, ma anche con le potenze internazionali coinvolte in Bosnia, è tutt’altro che conclusa.