
(AGENPARL) – dom 12 gennaio 2025 Il giovane che ieri si è tolto la vita a un convegno di Forza Italia mi fa pensare alla solitudine delle nuove generazioni, aggravata dall’illusione di connessione che Internet regala. Una rete virtuale non può sostituire il confronto reale e l’empatia che solo il contatto umano può offrire. A scuola, per strada, nelle università, i giovani sono troppo soli, “rapiti” da cuffie che non sappiamo cosa trasmettono. Quando attraversano la strada, si “fidano” del semaforo verde e non hanno percezione di quello che accade intorno a loro. Sicuramente, in alcuni casi, hanno competenze importanti, ma per fare cosa? L’unico valore che riconoscono è quello del successo? Ho visto piangere persone che, all’esame, invece di prendere 30 hanno preso 27, cercando di giustificarsi con i genitori per il loro “insuccesso”. E dall’altro capo del telefono, genitori capaci di giustificare sempre l’insuccesso. Il successo, così come l’insuccesso, sono elementi presenti nella vita di tutti gli esseri umani. Saperli gestire fa parte anche del tipo di formazione che le famiglie hanno saputo trasmettere. Mai esaltare e mai deprimere, semplicemente accettare e lavorare per essere migliori, non degli altri, ma migliorare semplicemente se stessi. Quando un ragazzo di 25 anni decide di togliersi la vita perché si sente chiuso in una gabbia, la responsabilità è di tutti quelli che questa gabbia hanno costruito. Questa società vuota di valori sta caratterizzando questo periodo storico, fatto semplicemente di incertezze sul presente e sul futuro.
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