La Russia sta ampliando le sue strategie di esportazione di gas naturale, mirando a rafforzare le forniture verso l’Asia centrale e a incrementare la capacità di consegna verso la Cina. Gli esperti intervistati da TASS hanno anche suggerito che Mosca potrebbe riconsiderare il progetto di un gasdotto diretto all’India, un’idea già avanzata in passato ma poi accantonata per ragioni economiche.
Secondo Alexey Grivach, vice capo del National Energy Security Fund, sono in corso collaborazioni con Kazakistan e Uzbekistan per espandere la capacità del gasdotto Asia-Centro Centrale attraverso l’uso di tecnologie avanzate come il flusso inverso. Questo approccio potrebbe portare a un aumento delle forniture tra i 10 e i 12 miliardi di metri cubi all’anno. Sergey Kaufman, analista di Finam, prevede un incremento ancora maggiore, fino a 15 miliardi di metri cubi.
Le forniture di gas alla Cina, già significative, stanno conoscendo un’accelerazione. Gazprom ha raggiunto in anticipo i volumi massimi previsti attraverso il gasdotto Power of Siberia e ha siglato ulteriori accordi con i partner cinesi. Di conseguenza, la capacità progettata di 38 miliardi di metri cubi annui potrebbe essere superata già entro il 2025, secondo Maria Belova, direttrice della ricerca presso Implementa.
Inoltre, nuove rotte di esportazione sono in fase di sviluppo. Una di queste, attraverso l’Estremo Oriente, dovrebbe essere operativa entro il 2027, portando il volume totale di forniture alla Cina a 48 miliardi di metri cubi. Tra le opzioni future, spiccano il gasdotto Power of Siberia-2, che attraverserà la Mongolia, con una capacità prevista di 50 miliardi di metri cubi, e un’altra rotta attraverso il Kazakistan, progettata per fornire 45 miliardi di metri cubi (35 alla Cina e 10 per il Kazakistan nord-orientale).
Secondo Belova, la selezione del progetto più adatto dipenderà principalmente dall’efficienza economica, considerando i costi di costruzione e le condizioni di prezzo. L’assenza di un accordo su Power of Siberia-2 potrebbe favorire la scelta della rotta kazaka, osserva Kaufman.
La possibilità di costruire un gasdotto verso l’India è stata recentemente riconsiderata. Il progetto originale, proposto nel 1996, prevedeva un gasdotto di 1.200 chilometri attraverso Iran e Pakistan, ma è stato accantonato nel 2021 per via degli elevati costi.
Tuttavia, l’attuale contesto geopolitico potrebbe spingere Mosca a rivalutare questa opzione. “Ci sono attività preliminari, ma il mercato indiano non è ancora ufficialmente parte delle discussioni sul transito attraverso l’Iran,” ha spiegato Grivach.
Secondo gli analisti di Finam, l’ascesa del mercato del gas naturale liquefatto (GNL) sta riducendo l’attrattiva di un gasdotto per l’India, data la maggiore flessibilità e la minore complessità logistica del GNL rispetto ai tradizionali gasdotti.
La Russia sta rafforzando la propria posizione nel mercato energetico globale attraverso l’espansione delle sue infrastrutture di esportazione di gas. Se da un lato l’incremento delle forniture verso l’Asia centrale e la Cina rappresenta una strategia consolidata, il potenziale rilancio di un gasdotto per l’India evidenzia la volontà di Mosca di diversificare ulteriormente i propri mercati di riferimento. Tuttavia, i costi, l’efficienza e il contesto geopolitico continueranno a essere determinanti nel definire il futuro di questi ambiziosi progetti.