
L’Italia sta affrontando una crescente emergenza legata agli eventi meteorologici estremi, come alluvioni e siccità, che mettono a rischio la stabilità idrogeologica del territorio e l’economia del Paese. L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, quarta in soli 17 mesi, è un chiaro segnale della necessità di agire con urgenza. Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), da tempo sottolinea l’importanza di un piano straordinario di manutenzione e infrastrutturazione idraulica, capace di prevenire i disastri e salvaguardare il territorio.
In questa intervista, Vincenzi affronta i temi cruciali legati alla crisi climatica, l’inefficienza delle attuali infrastrutture idrauliche, e l’urgenza di una risposta politica coesa e determinata per evitare il ripetersi di tragedie ambientali. Tra le questioni più pressanti, l’importanza di investimenti pubblici per modernizzare la rete idraulica e l’implementazione di soluzioni innovative, come gli invasi multifunzionali, per affrontare simultaneamente alluvioni e siccità. Inoltre, il Presidente Vincenzi esprime il bisogno di superare la logica emergenziale in favore di una politica di prevenzione strutturata e sostenibile.
Domanda. Lei ha parlato dell’importanza di un piano straordinario di manutenzione e infrastrutturazione lungo l’intera Penisola. Quali sono le aree di intervento prioritario che dovrebbero essere affrontate immediatamente per prevenire future alluvioni come quella recente in Emilia Romagna?
Francesco Vincenzi. “D’acchitto le risponderei l’Emilia Romagna, che è anche la mia regione, perché stiamo subendo la quarta alluvione in 17 mesi. In realtà dobbiamo ricordarci tre cose: in tutta Italia c’è bisogno di grandi risorse per la manutenzione dei fiumi, per i quali abbiamo da due anni presentato una proposta normativa per collaborare con le Regioni attuando noi le manutenzioni, che si stanno rivelando fragili, nonchè incapaci di contenere le attuali modalità di pioggia e per questo necessitano della realizzazione di vasche di laminazione per le piene; in secondo luogo non possiamo dimenticare che il 30% del territorio italiano è artificiale, cioè esiste solo perché c’è una rete idraulica, fatta di canali e idrovore, che lo tengono asciutto, giacchè soggiacente al livello del mare e quindi impossibilitato a sgrondare naturalmente le acque di pioggia; in altre parole, senza l’azione costante dei Consorzi di bonifica tornerebbe entro breve ad essere acquitrino, ma ora l’estremizzazione degli eventi atmosferici, in conseguenza della crisi climatica ed una edificazione senza limiti del territorio, sta rendendo insufficiente quella rete e quindi necessitano finanziamenti pubblici per adeguarla. Infine, dobbiamo avere chiaro che la sicurezza idraulica della pianura nasce a monte e quindi è fondamentale la manutenzione dei territori alti, che invece stanno subendo un progressivo abbandono, causa lo spopolamento. Come vede, c’è solo l’imbarazzo della scelta o, meglio, della volontà politica per decidere da dove iniziare.”
Domanda. Ha citato il P.N.I.I.S.S.I. predisposto dal M.I.T. e la necessità di destinare un miliardo di euro all’anno per la sicurezza idrogeologica. Quali sono le principali criticità che impediscono il reperimento di questi fondi e quali strumenti concreti suggerisce per accelerare questo processo?
Francesco Vincenzi. “Come le ho anticipato, il P.N.I.I.S.S.I. è una scelta molto positiva di programmazione e pianificazione, è ora questione di rendere concreta una volontà politica ripetutamente espressa. Questo dipende da due cose: assumere la salvaguardia idrogeologica come assoluta priorità per la vita delle comunità e la coesione sociale del Paese, ma anche come investimento, perché fattore indispensabile per qualsiasi prospettiva di sviluppo economico; serve inoltre accelerare gli iter procedurali, mantenendo i necessari controlli, ma superando burocratici bizantinismi. Non ce lo possiamo più permettere.”
Domanda. La rete di solidarietà dei Consorzi di bonifica italiani è stata riattivata durante l’alluvione. Può spiegarci come queste organizzazioni stanno intervenendo concretamente sul territorio emiliano-romagnolo e quale ruolo avranno in futuro nella gestione del rischio idraulico?
Francesco Vincenzi. “Nell’immediato stiamo rispondendo alle richieste di uomini e mezzi, che ci vengono segnalate dal territorio: in particolare, servono motopompe e specifici mezzi meccanici. Terminata la fase emergenziale, torneremo a svolgere il nostro lavoro per gestire al meglio la rete idraulica minore, che anche questa volta si sta rivelando importante per allontanare le acque di piena dalle aree allagate. Al proposito è bene ricordare che, quando un fiume esonda, la rete di bonifica soffre al pari del resto del territorio. E poi vorrei lanciare un appello affinchè tutti coloro che hanno responsabilità decisionali in situazioni di crisi le esercitino fino in fondo.”
Domanda. Alla luce del crescente impatto della crisi climatica, quali sono le misure strutturali che l’Italia dovrebbe adottare per affrontare non solo le alluvioni, ma anche la siccità, considerando che entrambi i fenomeni penalizzano fortemente l’economia e la coesione sociale?
Francesco Vincenzi. “Alluvioni e siccità sono facce di una stessa medaglia e la realizzazione di invasi multifunzionali può rispondere non solo ad entrambe le esigenze, trattenendo le acque di pioggia per utilizzarle nei momenti di bisogno, ma anche ad altre funzioni di carattere ecosistemico o per la produzione di energia rinnovabile. Con Coldiretti abbiamo presentato una proposta di Piano Invasi, che prevede la realizzazione di 10.000 bacini di varie dimensioni in sintonia con l’ambiente e le comunità locali; circa 400 progetti sono già cantierabili, ma servono gli adeguati finanziamenti.”
Domanda. Nel suo appello alla politica, ha sottolineato la necessità di una risposta unitaria e urgente. Ritiene che esista una sufficiente consapevolezza a livello politico e istituzionale dell’urgenza di questo problema, e come ANBI intende promuovere una maggiore sensibilizzazione sul tema?
Francesco Vincenzi. “Ci è unanimemente riconosciuto l’annoso e costante impegno su questi temi, dettato dalla quotidiana presenza sui territori e da una lunga esperienza. La politica è espressione di un Paese, dove manca una cultura dell’acqua e soprattutto una diffusa, concreta sensibilità verso scelte di prevenzione. Prevenire è meglio che curare è rimasto solo uno slogan, quando si parla di salvaguardia idrogeologica; eppure costerebbe assai meno in termini di risorse, senza considerare l’irreparabile tributo in vite umane. La politica deve tornare ad avere una visione, superando la logica della mera risposta alle emergenze, anche perché economicamente insostenibile. Dalla seppur encomiabile protezione civile dobbiamo passare alla logica della prevenzione civile.”
