(AGENPARL) – lun 16 settembre 2024 Programma autunno 2024
L’insaziabile desiderio. Storia e storie del collezionismo
Firenze, Gallerie degli Uffizi Auditorium Antonio Paolucci
Mercoledì 25 settembre, 18.45-19.30Simone Verde, Collezionismo e potere
Il collezionismo come forma di potere è al centro del primo incontro della stagione autunnale. Con una modalità inedita rispetto alle lezioni tenute finora, il nuovo direttore degli Uffizi Simone Verde sarà intervistato da Ginevra Marchi, ideatrice del progetto Brevissime, per introdurre l’argomento, tanto vasto quanto affascinante, che orienterà le due nuove edizioni.
Giovedì 3 ottobre, 18.45-19.30Keith Christiansen, Caravaggio in America
Nei musei americani esistono cinque dipinti di Caravaggio. Tutti insieme coprono l’intera carriera dell’artista, dalla sua prima commissione da parte del Cardinal Francesco del Monte – colui che lo ospitò nel proprio palazzo e lo indirizzò alla fama— fino alla sua ultima opera dipinta a Napoli pochi mesi prima della morte. Questi cinque dipinti ripercorrono anche la fortuna critica di Caravaggio negli Stati Uniti, dall’iniziale disinteresse fino ad una vera e propria ossessione.
Giovedì 10 ottobre, 18.45-19.30
Laura Lombardi, La collezione come forma d’arte
Il filosofo Walter Benjamin definiva il collezionista una sorta di mago, un “divinatore del destino”: mentre tiene in mano un oggetto, il collezionista è ispirato, il suo sguardo si perde, va oltre l’apparenza delle cose. E la collezione, per Jean Baudrillard, è il luogo in cui “la prosa quotidiana degli oggetti diventa poesia”. Queste considerazioni ci aiutano a capire la profonda affinità tra collezionista e collezione. Ovviamente ciò si riferisce all’idea di un collezionismo concepito non solo a fini di investimento ma che, nella tradizione delle wunderkammer, intende la collezione quale riflesso della personalità di chi l’ha concepita.
Artisti, letterati, musicisti hanno sovente collezionato opere o oggetti stravaganti che nutrissero la loro immaginazione, ma è soprattutto nel XX secolo e nel XXI che si diffonde in ambito artistico
quel che Elio Grazioli ha definito “la collezione come forma d’arte”. La collezione non è infatti più una fonte d’ispirazione per creare opere, ma sono gli artisti stessi a realizzare installazioni che sono collezioni, ovvero nuclei di oggetti, di fotografie, di documenti d’archivio che nel loro ‘stare insieme’ esprimono un preciso significato, divengono opera.
Giovedì 24 ottobre, 18.45-19.30
Luca Mattedi, “I Cristi e le Madonne si cercano e si pagan caro per amor della pittura”. La fortuna dei Primitivi a Firenze e in Toscana fra Sette e Ottocento
Nel pieno della stagione dell’Illuminismo, dominata dal culto e dall’amore per l’antichità classica, un ristretto quanto eterogeneo gruppo di collezionisti (gentiluomini, cardinali, abati, diplomatici, segretari, ecc.) cominciò a manifestare un nuovo interesse per le arti del Medioevo, volgendo così lo sguardo verso un orizzonte antiquario non ancora esplorato. Firenze, e più in generale la Toscana, furono luoghi cruciali per la nascita e la diffusione di questo nuovo gusto collezionistico. Mentre il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena apriva con grande orgoglio al pubblico la Galleria degli Uffizi (1769), nelle case private della città prendeva forma la passione per i cosiddetti “Primitivi” (ossia quegli artisti attivi indicativamente fra il XIII e il XV secolo), che influenzò notevolmente il gusto e il mercato del tempo. L’intervento, prediligendo quale osservatorio privilegiato la realtà fiorentina, vuole illustrare al pubblico la genesi e le ragioni di questa nuova curiosità erudita, ponendo l’attenzione sui protagonisti di tale rivalutazione artistica. Si vorrà altresì mettere in luce le modalità attraverso cui le opere “primitive” a quel tempo venivano giudicate e lette e, nondimeno, risaltare il ruolo che questa forma di collezionismo rivestì nell’azione di tutela, che impedì ipso facto la dispersione di molte testimonianze artistiche.
Giovedì 7 Novembre, 18.45-19.30
Marco Sammicheli, La dispensa del Novecento. Meraviglie del design
La cultura materiale, le tradizioni artigiane e le sfide imprenditoriali hanno creato la realtà del design italiano e il fenomeno del Made in Italy. Le vicende che hanno legato capitani d’impresa e designer hanno dato vita ad oggetti capaci di accompagnare lo sviluppo dei comportamenti e l’evoluzione degli stili di vita. Un corredo ideale di manufatti e storie diventeranno gli arredi di una stanza immaginaria ma di meraviglie possibili, quotidiane e acquisibili. Lampade, computer, divani, utensili, alcuni dei quali con inediti rimandi alla città di Firenze.
Giovedì 14 novembre, 18.45-19.30
Marco Masseti, Collezionare il vivente: i serragli faunistici di Lorenzo il Magnifico e di Leone X
Fino dai tempi più antichi, il possesso di animali esotici e rari da parte di signori e regnanti ha sempre rappresentato un’espressione tangibile di potere politico ed economico, oltre che culturale. Il valore delle diverse specie zoologiche era direttamente proporzionale alla loro rarità,
simbolo tangibile dell’importanza del loro possessore. Non andarono in deroga a questa regola non scritta nemmeno i membri della famiglia fiorentina dei Medici di cui furono particolarmente famosi i serragli faunistici di Lorenzo il Magnifico (1449-1492) e del di lui figlio, il papa Leone X (1475-1521). Di queste collezioni fecero parte alcuni degli animali più ricercati del tempo, rispettivamente la giraffa, Giraffa camelopardalis (L., 1758), inviata al signore di Firenze dal sultano mamelucco d’Egitto, El-Ashraf Kāit-Bey, ed Annone, l’elefante asiatico, Elephas maximus (L., 1758), dono dell’imperatore Emanuele I del Portogallo al papa. Nel serraglio di Leone X comparivano anche pappagalli, scimmie e altre specie provenienti dal nuovo mondo da poco scoperto, l’America.
Giovedì 21 novembre, 18.45-19.30
Anna Anguissola, Collezionare imitazioni. La fortuna della scultura greca a Roma
Nelle pagine degli autori antichi si leggono i titoli di numerosi celebri capolavori della scultura greca soprattutto di età classica (V secolo a.C.), opera di grandi maestri come Mirone, Fidia, Policleto, Prassitele, Lisippo e molti altri. Alcune di queste statue, nel corso dei secoli, furono trasferite a Roma, spesso dedicate in templi e altri edifici pubblici, non di rado oggetto della passione di imperatori e altri facoltosi collezionisti. Repliche più o meno fedeli, nel medesimo formato dell’originale o in miniatura, popolavano i parchi e gli interni di abitazioni private, le scene dei teatri, le sale di impianti termali. Con il tempo, queste immagini pressoché ubique divennero non solo il veicolo per la conoscenza dell’arte greca dei secoli precedenti, ma anche gli elementi di un linguaggio in cui a certe opere e all’arte dei loro maestri erano associati concetti e ideali profondamente ‘romani’. Cosa ci insegnano, le cosiddette ‘copie romane’, a proposito della fortuna dell’arte della Grecia classica? Come si coniuga il concetto di ‘collezione’ a quello di ‘ornamento’ nella cultura artistica e architettonica romana? Quali valori trovavano espressione attraverso la memoria dell’arte greca?
Giovedì 28 novembre, 18.45-19.30
Luca Scarlini, Logica della fine: o della scomparsa delle collezioni
Le collezioni spesso si perdono. I motivi possono essere legati alla Storia e alla sua crudeltà, alla malvagità o alla scioccheria dei singoli. Dai tempi antichi, raccolte sublimi come la Biblioteca di Alessandria hanno lasciato la loro memoria di sé, come assenza, perdita, mancanza. Nelle vicende dell'arte italiana tre storie sono memorabili, legate a monarchie raffinate, destinate a estinguersi, a piccoli regni sconvolti dai fatti del Tempo: la cessione del patrimonio urbinate a Firenze, per il matrimonio con l'ultima dei Della Rovere; la fine del potere estense a Ferrara, con la devoluzione della città a Ferrara; la distruzione della Celeste Galeria dei Gonzaga a Mantova. Vicende note, eppure misteriose, che riassumono una trama di cambi di mano, prevaricazioni e accordi che hanno segnato le vicende dell'arte.
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