(AGENPARL) – gio 28 marzo 2024 C oncluso il p rogetto di cooperazione internazionale “NicarA GUA ”: presentati i risultati
Tre anni di ricerche, attività di prevenzione, formazione, screening e interventi agli acquedotti per combattere le malattie causate da acqua potabile di scarsa qualità
Livorno, 28 marzo 2024 – Si è svolto ieri 27 marzo presso la sala Ferretti della Fortezza Vecchia il convegno finale del progetto di cooperazione internazionale “ NicarA GUA : qualità dell’acqua potabile e promozione della salute ”. Obiettivo: migliorare l’accesso all’acqua potabile in Nicaragua e prevenire le malattie causate da una scarsa disponibilità di acqua di buona qualità, in particolare l’insufficienza renale cronica.
Il progetto, di cui il Comune di Livorno è stato capofila, è stato finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo con 1 milione e 200mila euro e ha visto come partner principali l’Azienda sanitaria Toscana USL Nord ovest e Toscana Centro, l’Associazione Ita-Nica, l’Azienda Usl centro, l’Asa e il Centro di coordinamento regionale sulla Salute Globale.
Il progetto, durato tre anni, è nato a seguito della collaborazione ultra decennale fra il Comune di Livorno e l’Associazione Ita-Nica e della ricerche diagnostiche e di prevenzione della malattia renale cronica che l’Usl Toscana nord ovest ha svolto nel Paese fin dal 2001. È già a partire dagli anni ‘90, infatti, che nella fascia Pacifica dell’America Centrale si è iniziata a riscontrare un’alta prevalenza di una malattia denominata “nefropatia mesoamericana”, che colpisce soprattutto giovani uomini che lavorano nel settore agricolo. Particolarmente colpite sono le popolazioni delle zone rurali a più basso reddito. La malattia, le cui cause sono in gran parte ancora sconosciute, è probabilmente correlata a fattori di rischio ambientale, come ad esempio la contaminazione delle falde acquifere dovuta alla natura vulcanica del territorio, ma anche lavorative, per l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura. Ad aggravare la situazione ci sono gli stili di vita errati, come scarsa idratazione, abuso di farmaci antidolorifici e abuso di bevande gassate. L’insieme di questi fenomeni determina un alto livello di mortalità e di morbilità derivante dalle malattie correlate alla scarsa qualità dell’acqua, in particolare l’insufficienza renale cronica.
“ La giornata di oggi – ha dichiarato l’assessora alla cooperazione internazionale Barbara Bonciani – ci ha permesso di diffondere i risultati ottenuti dal progetto sul fronte del miglioramento dell’accesso all’acqua potabile, grazie agli interventi realizzati sugli acquedotti delle municipalità coinvolte per ridurre la contaminazione delle acque, sia in termini di prevenzione e sensibilizzazione sulle malattie renali ampiamente diffuse nel Paese a causa della povertà e di fattori ambientali legati alla contaminazione delle falde acquifere da metalli pesanti. Si tratta di un progetto importante sul fronte della cooperazione decentrata nazionale, uno degli unici 12 finanziati nel 2019 dall’AICS. Il progetto è riuscito in loco ad ottenere una grande partecipazione da parte della popolazione locale che nel corso degli anni ha assunto maggiore consapevolezza sui rischi derivanti dall’utilizzo di acqua contaminata e sulle modalità da mettere in atto per ridurre il rischio di contrarre malattie renali croniche”.
Nell’ambito delle attività del progetto sono state realizzate attività di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. In particolare si è promossa una campagna di educazione alla salute nelle scuole che ha coinvolto i ragazzi e i genitori per sensibilizzare sulla funzione che svolgono i reni nell’organismo e sulla necessità di adottare stili di vita sani, evitando la disidratazione, il consumo di bevande gassate zuccherate, l’abuso di alcolici e l’alimentazione scorretta. Sono state realizzate giornate del rene screening per diagnosticare la malattia. Inoltre di grande importanza è stata l’attività di formazione del personale sanitario locale sulle tecniche ecografiche, sull’organizzazione di campagne comunitarie di screening.
“ Il progetto NicarAgua – ha commentato l’ambasciatrice della Repubblica del Nicaragua a Roma Monica Robelo – da anni vede impegnati medici nefrologi nel nostro Paese, nella ricerca, prevenzione, cura per migliorare la qualità della vita di pazienti affetti da IRC. Questa criticità è ancora evidente nelle regioni agricole del paese, dove molte persone che dipendono dall’agricoltura sono particolarmente esposte a fattori di rischio legati all’ambiente e allo stile di vita. L’IRC rappresenta la quarta causa di morte nel nostro Paese, e attualmente, per far fronte a questa patologia, abbiamo bisogno di medicamenti, materiale e macchinari di dialisi peritoneale e di emodialisi, in grado di ridurre l’esposizione dei pazienti a rischio di trapianti. Il progetto Nicaragua, nato da un esperienza consolidata da anni con le istituzioni locali e con il territorio, ha permesso di rispondere a necessità concrete ed urgenti, con un sostegno mirato e costante in tema di prevenzione, cura, sensibilizzazione della popolazione e formazione di medici, con risultati importanti e sistematizzati a livello locale”.
Un ruolo chiave nel progetto è stato quello dell’associazione ITA-NICA, attiva fin dal 1983 a Livorno: “Il progetto NicarAGUA – ha spiegato il presidente Mauro Rubichi – ha indubbiamente rappresentato un grande salto di qualità per la nostra attività. Per poterlo gestire al meglio in qualità di soggetto operativo in in loco abbiamo dovuto accrescere la nostra capacità organizzativa e darci una struttura adeguata. Al termine delle attività possiamo essere pienamente soddisfatti di quanto realizzato, certi che i nostri partner locali abbiano apprezzato il nostro supporto su tematiche così importanti come quelle dell’acqua e della salute”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal referente cooperazione sanitaria internazionale ASL Toscana Nord Ovest Andrea Grillo : “Questo progetto è stato una grande sfida per tutti i partner coinvolti. Non era affatto scontato che si raggiungessero gli obiettivi prefissati, considerando le difficoltà dovute a fattori come la pandemia di COVID, all’estrema complessità delle procedure burocratiche richieste per lavorare nel Paese, alla necessità di stipulare convenzioni con una ventina di partner locali, di contrattare circa trenta collaboratori locali e di gestire adeguatamente i fondi ministeriali e regionali. Possiamo dire che questa sfida è stata vinta e che i risultati sono stati veramente ottimi”.
I dettagli dell’intervento realizzato a livello sanitario sono stati esposti dal Direttore emerito UO Nefrologia e Dialisi Presidio Ospedaliero di Livorno Roberto Bigazzi : “Per prima cosa abbiamo organizzato giornate di promozione della salute renale nelle comunità rurali. In Nicaragua vi sono pochissimi nefrologi ed era quindi prevedibile che queste iniziative incontrassero l’interesse di una popolazione dove quasi in ogni famiglia vi sono persone colpite da questa malattia. Queste attività, che abbiamo chiamato Giornate del rene, comprendono controlli ecografici ed esami di sangue e urina. Il primo obiettivo è quello di diagnosticare la malattia in uno stadio dove è ancora possibile arrestare o almeno rallentare la progressione verso gli stadi più avanzati, nei quali diventa inevitabile il ricorso alla dialisi. Un secondo obiettivo è stato quello di formare il personale sanitario locale sulle tecniche ecografiche e sull’organizzazione di campagne comunitarie di screening. Nel Dipartimento di León è stato realizzato uno screening a cui hanno partecipato 8.100 persone, di cui 2.709 uomini e 5.391 donne. Nel Dipartimento di Chinandega 1857 persone, di cui 601 uomini e 1256 donne. Una parte significativa del progetto ha riguardato la formazione, che ha coinvolto circa 700 operatori sanitari ospedalieri e territoriali in Nicaragua, ma si svolta anche on line e in Italia, dove abbiamo ospitato per alcuni mesi presso tre strutture nefrologiche 4 medici nicaraguensi, un nefrologo e tre medici internisti. Inoltre è tuttora in corso un’attività di impianto di fistole arterio venose (circa 300 finora), che rappresenta anche una formazione on the job per medici locali. Per testare la nostra ipotesi sulle cause della malattia, abbiamo svolto uno studio su 120 casi e 120 controlli selezionati tra la popolazione di un luogo ad alta incidenza di CKDu, il Municipio di Larreynaga nel Dipartimento di León. Infine è stata realizzata una campagna di educazione nelle scuole che ha coinvolto più di 10mila studenti, i quali sono stati sottoposti a uno screening per rilevare eventuali danni renali precoci”.
Il referente per la cooperazione sanitaria internazionale dell’ASL Toscana Centro Stefano Fusi ha illustrato invece gli interventi realizzati a livello infrastrutturale: “L ’accesso all’acqua potabile è compromesso a causa di gravi di carenze infrastrutturali e, in alcune zone, dalla totale assenza di fognature. Sono stati analizzati 419 campioni di acqua, prelevati in diversi punti della rete di distribuzione (117 fonti, 112 scuole, 58 strutture sanitarie e 132 case). È stata rilevata una contaminazione batteriologica nei punti della rete (domicili, scuole e strutture sanitarie) per cui è importante la formazione della comunità nella gestione corretta dell’acqua. Inoltre, il 43% delle fonti presentavano anomalie nella conduttività e il 32% nella durezza dell’acqua. Al contempo, solo 55 sistemi stavano disinfettando l’acqua e e in 31 sistemi il cloratore era in cattive condizioni. Sono stati installati 62 cloratori e 55 dosificatori di cloro e sono stati riparati 11 dosificatori. Sono stati realizzati miglioramenti all’infrastruttura in 89 CAPS, 20 scuole e 13 centri sanitari”.
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