
(AGENPARL) – Roma – gio 22 giugno 2023 – «I pronto soccorsi italiani, da Nord a Sud,
indistintamente, soprattutto nei fine settimana, quando gli studi dei medici di famiglia sono chiusi, ed in particolare con l’arrivo
dell’estate e l’apertura di locali notturni e discoteche, si trasformano
in una vera e propria “polveriera”.
La carenza di infermieri pesa come un macigno soprattutto nei centri di
primo intervento degli ospedali, quando, le lunghe attese, spesso
snervanti, a fronte della deficitaria presenza di professionisti che
nelle aree triage il più delle volte devono occuparsi di un numero
spropositato di pazienti (si può arrivare in media anche a 20 assistiti
per ogni infermiere), finisce con il far esplodere, senza mezzi termini,
situazioni molto pericolose.
Ed ecco che, in particolare negli orari notturni, nei pronto soccorsi,
si registrano quei vergognosi episodi di violenza, ai danni degli
operatori sanitari, che sono ormai all’ordine del giorno, ma che, non
possiamo e non vogliamo, trasformare in una triste abitudine.
Dove sono le forze dell’ordine? Dove i sono presidi di pubblica
sicurezza chiesti a gran voce, per mesi, dal nostro sindacato ?
Il Ministero degli Interni sostiene di aver messo in atto, dallo scorso
marzo, un massiccio piano di rilancio relativo alla presenza delle forze
dell’ordine negli ospedali. I dati del Viminale indicano che sono sono
189 i presidi di polizia già attivi o di imminente attivazione nelle
strutture ospedaliere a seguito delle indicazioni impartite dal ministro
dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Si tratta di un incremento del 50% rispetto ai 126 presidi preesistenti.
Tuttavia, da fonti certe, a noi risulta che molti grandi ospedali sono
ancora sprovvisti della presenza di agenti, ma soprattutto in realtà
come Lazio e Campania gli uomini delle forze dell’ordine sono presenti
solo negli orari diurni, facendo mancare la loro presenza la notte,
quando gli infermieri sono abbandonati letteralmente a se stessi, e
soprattutto nei fine settimana, ovvero quando il numero di pazienti
aumenta in modo vertiginoso e con esso il rischio di minacce e violenze,
che si consumano indebitamente sulla pelle degli operatori sanitari».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Chi prende il posto degli agenti che non sono presenti nei giorni
nevralgici, o addirittura quando mancano del tutto? Nella maggior parte
degli ospedali ci risulta che siano presenti le guardie giurate. Presso
il nosocomio di Sanremo, qualche giorno fa, una guardia giurata è stata
aggredita e strattonata da un paziente fuori controllo. Non è la prima
volta. Ed è una situazione inqualificabile.
E’ bene comprendere che, nonostante il loro indubbio impegno, le guardie
giurate, non possono sostituire un agente di pubblica sicurezza. I loro
incarichi, le loro funzioni, dipendono dalla centrale operativa a cui
fanno riferimento, non agiscono neanche di concerto con il personale
degli ospedali.
Il loro ruolo è quello di “custodia e vigilanza dei beni mobili ed
immobili” (art. 4 L. 101/2008), ma non possono andare oltre. Per legge
non sono chiamati a intervenire fisicamente per arginare sul nascere
l’esplodere di atteggiamenti violenti di pazienti o di loro parenti
fuori controllo, non possono in alcun modo tutelare gli operatori
sanitari, possono al massimo cercare di intervenire verbalmente per
calmare l’esagitato di turno. Quando la situazione arriva al limite,
essi stessi rischiano, come spesso accade, di “finire nel ciclone” delle
aggressioni e non resta altro da fare, da parte loro, che allertare le
forze dell’ordine. Queste ultime, quando intervengono sul posto, molto
spesso le violenze sono già state tristemente consumate.
Le G.P.G., le Guardie Giurate Particolari, devono attenersi agli ordini
del capitolato di servizio impartiti dalla propria azienda tramite
centrale operativa/caposervizio in loco; anche un ordine non giusto
prima va eseguito poi discusso in opportuna sede (chiaramente quando
tale ordine non sia in palese conflittualità con l’ordine costituito o
con le normative di legge vigenti). Ricordiamoci che, la violenza e le
minacce a incaricato di pubblico servizio, rappresentano un reato