(AGENPARL) – ROMA gio 16 marzo 2023
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tema
24 gennaio 2023
Studi – Agricoltura
Sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell’ambiente
Le foreste costituiscono un patrimonio naturale di ineguagliabile valore, in quanto da un lato racchiudono ecosistemi e habitat ideali per diverse specie animali e vegetali e dall’altro riducono gli effetti climatici e le catastrofi naturali. Esse rappresentano un sistema naturale unico, sono ricche di biodiversità e sono estremamente importanti anche per la economia fornendo materie prime, posti di lavoro, cibo e acqua.
Le foreste contribuiscono, inoltre, al raggiungimento di uno degli obiettivi del Green Deal di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% nel 2030, che sarà attuato dalle misure previste nel pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55).
Le norme fondamentali volte a garantire l’indirizzo unitario e il coordinamento nazionale in materia di foreste e di filiere forestali, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale sono contenute nel decreto legislativo n. 34 del 2018 “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali” (TUFF).
A livello europeo, nel 2021 è stata adottata la Comunicazione della Commissione COM(2021) 572 final, che reca la “Nuova strategia dell’UE per le foreste per il 2030
Con il termine agroenergie, ci si riferisce all’energia prodotta dalle imprese agricole, zootecniche, forestali e dall’agro-industria. I recenti avvenimenti- conflitto Russo ucraino e innalzamento dei prezzi dell’energia – hanno messo in evidenza l’importanza di una implementazione di questa tipologia di fonte di energia rinnovabile dimostrando come biomasse e biogas insieme possano avere il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale e, al contempo, rappresentino anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole. Per aumentare gli investimenti in questa tipologia di fonti energetiche sono disponibili numerosi programmi di finanziamento messi a disposizione, dall’UE – fra cui il NextGenerationEU.
In Italia la gestione delle risorse idriche è caratterizzata da una significativa frammentazione delle stesse, nonché da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico specie nel Mezzogiorno. Questo quadro determina un elevato livello di dispersione delle stesse risorse idriche: nella distribuzione per usi civili, la dispersione media è del 41 per cento (51 per cento al Sud). La ripresa degli investimenti nel settore idrico è necessaria rispetto alle attuali esigenze di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture idriche italiane (il 35 per cento delle condutture ha un’età compresa tra 31 e 50 anni). Per ridurre la dispersione e aumentare gli investimenti nelle infrastrutture sono disponibili numerosi programmi di finanziamento messi a disposizione, dall’UE – fra cui il NextGenerationEU.
Le foreste e il settore forestale rappresentano una componente essenziale nella transizione dell’Europa verso un’economia moderna, a impatto climatico zero, efficiente sotto il profilo delle risorse e della competitività; infatti esse contribuiscono al raggiungimento di uno degli obiettivi del Green Deal di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% nel 2030, che sarà attuato dalle misure previste nel pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55).
L’approccio strategico al controllo, alla pianificazione e alla gestione delle foreste è contenuto nel decreto legislativo n. 34 del 2018 “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali” (TUFF). Esso delinea l’assetto generale per garantire che le foreste possano svolgere molteplici funzioni, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà e delle competenze tra l’Unione europea, lo Stato e le regioni e può essere considerato la legge quadro nazionale per il settore forestale e le sue filiere.
La Programmazione e pianificazione forestale è raccolta nella Strategia forestale nazionale (articolo 6) che definisce gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva del patrimonio forestale nazionale e per lo sviluppo del settore e delle sue filiere produttive, ambientali e socio-culturali, ivi compresa la filiera pioppicola; essa ha una validità di venti anni ed è soggetta a revisione e aggiornamento quinquennale. Anche le regioni adottano Programmi forestali regionali e provvedono alla loro revisione periodica in considerazione delle strategie, dei criteri e degli indicatori da esse stesse individuati tra quelli contenuti nella Strategia forestale nazionale.
Di recente, a livello europeo, è stata adottata la comunicazione della Commissione europea COM(2021) 572 final, che reca la “Nuova strategia dell’UE per le foreste per il 2030”.
In essa è dato rilievo all’importanza delle foreste e le altre superfici boschive – che coprono oltre il 43,5 % del territorio dell’UE – per la salute e il benessere di tutti gli europei. Infatti, è dalle foreste che dipende la qualità dell’aria e la maggior parte delle specie animali e vegetali che popolano la terra trovano in esse il rifugio e l’habitat ideali, grazie alla ricca biodiversità e al sistema naturale unico che rappresentano. Inoltre, le foreste svolgono anche un ruolo estremamente importante nella nostra economia e società, creando posti di lavoro e fornendo cibo, medicinali, materie prime, acqua pulita. Per secoli sono state un fulcro vitale per il patrimonio culturale e l’artigianato, la tradizione e l’innovazione, ma, per quanto importanti fossero in passato, esse sono essenziali per il nostro futuro. Infatti, le foreste sono un alleato naturale nell’adattamento e nella lotta ai cambiamenti climatici e svolgeranno un ruolo fondamentale nel rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Proteggere gli ecosistemi forestali significa anche ridurre il rischio di malattie e pandemie globali.
Dati e statistiche
L’ultimo Inventario nazionale delle foreste (INFC 2015), certifica il progressivo aumento della superficie forestale del nostro Paese che si attesta intorno agli 11 milioni di ettari (11.054.458 Ha), pari al 36.7% del territorio nazionale, con un incremento di oltre mezzo milione di ettari (586.925 ha) rispetto al precedente inventario del 2005. In Italia le superfici forestali sono in prevalenza di proprietà privata (63,5%) e di tipo individuale mentre i boschi pubblici sono in prevalenza di proprietà comunale o provinciale. Le pratiche selvicolturali più diffuse (41.4% della superficie a bosco) sono di tipo minimale, cioè si interviene solo con il “taglio produttivo”. I dati inventariali certificano una provvigione (volume legnoso del popolamento arboreo) media nazionale pari a 165,4 m3 /ha evidenziandone una povertà strutturale, conseguenza dell’eccessivo sfruttamento attuato negli ultimi due secoli. Solo i boschi dell’Alto Adige e della provincia di Trento hanno consistenze unitarie di provvigione più elevate, pari rispettivamente a 343 e 302 m3/ha a testimonianza di complessi forestali più ricchi ed evoluti.
L’attività della Commissione XIII (Agricoltura)
In data 18 gennaio 2023 la Commissione Agricoltura ha svolto l’audizione del comandante del comando carabinieri tutela forestale e parchi nazionali, generale di divisione Nazario Palmieri, in merito alla gestione del patrimonio forestale e alle possibilità di un suo sfruttamento a fini produttivi.
ultimo aggiornamento: 19 gennaio 2023
Con il termine agroenergie, ci si riferisce all’energia prodotta dalle imprese agricole, zootecniche, forestali e dall’agro-industria. In Italia esse rappresentano un esempio di fonti energetiche rinnovabili, caratterizzate da un’ampia disponibilità di materia prima e dalla possibilità di costituire la base per fornire elettricità, calore e biocarburanti con tecnologie mature e affidabili.
In Italia, la produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale è scarsamente utilizzata e si presenta al di sotto della media dell’Unione europea, nonostante abbia il potenziale per poter produrre un quantitativo maggiore di biomassa, congiuntamente all’energia solare ed eolica.
Questa tipologia energetica è quindi essenziale per contribuire alla sfida dettata dal fabbisogno energetico nazionale e dai target europei al 2030. Il dibattito politico e le misure intraprese a livello europeo e nazionale si sono concentrate quindi sulle opportunità offerte dalle agroenergie e si è mostrato come biomasse e biogas insieme possano avere il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale e, al contempo, le stesse rappresentino anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole,in grado di far crescere il valore aggiunto del settore. Gli obiettivi prefissati dall’UE – il raggiungimento del consumo finale di energia ricavata da fonti rinnovabili pari al 30% entro il 2030, come previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) – hanno spinto il legislatore italiano a provare a risolvere alcune problematiche, legate soprattutto all’attuazione di un effettivo sistema incentivante che premi qualità e quantità, e disporre di politiche mirate a una maggiore integrazione con la vera vocazione dell’azienda agricola verso le cosiddette “colture food”- soprattutto quelle lignocellulosiche per biocarburanti avanzati.
Si ricorda che la legge di bilancio per il 2023 ha introdotto una specifica disposizione che consente agli imprenditori agricoli la raccolta di legname depositato naturalmente nell’alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde di laghi e fiumi e sulla battigia del mare, in seguito ad eventi atmosferici o meteorologici, mareggiate e piene; ciò fine di contenere i consumi energetici, di promuovere la produzione di energia dalla biomassa legnosa e l’autoconsumo nonche’ di prevenire il dissesto idrogeologico nelle aree interne. Per il finanziamento di detti progetti e’ prevista l’istituzione, presso il MASAF, di un apposito fondo con una dotazione di 500.000 euro annui a decorrere dall’anno 2023 (articolo 1, commi 443-445, L. n. 197/2022).
A decorrere dal 2023, la quota di biocarburanti liquidi sostenibili utilizzati in purezza immessa in consumo dai soggetti obbligati e’ gradualmente aumentata ed e’ equivalente ad almeno 300.000 tonnellate per il 2023, con incremento di 100.000 tonnellate all’anno fino ad 1 milione di tonnellate nel 2030 e negli anni successivi (articolo 6-bis, D.L. 176/2022).
Per incentivare la produzione e l’uso di energia da fonti rinnovabili sono disponibili numerosi programmi di finanziamento messi a disposizione, dall’UE – fra cui il FEASR e il NextGenerationEU.
Infatti, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) le energie agricole e forestali sono state inserite in diversi programmi.
Il PNRR
Nell’ambito della Missione 2, sono previste risorse nella Componente 2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile.
Più nel dettaglio l’investimento nello Sviluppo agrovoltaico (M2- C2-I.1.1-44, 45) consiste in sovvenzioni e prestiti a sostegno degli investimenti nella costruzione di sistemi agro-voltaici e nell’installazione di strumenti di misurazione per monitorare l’attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture. Gli obiettivi da rispettare sono previsti per tappe: entro il 2024 è prevista l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per l’installazione di pannelli solari fotovoltaici in sistemi agro-voltaici e nella notifica dell’aggiudicazione degli stessi. L’entrata in funzione degli impianti è registrata nel sistema nazionale GAUDÌ (anagrafe degli impianti), che dà prova conclusiva del conseguimento degli obiettivi. Entro la metà del 2026 è prevista l’installazione di pannelli solari fotovoltaici in sistemi agro-voltaici di capacità pari a 1.040 MW per una produzione indicativa di almeno 1.300 GWh/anno.
L’investimento Sviluppo biometano (M2- C2-I.1.4-3, 4, 5) si propone di:
- sostenere la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano;
- riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti di biogas agricoli esistenti verso la produzione di biometano per i trasporti, il settore industriale e il riscaldamento. Il biometano deve essere conforme ai criteri stabiliti dalla direttiva (UE) 2018/2001 sulle energie rinnovabili (direttiva RED II) affinché la misura possa rispettare il principio “non arrecare un danno significativo” e i pertinenti requisiti di cui all’allegato VI, nota 8, del regolamento (UE) 2021/241;
- sostituire veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati esclusivamente a biometano. I produttori di biocarburanti e biometano gassosi e di biocarburanti devono fornire certificati (prove di sostenibilità) rilasciati da valutatori indipendenti;
- promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato).
La misura prevede la sostituzione di almeno 300 trattori agricoli con trattori meccanici alimentati esclusivamente a biometano e dotati di strumenti per l’agricoltura di precisione e, entro la fine del 2023, lo sviluppo della produzione supplementare di biometano
da impianti nuovi e riconvertiti fino ad almeno 0,6 miliardi di metri cubi. Entro la metà del 2026 sviluppo della produzione di biometano da impianti nuovi e riconvertiti fino ad almeno 2,3 miliardi di metri cubi.
Altre misure per incentivare le fonti rinnovabili -Missione 2, Componente 1- Economia circolare e agricoltura sostenibile –sono relative all’ambito di intervento 2 “Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile”. Più nel dettaglio, al fine di incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile sono previste risorse per finanziarie l’investimento Parco Agrisolare (M2- C1-II.2.2-4, 5, 6, 9). Questa misura prevede il sostegno agli investimenti nelle strutture produttive del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, al fine di rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruire nuovi tetti isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento e installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori. Unitamente a tale attività, possono essere eseguiti uno o più interventi complementari di riqualificazione dei fabbricati ai fini del miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture quali la rimozione e lo smaltimento dell’amianto dai tetti, la realizzazione dell’isolamento termico dei tetti e la realizzazione di un sistema di aerazione. Congiuntamente alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico, con potenza di picco non inferiore a 6 kWp e non superiore a 500 kWp, sarà possibile richiedere un contributo per l’installazione di sistemi di accumulo di energia elettrica e/o di dispositivi di ricarica elettrica per la mobilità sostenibile. Gli obiettivi da rispettare sono scadenzati per tappe: nel 2022 bisogna individuare i progetti beneficiari con un valore totale delle risorse finanziarie assegnate all’investimento pari rispettivamente al 30%, al 50% nel 2023 e al 100% nel 2024. In ultimo, attraverso la misura, si dovrà conseguire l’installazione di almeno 375 MW di nuovi impianti solari fotovoltaici.
Le risorse, a valere sui fondi del PNRR, ammontano a euro 1,5 miliardi di euro, di cui una quota pari ad almeno il 40% è destinata al finanziamento dei progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Le risorse complessivamente stanziate sono così suddivise:
- 1.200 milioni di euro sono destinati agli interventi realizzati dalle aziende agricole attive nella produzione agricola primaria;
- 150 milioni di euro sono destinati agli interventi realizzati dalle aziende agricole attive nel settore della trasformazione di prodotti agricoli;
- 150 milioni di euro sono destinati agli interventi realizzati da aziende attive nel settore della trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli.
All’interno della medesima Componente 1, di interesse per il settore agricolo e importanti anche per lo sviluppo di energie rinnovabili sono le risorse per le cosiddette Green Communities (M2-C1-III.3.2), pari a 135 milioni di euro, presenti nell’ambito di intervento 3 – Sviluppare progetti integrati. Destinatari dell’investimento sono associazioni di comuni e/o comunità montane. Il programma è rivolto allo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che intendano sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono tra cui, in primo luogo, acqua, boschi e paesaggio, avviando un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane. Ciò verrà realizzato favorendo la nascita e la crescita di comunità locali, anche tra loro coordinate e/o associate (le Green communities), attraverso il supporto all’elaborazione, il finanziamento e la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. In particolare, l’ambito di tali piani includerà in modo integrato: la gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale e delle risorse idriche; la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano; lo sviluppo di un turismo sostenibile; la costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna; l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti; lo sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production); l’integrazione dei servizi di mobilità; lo sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile. Gli obiettivi da rispettare sono evidenziati per tappe: entro il terzo trimestre del 2022 è prevista l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la selezione delle Green communities e la notifica dell’aggiudicazione degli stessi; entro la metà del 2026 è previsto il completamento di almeno il 90% degli interventi previsti nei piani presentati dalle Green communities.
Si rinvia al tema PNRR- Politiche pubbliche per l’Agricoltura per l’attuazione delle misure su descritte.
L’incentivazione del biogas e del biometano è anche contenuta nel decreto legislativo n. 199 del 2021, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
ultimo aggiornamento: 24 gennaio 2023
In Italia l’approvvigionamento idrico a fini irrigui ha caratteristiche diverse dal punto di vista gestionale: le aziende agricole possono decidere di associarsi ad un servizio idrico di irrigazione (SII) fornito in forma collettiva dagli Enti irrigui, oppure possono far ricorso all’auto-approvvigionamento. L’irrigazione collettiva è gestita da Enti Irrigui che possono avere natura sia pubblica (Consorzi di bonifica e irrigazione) che privata (Consorzi di miglioramento fondiario). La situazione italiana è caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche e da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico soprattutto nel Mezzogiorno. Questo quadro, insieme ad un elevato livello di dispersione delle stesse risorse idriche, mostra come gli investimenti nel settore idrico risultano necessari per esigenze di ammodernamento e sviluppo delle stesse infrastrutture (il 35 per cento delle condutture ha un’età compresa tra 31 e 50 anni).
Per ridurre la dispersione e aumentare gli investimenti nelle infrastrutture sono disponibili numerosi programmi di finanziamento messi a disposizione dall’UE – fra cui il NextGenerationEU.
Si rileva, in proposito, che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono previsti Fondi per l’investimento 4.3 “Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche” (per 0,88 miliardi di euro, di cui 0,52 a valere su risorse aggiuntive del PNRR).
L’obiettivo di questa misura è aumentare l’efficienza dei sistemi irrigui attraverso lo sviluppo di infrastrutture innovative e digitalizzate per un settore agricolo più sostenibile e che si adatti meglio ai cambiamenti climatici. L’investimento deve consistere principalmente nella conversione dei sistemi irrigui in sistemi più efficienti; nell’adeguamento delle reti di distribuzione al fine di ridurre le perdite; nell’installazione di tecnologie per un uso efficiente delle risorse idriche, quali contatori e sistemi di controllo a distanza. Per ogni intervento sulle reti di distribuzione, nel quadro dell’investimento finanziato devono essere predisposti o installati contatori che consentano la misurazione degli usi dell’acqua. Devono inoltre essere introdotti sistemi di monitoraggio degli impianti di trattamento delle acque reflue che possano offrire opportunità di riutilizzo per scopi irrigui.
La ricognizione degli interventi finanziabili nell’ambito del PNRR è demandato al MIPAAF attraverso la Banca dati nazionale degli investimenti per l’Irrigazione e l’Ambiente (DANIA), anche avvalendosi delle informazioni contenute in SIGRIAN (Sistema Informativo Nazionale per la Gestione delle Risorse Idriche in Agricoltura)
Un altro investimento previsto riguarda la “Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti” (M2- C4-IV.4.2-30, 31, 32). Il progetto è rivolto prioritariamente a una riduzione delle perdite nelle reti per l’acqua potabile (-15 per cento target su 15k di reti idriche), anche attraverso la digitalizzazione delle reti, da trasformare in una “rete intelligente”, per favorire una gestione ottimale delle risorse idriche, ridurre gli sprechi e limitare le inefficienze.
Gli obiettivi da rispettare sono cadenzati per tappe: entro il 2024 è previsto l’intervento nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, con la costruzione di 9.000 chilometri di rete idrica a livello distrettuale, mentre entro il primo trimestre del 2026 è prevista la costruzione di almeno 25.000 chilometri di rete idrica a livello distrettuale.
Si rinvia al tema PNRR- Politiche pubbliche per l’Agricoltura per l’attuazione delle misure su descritte.
ultimo aggiornamento: 8 novembre 2022
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Fonte/Source: https://temi.camera.it/leg19/temi/sviluppo-sostenibile-e-tutela-del-territorio-e-dell-ambiente