(AGENPARL) – mer 23 novembre 2022 GLI ETRUSCHI E I BRONZI DI RIACE. ARCHEOLOGIA, LETTERATURA, ARTE
Giovedì 24 Novembre, ore 9.00 – 13.30
L’incontro può essere seguito in diretta sul canale Yt Etruschannel al link: https://youtu.be/HhPSRcEgyzo
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La recente scoperta di un nucleo di bronzi etrusco-romani rinvenuti intatti nel loro contesto santuariale a San Casciano dei Bagni ha generato nelle scorse settimane un confronto con un ritrovamento altrettanto eccezionale, quello dei Bronzi di Riace, da sempre al centro dell’attenzione internazionale sin dal 1972. L’audace parallelismo ha suscitato commenti, discussioni e critiche in merito all’efficacia qualitativa del paragone o alla sua pertinenza. In pochi sanno, tuttavia, che proprio all’arte e al genio degli Etruschi si deve una delle ipotesi interpretative più convincenti in merito all’identità dei due bronzi, grazie a uno dei loro più importanti capolavori.
Nell’anno in cui si celebrano i cinquant’anni della scoperta dei Bronzi di Riace, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Giovedì 24 novembre, propone un incontro di studio, animato anche da momenti performativi, che dimostra l’eccezionale importanza di questo popolo dell’Italia antica. La loro adozione di temi e schemi narrativi della cultura greca nell’arte visiva fu tale che proprio nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia l’ipotesi identificativa dei Bronzi di Riace come due degli eroi protagonisti della saga dei ‘Sette contro Tebe’, Tideo (bronzo A) e Anfiarao (bronzo B), proposta più di vent’anni fa da Paolo Moreno, ha trovato un punto fondamentale di riferimento. Questa ipotesi, che sembra reggere alla prova del tempo in quanto non sono emersi fino ad oggi elementi oggettivi di superamento, nasce da una precedente identificazione di Giovanni Colonna che riconobbe un episodio dei ‘Sette contro Tebe’ nell’altorilievo in terracotta policroma dal frontone del Tempio A di Pyrgi (470-460 a.C.) per la figura di Tideo, con i suoi denti ben visibili mentre morde il cranio di Melanippo. Poiché questo dettaglio connotativo della ferocia del personaggio caratterizza anche il Bronzo A di Riace, mentre non si ritrova mai in altre rappresentazioni antiche con questa stessa enfasi, dobbiamo accettare che la soluzione di un problema interpretativo per un’opera d’arte classica venga dalla decorazione plasmata da un Etrusco, che si era ispirato ai miti greci selezionando una versione del mito che la critica è concorde nel ricondurre all’inventiva del poeta siceliota Stesicoro di Imera, vissuto nel secolo precedente?
Dal 16 agosto 1972, quando le due sculture in bronzo furono recuperate dal mare antistante Riace, in Calabria, sono sorti molti interrogativi. Come e quando sono finiti in fondo al mare in quel tratto di costa, dove era diretta la nave il cui relitto non si è ancora trovato, dove sono finite le armi che li completavano, c’erano altre statue in quel trasporto ignoto? Mentre la datazione, la produzione greca e il fatto che rappresentino due personaggi armati di uno stesso gruppo, mette d’accordo la maggior parte degli studiosi, molte ipotesi sono sorte per tentare di dare un’identità più specifica ai due personaggi raffigurati. Se per Ranuccio Bianchi Bandinelli erano da considerare due opere “di altissimo artigianato”, considerando la diffusione di statue in bronzo negli spazi pubblici – civili e religiosi – del mondo classico, la storia degli studi sui Bronzi di Riace ha fatto scendere in campo i nomi degli artisti più prestigiosi dell’antichità, celebrati anche dai posteri: Mirone, Policleto, Fidia, solo per ricordarne alcuni. Per il soggetto le ipotesi hanno spaziato tra eroi del mito, personaggi storici, atleti, strateghi. Prima di essere caricati sulla nave, dai due Bronzi sono stati tolti tutti gli elementi aggettanti rispetto al volume dei corpi, per evitare che si danneggiassero. Per noi sarebbero stati elementi preziosi per la comprensione dei soggetti, ma questa rimozione, insieme al fatto che sotto i piedi erano visibili i tenoni che li ancoravano alla base (o alle basi) nella collocazione originale, testimonia la cura con la quale le due opere furono trattate. Non si trattava di bronzi strappati dalla loro collocazione e portati via solo per fame di metallo, di materia prima, ma opere a cui evidentemente si riconosceva un valore artistico e forse anche didascalico, per la tipologia dei personaggi rappresentati.
Nell’incontro del 24 novembre vedremo come gli strumenti conoscitivi dell’archeologia, della storia dell’arte antica, della letteratura greca, del restauro, delle indagini diagnostiche, possono farci seguire un paradigma indiziario che dalla Grecia all’Etruria arriva fino a noi, oggi.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
ore 9.00 Indirizzi di saluto
ore 9.30 Tebe dalle Sette Porte: il canto (Primo momento performativo)
ore 9.45 Carmelo Malacrino, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria
I Bronzi di Riace: dalla scoperta alla musealizzazione
ore 10.15 Valentino Nizzo, Direttore dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
L’altorilievo del tempio A di Pyrgi
ore 10.45 Tebe dalle Sette Porte: la hybris (Secondo momento performativo)
ore 11.15 Laura Michetti, Sapienza Università di Roma
I sette a Tebe e Pyrgi: il porto e il grande santuario marittimo della città etrusca di Caere
ore 11.45 Alexia Latini, Università degli Studi Roma Tre
Pyrgi, Argo, Riace: per un’ipotesi di lettura
ore 12.15 Ettore Cingano, Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari
Edipo, i 7 a Tebe, gli Epigoni tra mito e iconografia
ore 12.45 Adele Teresa Cozzoli, Università degli Studi Roma Tre
Il mito dei Sette a Tebe tra Argo e Atene. L’elogio dell’oplita e l’ideologia della città
ore 13.15 Tebe dalle Sette Porte: il dramma (Terzo e ultimo momento performativo)
Moderatrice: Maria Paola Guidobaldi
Momenti performativi con gli studenti del Liceo Ugo Foscolo di Albano, a cura della prof.ssa Marcella Petrucci.
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