
(AGENPARL) – gio 08 settembre 2022 COMUNICATO STAMPA
Sana 2022: Cia, serve una grande promozione per il biologico. Traina la svolta green
L’Italia leader del bio tuteli settore dalla scure inflazionistica. In crescita superfici e imprese (+40% in 5
anni), ma vendite in calo (-0,5%). L’organizzazione lancia l’input dai suoi eventi al Salone e con il
convegno “Il futuro del cibo”
Bologna, 8 set – L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione schizzata a +8,4%
rafforza l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica
quale strada maestra da percorrere per la vera sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio
dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani nella mattinata di apertura, a
Bologna, di Sana 2022 e in vista dei tanti appuntamenti dell’organizzazione in fiera fino all’11 settembre,
dall’evento su “Il futuro del cibo” (il 10 settembre, ore 11 – Open Theatre) che approfondirà il tema, ai quattro
giorni di show cooking e talk show, con le aziende associate, nello spazio espositivo Cia al Padiglione 29 Stand
C2 – E19.
Ora -sottolinea Cia- il ruolo del biologico si fa sempre più dirimente e interpreta prima che un’ambizione,
un modello comprovato e verso cui tendere nella lotta ai cambiamenti climatici, visti gli oltre 3 miliardi di danni
causati dall’ultima siccità, e per garantire la sicurezza alimentare globale con il 2023 a rischio carestia stando ai
46 milioni di persone in più nella fame, durante gli ultimi due anni, e ai nuovi 200 milioni in difficoltà da inizio
pandemia a oggi. Il biologico, difronte a tutto ciò, ha già dimostrato di poter contribuire alla svolta e con prove
tangibili quasi tutte italiane.
Il nostro Paese -fa il punto Cia- vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, con oltre 2 milioni
di ettari, il 16% rispetto al 10% di Spagna e Germania, al 9% della Francia. Ma soprattutto, il comparto cattura
Co2 per eccellenza, vede l’Italia del bio crescere a ritmi importanti (superfici e imprese bio a +40% negli ultimi 5
anni) e tali da far prevedere il raggiungimento dei 3 milioni di ettari entro il 2030, centrando così il target del
Green Deal Ue del 25% di superfici a bio, raggiunto già da Calabria, Sicilia, Toscana e Lazio.
Il mercato del biologico Made in Italy vale quasi 5 miliardi di euro e toccherà guardare con
attenzione ai comparti più forti -precisa Cia- come l’ortofrutticolo che da solo fa il 46,1%, e alle colture in
aumento: vigneti (+9,2%) e noccioleti (+12,5%), grano duro (+5,9%) e tenero (+15,4%) con i seminativi a
fare da soli il 45% della Sau bio, mentre si riducono, ma di poco, le superfici ad agrumi (fino a -17%) e
restano stabili prati e pascoli (-0,8%). Tutti comunque compromessi dalle calamità come dalle tensioni per
la guerra in Ucraina, e per quella dei prezzi, che fanno danni dal campo alla tavola e vanno svuotando il
carrello anche del bio (vendite giù dello 0,5% nella Gdo in questo 2022).
“Il patto con il consumatore, di cui Cia si sta facendo promotrice, per ripartire il giusto valore lungo
tutta la filiera -è intervenuto il presidente nazionale Cristiano Fini- può, a questo punto, passare proprio
per il biologico di cui l’Italia rappresenta una buona pratica, strategica alla svolta green e anche contro la
crisi energetica”.
Il presidente Fini, tuttavia, aggiunge: “Occorre però accogliere un’altra sfida, più coraggiosa.
Costruire una grande campagna che tuteli il biologico da quest’impasse inflazionistica e ne faccia il
motore del cambiamento, puntando su qualità e ruolo del settore, e su uno sviluppo integrato che
coinvolga nel territorio, associazioni, istituzioni e imprese. Non vanno vanificati gli impegni presi
nel quadro normativo specifico con il Regolamento europeo e con la legge nazionale dedicata -conclude Fini-
bisogna agevolare gli investimenti; canalizzare ricerca, innovazione e, prima di tutto, le risorse già
stanziate (dai 2,1 miliardi di euro della programmazione Pac 2023-2027 ai 300 milioni del Fondo
complementare al PNRR per i contratti di filiera e distrettuali) per sostenere e promuovere il comparto,
ridurre i costi di produzione e i prezzi al consumatore”.