
(AGENPARL) – Roma, 23 luglio 2022 –
DOMANDA – Siamo col Gran Maestro del Priorato di Sion. Marco Rigamonti, per far luce su di una iconica associazione, il Priorato di Sion, menzionato da Dan Brown nel suo Best-Seller “ Il Codice Da Vinci” . Gran Maestro, può spiegare ai nostri lettori che cos’é il Priorato di Sion e qual’è la sua missione?
RIGAMONTI – Il Priorato di Sion è un Ordine Iniziatico di ispirazione cavalleresca, che noi crediamo fondato attorno al 1099 da Goffredo da Buglione, pur non avendone prove certe, ma unicamente basandoci sugli elementi rituali e storici che ci sono giunti.
Il Priorato di Sion, era ed è un Ordine iniziatico, il quale per via della sua natura altamente esoterica e simbolica, congiuntamente al fatto che dal 1600 fino alla storia più recente, sia stato una società segreta e clandestina, ha reso ancora più preminente ed importante la percezione corretta dei suoi aspetti simbolici ed allegorici per essere compreso, i quali erano gli unici elementi attraverso i quali, esso comunicava con il mondo esterno, ed unicamente verso destinatari precisi, in grado di decifrare i nostri segni, simboli ed allegorie, attraverso intuizioni la cui natura è superiore alla capacità di spiegazione del linguaggio.
Il primo Patriarca conosciuto delle nostre dottrine é stato il leggendario Sacerdote egiziano Ormus, un adepto della scuola gnostica di Alessandria d’Egitto, convertito al cristianesimo da San Marco prima che, in viaggio da Alessandria ad Aquileia, il Santo fosse sorpreso da una furiosa tempesta, trovando riparo nelle isole di Rivo Alto, oggi noto come Rialto, e fu in quella notte che un Angelo gli apparve, annunciandosi al Santo con le parole “Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum”, queste le parole poi incise sul libro del Leone Marciano. San Marco in quell’evento, apprese dalla profezia, che quella terra sarebbe stato il luogo dove il suo corpo avrebbe riposato dopo la morte. Infatti, così fu, in quanto anche se sepolto ad Alessandria d’Egitto, le spoglie dell’Evangelista furono portate a Venezia su Ordine segretamente impartito al Doge dai Conti di Tolosa, custodi del deposito iniziatico dalla quale trasmissione poi sarebbe sorto l’Ordine di Nostra Signora di Monte Sion. Il recupero dei resti fu organizzato ed effettuato su comando del Doge Giustiniano Partecipazio nell’828 da Rustico da Torcello e da Buono da Malamocco; il Doge volle così ospitare i resti dell’evangelista che convertì al cristianesimo il Patriarca di quello che era diventato successivamente il sodalizio iniziatico merovingio. Il Doge quindi, all’arrivo delle spoglie, dispose l’inizio della costruzione di quello che in futuro sarebbe divenuta la Basilica di S. Marco. Consacrata nell’828 per ospitare le spoglie del Santo, nacque così l’originaria Cappella privata dei Dogi (sostituendo la precedente Cappella Palatina dedicata a San Teodoro), che divenne poi l’attuale Basilica Cattedrale Patriarcale di San Marco, i quali lavori di costruzione iniziarono nel 1063 e dove tutt’ora i resti del Patrono sono custoditi.
Ormus, insieme ai suoi sei discepoli, fondò una società iniziatica di nome “I Figli della Luce”, attraverso la quale egli trasmise la sua conoscenza, ereditata dalle scuole misteriche più antiche, perfezionata ed implementata attraverso gli insegnamenti salomonici e del cristianesimo primitivo. Questo sapere venne poi a contatto con l’Ordine di Nostra Signora di Monte Sion e con l’Ordine Templare, e fu in questo momento che ebbe inizio la fase di scisma tra l’Ordine fondato da Goffredo di Buglione e l’Ordine dei Templari, in quanto si erano formate due fazioni, la prima aveva accettato gli insegnamenti emanati dai successori di Ormus, mentre l’altra schiera voleva rimanere fedele alla dottrina impartita originariamente dalla Chiesa Cattolica Romana. Questa situazione degenerò fino a rendere la scissione insanabile e fu allora che avvenne il mitico taglio dell’Olmo a Gisors, proprio nel 1188.
Non a Caso Ormus, somiglia molto a “Orme”, che in francese significa “Olmo”. Dal momento della scissione, il Gran Maestro dei Templari rimase Gérard de Ridefort, mentre il primo Gran Maestro proclamato dal Priorato di Sion fu Jean de Gisors.
Il “Priorato di Sion”, che è un ordine iniziatico di cavalleria fondato nel 1099, perpetua la linea di Pierre Plantard di St. Clair. Di influenza gnostica e rosacrociana (la conoscenza rosacrociana trasmette un sapere dell’antico Egitto – Babilonia – una conoscenza ermetica e gnostica, sviluppata nell’alchimia spirituale), il simbolo è la rosa che esprime bellezza, amore, purezza e grazia nella loro più forte rappresentazione, allo stesso tempo, rappresenta fugacità, vulnerabilità, la brevità dell’esistenza, che si traduce in un fortissimo parallelismo con la condizione umana), questo è spesso posto al centro di una croce, che rappresenta il corpo dell’uomo.
Alla luce di quanto illustrato, lo scopo del Priorato di Sion è palese, specie in questo momento storico, ovvero preservare un ambiente sociale in cui l’uomo possa coltivare le proprie prerogative sia in ambito profano che iniziatico o spirituale, potendosi esprimere al meglio delle proprie possibilità e avendo riconosciuta nella vita di ogni giorno la più alta dignità possibile, che è l’unico modo per avere la libertà necessaria a potersi realizzare secondo le proprie ambizioni, che non sono solo materiali o professionali, ma anche interiori, sociali, dunque interpersonali.
DOMANDA . Secondo Lei le varie massonerie del mondo sono al servizio dell’Umanità o sono al servizio del potere vero?
RIGAMONTI – È una domanda molto attuale e significativa, che da modo di comprendere in quale misura, certe istituzioni abbiano tradito sé stesse. La Massoneria, originariamente nasce per sostenere il Regno di colui che Dio ha scelto, figura tradizionalmente riconducibile al monarca, poi nel tempo, le massonerie sono venute ad essere infiltrate dalle forze economiche che le hanno volgarizzate, svuotandole di fatto della propria funzione e diventando così un ricettacolo per affaristi o per persone che spesso e volentieri, sono più interessate ad ottenere un potere, anche piccolo, anche solo a livello locale, che non individui interessati a ricevere la Luce massonica.
DOMANDA – Come può dire questo con certezza? Ne faceva forse parte o è l’opinione personale di un esterno?
RIGAMONTI – Nel Priorato di Sion ci sono diversi massoni, ma anch’io mi ritengo tale, pur avendo dato le dimissioni dall’Istituzione presso cui sono stato iniziato alla Massoneria. Tengo a precisare che essendo Gran Maestro del Priorato di Sion, non ero interessato ad alcun ruolo istituzionale all’interno di quella organizzazione, pertanto mi sono limitato a conseguire il Grado di Maestro, limitandomi al percorso esoterico ed iniziatico, che è stato comunque un percorso positivo, avendo avuto la fortuna di trovarmi in una Loggia di persone sinceramente interessate all’aspetto spirituale. Di fatti non è con loro che ce l’ho, ma col loro “Pastore” ed in questa occasione, spiegherò il perché.
Per il momento non voglio svelare il nome dell’Istituzione in causa, ma solo la ragione che mi ha portato ad allontanarmi dalla stessa, ovvero la colpa imperdonabile di avallare questo crimine contro l’uomo e contro Dio, dando solidarietà a queste ignobili e grottesche narrative totalitarie che oltre ad offendere pesantemente l’intelletto, hanno sfruttato il Covid-19 per minare i diritti civili e la dignità della persona. Loro non hanno denunciato questo crimine, perciò si sono dimostrati non diversi dai maggiordomi che troviamo nell’attuale Parlamento italiano o a Bruxelles e visto che in origine, secondo tradizione, i “Liberi ed Accettati Muratori” potevano spostarsi senza dover esibire permessi ed erano appunto uomini in tutto liberi, mentre i rappresentanti di tale istituzione massonica hanno dimostrato di non esserlo, e considerandomi io uomo libero e senza padroni – così come mi ritengo autentico Massone – non permetto che siano loro a dire che io sia tale o validare in alcun modo il mio essere Massone, perché dal mio punto di vista, semplicemente non se lo possono permettere, pertanto ho dato le dimissioni.
DOMANDA – Venendo al suo romanzo, dove anche si parla di Massoneria ed Ordini Cavallereschi, può parlarci della sua opera, Covid 1984 – L’inviolabile gabbia invisibile?
RIGAMONTI – Covid 1984, L’Inviolabile gabbia invisibile, è un romanzo di fantapolitica sviluppato come provocazione intellettuale e spirituale. Essenzialmente il romanzo mette il lettore di fronte all’interrogativo che consiste nel chiedersi se l’uomo odierno sia una creatura così limitata e poco consapevole da dover abdicare diritti e libertà conquistati in centinaia di anni, per placare la nevrosi indotta da una forma di sotto-cultura contemporanea, che invoca la sicurezza (fisica) a tutti i costi, mettendo qualsiasi altro aspetto dell’esistenza in secondo piano, come se la specie umana fosse equiparabile a forme di vita prive di coscienza, prive di potenziale da esprimere, come se potesse essere accettabile e sensato, ridurre l’uomo moderno all’esistenza di un pollo da allevamento intensivo, in una gabbia dove il suo libero arbitrio è ridotto solo a poter scegliere quando mangiare e quando dormire, perché non sa amministrare la propria libertà, divenendo una minaccia per sé stesso e per gli altri.
DOMANDA – Nel romanzo ci sono però anche riferimenti a rituali segreti, illegali, dove vengono sacrificate vite ed abusati minori, è tutta invenzione o c’è qualcosa di vero?
RIGAMONTI – Questo romanzo, come ogni opera letteraria che abbia valore, deve in qualche modo ricollegarsi a qualcosa di vero e questo è un tentativo di mettere in luce cose scomode, che si sanno, ma che i media per ora disertano di dar rilievo, però la cronaca c’è, basti guardare a Bruxelles, dove c’è la Torre Babilonese del Parlamento Europeo, quanti casi di pedophilia ed omicidi presumibilmente rituali, siano stati registrati.
Consiglio una ricerca su Marc Dutroux. che era un elettricista belga disoccupato, ma che in pochi anni, aveva accumulato ricchezze impossibili per lui da giustificare, quali diversi automezzi e almeno nove abitazioni, non tutti appartamenti, ma anche case. Proprio nelle residenze fornite di giardino, Dutroux aveva sepolto le sue piccole vittime. I ritrovamenti ammontano a ben 600 videocassette pedopornografiche, in cui si vedono Dutroux, sua moglie e altri stuprare e seviziare bambini tra i sei e gli otto anni. Questo materiale video veniva venduto poi dallo stesso Dutroux a prezzi che raggiungevano l’equivalente odierno di 50.000 Euro.
Recidivo, già condannato per pedofilia nel 1989 a 13 anni di cui poi, quasi inspiegabilmente ne scontò solo tre, Dutroux ha avuto modo di continuare a compiere indisturbato i suoi delitti per anni, dimostrando di essere stato effettivamente un intoccabile, almeno per un lasso di tempo considerevole, che ragionevolmente, è improbabile da attribuirsi al caso.
Il 20 ottobre 1996, scesero in piazza 350.000 persone , per partecipare a quella che venne chiamata la “Marcia bianca”, a seguito dell’ultimo degli omicidi sessuali a danno di minori. Il governo belga vacillò pesantemente in quell’occasione e due ministri si dimisero improvvisamente. Chi era presente, oggi assicura che allora, fra la gente, correva una voce univoca, ovvero che quelle videocassette sequestrate nei rifiuti di Dutroux mostravano, come spettatori e attori dei delitti sessuali, personaggi di altissima caratura politica ed istituzionale. Di uno si ripeteva spesso il nome, in quanto considerato un “Padre dell’Europa Unita”, che però da allora, si fece un padre piuttosto latitante, ben ritirato dalle luci della ribalta.
Una deputata di destra, Margherite Bastien, il 26 novembre 1996, ha agitato in sede del Parlamento un video che mostrava, a suo dire, un tale Luc Michel mentre compiva atti innominabili su un bambino; sequestrata seduta stante, la cassetta è, ha dichiarato la Bastien, da allora “sepolta nei sotterranei del Parlamento”, insieme a molte altre. Un giornalista, Jean Nicholas, ha scritto “Les protecteurs sont parmi nous” insinuando l’esistenza di relazioni fra quel Michel, di Rupo e la Sicurezza di Stato.
Alla luce di tutto questo, non stupisce l’impegno dell’Unione Europea e di diversi politicanti progressisti Pro-UE a sostegno della pedofilia fino alla grottesca inversione per legge di ogni diritto naturale. Siamo arrivati al punto che gli eterosessuali, coloro che giudicano innata e regolare la sessualità praticata tra individui di genere diverso, sono diventati soggetti malati o da rieducare.
Eppure, basterebbe rileggere alcune delle affermazioni, passate e presenti, di numerosi esponenti del movimento omosessuale, per renderci conto che questo rapporto c’è, ed è significativo. Uno dei fondatori e teorici del movimento omosessuale italiano, Mario Mieli, così scriveva nel suo libro, del 1977, “Elementi di critica omosessuale” (pubblicato da Feltrinelli):
“Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, castra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica”.
Anche Daniele Capezzone, già portavoce del Pdl, non si è sottratto nel sostenere la pedofilia, commentando così la decisione dei radicali di promuovere il convegno “Pedofilia e Internet”:
«Al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, la pedofilia non può essere considerata un reato».
Nichi Vendola in una “memorabile” intervista a La Repubblica (“Il gay della Fgci”, pubblicata il 19 marzo 1985, – probabilmente non fu una scelta a caso, che il giorno della pubblicazione fosse la oramai apparentemente scomoda, Festa del Papà, a pagina 4, così si era espresso:
«Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione».
Sembra di sognare (anzi di essere in un incubo) ma Vendola dice esattamente così: «diritto dei bambini ad avere una sessualità tra loro o con gli adulti».
Questi sono solo alcuni esempi, dell’inquinamento culturale, morale e sociale che sta tentando di degradare l’uomo moderno per togliergli ogni dignità allo scopo di assoggettarlo, anche rendendo lecito dunque possibile, l’abuso sessuale sui minori, gravandoli così di un ulteriore carico di violenza psicologica da trangugiare nella strada per divenire adulti, oltre alle vaccinazioni obbligatorie, ai Green Pass e tutti gli attuali impianti di mortificazione nella sfera individuale.
DOMANDA – Questo dunque può considerarsi un romanzo di denuncia?
RIGAMONTI – È un romanzo che vuole far aprire gli occhi non solo sulla pericolosa svolta antropologica e culturale di lassismo morale e menefreghismo, ma anche sul fatto che la corruzione e la pedofilia esistono eccome nelle più alte sfere istituzionali e vengono utilizzate spesso come arma di ricatto, per non lasciare scelta ai conniventi, rendendo l’omertà ineludibile, non potendo succedere niente di peggio, all’individuo compromesso, che il venire alla luce di colpe come quella.
DOMANDA – Cosa risponderebbe a chi voglia definire “complottista” il suo romanzo?
RIGAMONTI – Il cosiddetto “complottismo”, è un prodotto dell’intelligence, mirato a plasmare nell’opinione pubblica una certo modello di decodifica nella propria percezione dei fatti. Con tutto quello che avevano in agenda, l’unica soluzione per non esser travolti anche giudiziariamente, era di neutralizzare anticipatamente l’opinione pubblica, narcotizzandola attraverso un inquinamento culturale, affinché non reagisse nemmeno di fronte all’evidenza, pur di non esser tacciati di essere dei creduloni o degli stolti che vedono il male dappertutto. È stata una mossa, tatticamente molto brillante, perché ha attecchito sulle masse, neutralizzando di conseguenza anche quella (fino a poco tempo fa) minoranza che non aveva accettato di bersi questo condizionamento, sin dall’inizio.
I complotti esistono eccome, e se perpetrati contro lo Stato, prevedono anche l’alto tradimento, d’altronde, il termine lobby, è oramai da decenni conosciuto da tutti quanto è un fenomeno universalmente riconosciuto, inteso come quella dinamica che vede le grandi aziende interferire nel le decisioni dello Stato, allo scopo di esser favorite in misura che non verrebbe mai loro concessa giocando alla luce del sole, e per tale motivo, appare cristallino che ci troviamo di fronte ad un abuso gravissimo a danno della collettività, dal momento che l’interesse della stessa passa automaticamente in secondo piano, venendo bypassati con volontà e dolo, tutti quei filtri che avrebbero impedito decisioni, da parte delle Istituzioni dello Stato, dove i loro interessi (quindi quelli del cittadino), non fossero stati in primo piano. Non trovo proprio altro termine se non complotto, per definire tale dinamiche.
DOMANDA – Perché scrivere un romanzo e non un saggio?
RIGAMONTI – Mi aspettavo questa domanda. Vede, trovo molto più stimolante sia per me che per il lettore, di mischiare la verità alla fantasia, così che ci si arrivi con l’intuizione, con la ricerca e col proprio giudizio, affinché ne risulti un processo di consapevolezza e riflessione individuale, e non un mero elencare di nozioni, farcito da qualche opinione. Oltre a ciò, trovo molto più attraente ed intrigante l’appeal di un romanzo, che non quello di un saggio, specie se si devono trattare dettagliatamente argomenti spinosi ed emotivamente poco digeribili come i suddetti.