
(AGENPARL) – gio 30 giugno 2022 OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
SICCITA’:
MARCHE, TOSCANA, EMILIA ROMAGNA, LAZIO
DA BOLLINO ROSSO
SENZA NEVE I LAGHI SI STANNO PROGRESSIVAMENTE SVUOTANDO
FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI
“L’ITALIA NON PUO’ AFFRONTARE UN’ALTRA STAGIONE COME QUESTA.
E’URGENTE AVVIARE IL PIANO LAGHETTI PER AUMENTARE LA RESILIENZA DEI TERRITORI!”
Le piogge, che non hanno allentato la morsa della siccità sul bacino padano, hanno spostato l’ epicentro
della grande sete sul Centro Italia, coinvolgendo pienamente anche le Marche, dove ormai si rischia il
razionamento degli approvvigionamenti idrici: a soffrire maggiormente sono le zone di Ascoli Piceno e
Fermo, ormai in condizione di siccità estrema per la perdurante assenza dell’80% delle piogge; i volumi
d’acqua, trattenuti negli invasi, calano di 1 milione di metri cubi a settimana per riuscire a dissetare le
campagne e tutti i fiumi hanno portate inferiori alle annate scorse (record storico negativo per il livello del
Sentino: – 38 centimetri).
In Toscana (il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema) non si ferma la riduzione delle già
esigue portate dei fiumi: il Bisenzio è quasi azzerato (0,30 metri cubi al secondo contro una media di
mc/sec 2,42) e l’Ombrone è oramai trasformato in un rigagnolo da 500 litri al secondo, quando il Deflusso
Minimo Vitale è indicato in mc/sec 2 (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana)!
Drammatico è lo stato della risorsa idrica nel Lazio, dove a Roma, dall’inizio dell’anno, è piovuto il 63% in
meno e nella provincia si sono registrati, in pochi giorni, ben 496 interventi dei Vigili del Fuoco per spegnere
altrettanti incendi: l’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli
più bassi anche del “siccitosissimo” 2017, Liri e Sacco segnano il dato più basso in anni recenti, il lago di
Nemi è di oltre 1 metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno.
In Campania, tutti i fiumi sono in deficit rispetto allo scorso anno (portata odierna del Liri-Garigliano: mc./
sec. 36; nel 2021: mc./sec. 100), mentre in Abruzzo è la zona di Chieti a soffrire maggiormente per la
mancanza d’acqua.
Al Sud sono le temperature particolarmente alte di aria e mare a caratterizzare il periodo: ne sono
evidente conseguenza gli oltre 11 milioni di metri cubi d’acqua, prelevati in una settimana dagli invasi
della Basilicata, le cui disponibilità idriche stanno segnando un deficit di circa 37 milioni di metri cubi
sull’anno scorso (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale); resta, invece, ancora
positivo il bilancio dei principali bacini pugliesi, nonostante un prelievo settimanale superiore ai 14 milioni
di metri cubi.
A proposito di bilanci idrici, risalendo al Nord, è di ben 2527 milioni di metri cubi (!!!), il volume idrico
necessario al lago Maggiore per tornare in media, nonostante il suo livello sia cresciuto di quasi 12
centimetri in 7 giorni. Gli altri, grandi bacini settentrionali sono tutti in calo ed abbondantemente sotto
media con il Lario, che registra addirittura solo l’ 11,2% del riempimento.
Sconcertante è il confronto con i volumi invasati negli anni scorsi: in questo periodo, lo scioglimento delle
nevi provocava un picco, mentre quest’anno i laghi, privi di apporti nivali, si stanno svuotando!
“E’ una situazione, che esemplifica la funzione calmieratrice dei grandi bacini, ormai insufficienti, però, a
rispondere da soli alle esigenze di territori arsi dalla siccità, creando una situazione critica anche dal
punto di vista ambientale. Per questo, è necessario l’ausilio di una rete di bacini medio-piccoli e
multifunzionali come quelli previsti dal Piano Laghetti, da noi proposto insieme a Coldiretti” commenta
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del
Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
In Valle d’Aosta, piogge abbondanti hanno arricchito la portata della Dora Baltea (mc./sec. 113,20 contro
media Giugno pari a mc/sec 107; fonte: Centro Funzionale Regionale), così come le precipitazioni
sull’intero distretto hanno dato sollievo alla portata del fiume Po, che a Pontelagoscuro è risalita a 200
metri cubi al secondo, quando comunque l’allarme cuneo salino scatta già a mc./sec. 450 (infatti,
l’ingressione marina è ormai segnalata a 30 chilometri dalla foce).
L’incremento di portata non risolve il problema del gravissimo deficit idrico nel Grande Fiume, ma
scongiura, per ora, lo stop ai prelievi, che comporterebbe enormi danni all’agricoltura.
Tornano, sul Piemonte, le piogge a “macchia di leopardo”: più abbondanti sul bacino del fiume Sesia,
meno intense su quello del Tanaro. I flussi in alveo sono in leggera in crescita, ma non permettono ai fiumi
della regione di uscire dallo stato di estrema crisi: Maira, Ellero, Orba e Bormida hanno portate quasi
azzerate (portata Orco: mc./sec. 1,6 contro mc./sec. 16,7 nel 2021; fonte: ARPA –Piemonte).
In Lombardia continuano a calare, restando deficitarie, le portate dei fiumi Brembo ed Adda, al minimo
in anni recenti (mc./sec. 162); le riserve idriche segnano -62,7% rispetto alla media storica e – 66,54%
sull’anno scorso (fonte: ARPA Lombardia).
E’ situazione di crisi idrica profonda in Emilia-Romagna, dove le portate dei fiumi continuano a scendere
(Reno con mc./sec. 0,1 ed Enza con mc./sec. 1,1 segnano il minimo storico) e l’80% della regione pare
destinato ad entrare in zona rossa entro un paio di settimane (accadde già nel 1990).
Situazione di deficit costante per i fiumi veneti con l’unica eccezione del Piave; sono al minimo le altezze
idrometriche di Adige (dal 2014) e Livenza (dal 2017).
Infine, nel vicino Friuli Venezia Giulia sono stati necessari rilasci dal bacino dell’Ambiesta per rimpinguare
il fiume Tagliamento, mentre il razionamento irriguo è in atto in alcune zone centrali a causa delle falde
troppo basse.
“La violenza di alcuni episodi meteo registrati al Nord – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di
ANBI – è indicativa del paradossale rischio, cui la siccità sottopone il nostro territorio: rovesci copiosi ed
improvvisi su terreni aridi, li trasformano in moltiplicatori del rischio alluvionale, perché incapaci di
assorbire forti quantità d’acqua. L’inarrestabile cementificazione di ampie porzioni di territorio e la più
volte denunciata inadeguatezza della rete idraulica dopo anni di mancati investimenti per la prevenzione
idrogeologica ci rendono oggi più che mai vulnerabili.”
GRAZIE
